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INTERESSI PASSIVI: NUOVA DEDUCIBILITÀ DAL 2016

Interessi passivi: nuova deducibilità dal 2016

Le modifiche alla disciplina del ROL riguardano tutti i soggetti IRES (spa, sapa, srl, cooperative ecc.), salvo quelli per i quali già in passato vi erano disposizioni “particolari”

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Con il cd “decreto internazionalizzazione” viene modificato, a decorrere dal 2016, il  regime di deducibilità degli interessi passivi applicabile alle società di capitali.

Tra le principali novità,  si segnala quanto segue:

  • è prevista la possibilità di includere nella verifica del ROL anche i dividendi incassati relativi a partecipazioni in società controllate non residenti (art. 2359, c.1, n. 1), c.c.;
  • è abrogata la norma che consentiva al  consolidato nazionale di rafforzare il proprio ROL di gruppo utilizzando anche il ROL di società controllate estere;
  • sono esclusi dalla verifica del ROL gli interessi passivi relativi a finanziamenti garantiti da ipoteca su immobili destinati alla locazione per le società che svolgono in via effettiva e prevalente attività immobiliare;
  • è prevista  l’abrogazione del regime di limitazione (art.3, L.549/95) che disciplinava la deducibilità interessi passivi su alcuni titoli obbligazionari non negoziati in Paesi “white list”.

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Miky - 20/01/2016

Questa norma, accoppiata a quella sull'ammortamento, è la dimostrazione della idiosincrasia dei nostri governanti che da un lato penalizzano gli investimenti già fatti limitando la deducibilità degli interessi passivi e dall'altro vogliono incentivarne di nuovi aumentando fittiziamente il valore ammortizzabile. Tutte queste norme rendono sempre più difficoltosa la chiusura dei bilanci oltre che discostare il risultato fiscale da quello reale. Tutto ciò è l'ennesima dimostrazione che le norme si allontanano sempre più dal concetto di "giustizia fiscale" per percorrere la strada, ben più vessatoria, della ricerca spasmodica di denaro. La domanda è questa: non c'è niente e nessuno, anche a livello europeo, che possa difendere i contribuenti italiani da tutte queste norme astruse e vessatorie ? E il consiglio potrebbe essere questo: la pletora di bocconiani, pieni solo di teoria, sarebbe meglio si facesse aiutare dalla consulenza di qualche brava impiegata del settore privato, forse riuscirebbero a legiferare in modo più consono a noi "terreni".

dawnraptor - 20/01/2016

Un'impiegata, già. Perché negli studi professionali molti consulenti non hanno la più pallida idea di cosa significhi, sul campo, registrare una semplice fattura. Cosa produca, a livello di software, l'utilizzo di una causale contabile o iva, di un conto anziché di un altro, e così via. Quindi la povera impiegata (quasi sempre donna, negli studi di commercialista, chiediamoci perché) deve mediare non solo col legislatore (prevalentemente maschio), ma anche con l'ignoranza sul campo del suo datore di lavoro. Dovrebbero riconoscerci il lavoro usurante!

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