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IL GENDER GAP COMPROMETTE LA PRODUTTIVITÀ

Il gender gap compromette la produttività

Parità di genere e crescita economica: cosa dicono i dati ufficiali

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Il dibattito sulla differenza di genere nel mondo del lavoro è un argomento di grande attualità ed è tornato alla ribalta con la contrarietà espressa dalla nuova amministrazione Trump a perseguire e favorire le politiche di inclusione. 

In realtà l’evidenza economica empirica ci spiega e illustra chiaramente come ancora oggi tra uomini e donne non sono garantite le stesse possibilità di accesso alle carriere, le stesse retribuzioni. Le differenze di genere sono ancora marcate, anche in Italia, e questo provoca delle conseguenze a livello economico e sociale.

L'Organizzazione Internazionale del Lavoro - ILO - riporta che negli ultimi anni sono stati fatti alcuni progressi, ma che non bastano a sanare una situazione ancora preponderante nel mondo, in particolare nei paesi in via di sviluppo. 


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1) Parità di genere e crescita economica

L'uguaglianza tra lavoratori e lavoratrici è ancora un traguardo lontano, poiché si evidenziano in molti paesi sostanziali differenze sia salariali, che di ruolo e rappresentanza.

Alcuni studi internazionali sostengono che chiudere il divario retributivo tra uomini e donne ha effetti positivi sulla distribuzione dei redditi e che se queste prassi sono accompagnate da politiche fiscali che promuovono investimenti sociali, si potrebbe avere un aumento del PIL o comunque un miglioramento del rapporto debito/PIL. 

Lo studio dal titolo “A Macroeconomic Analysis of the Effects of Gender Inequality, Wages, and Public Social Infrastructure: The Case of the UK” (di Özlem Onaran, Cem Oyvat & Eurydice Fotopoulou del 2022), affronta proprio questa situazione. 

Nel paper gli economisti argomentano la loro tesi sviluppando un modello macroeconomico di genere che è stato utilizzato per analizzare gli effetti dei cambiamenti salariali, dei divari retributivi di genere e degli investimenti pubblici nelle infrastrutture sociali, valutando le conseguenze sulla produzione, sull’occupazione di donne e uomini, sulla produttività e sul debito pubblico/PIL. 

I risultati indicano che esiste un’interazione significativa tra disuguaglianza di genere e reddito. 

Colmare il divario retributivo di genere con una convergenza verso l’alto porta ad un aumento della quota salariale. 

Allo stesso modo, la spesa pubblica, attivata per sostenere la parità, influisce positivamente anche sulla disuguaglianza e incide sull’occupazione e sul reddito salariale con effetti positivi perfino sul rapporto debito/PIL.

I cambiamenti nella disuguaglianza hanno effetti cruciali sulla produzione, sull’occupazione, sulla produttività e sui saldi di bilancio del governo.

Gli autori evidenziano che una convergenza verso l’alto dei salari, cioè l’aumento dei salari che chiude il divario retributivo di genere sia nel settore sociale che nel resto dell’economia, porta a una produzione più elevata sia nel breve che nel medio periodo. 

In molti paesi occidentali ancora oggi è presente una forte disuguaglianza di genere nei salari, e questo riduce l’uguaglianza. 

Ridurre la disuguaglianza avrebbe un impatto positivo anche sulla produttività e l’effetto sarebbe più forte nel medio lungo periodo.

Il documento prosegue spiegando che la spesa pubblica nell’istruzione, nell’assistenza all’infanzia, nella sanità e nell’assistenza sociale comporta dei vantaggi in termini di produttività nel resto dell’economia.

L’impatto positivo degli investimenti nelle infrastrutture sociali pubbliche, sia sulla produzione che nell’occupazione, è molto forte e, nonostante un l’effetto di crescita della produttività, l’occupazione sia maschile che femminile aumenterebbe nel medio periodo. 

Il rapporto debito pubblico/PIL diminuirebbe come conseguenza di queste politiche, anche con regimi fiscali ad aliquote costanti.

In sintesi, ottenere contemporaneamente salari più alti, parità di genere e occupazione richiederebbe un mix di politiche di convergenza verso l’alto dei salari e un aumento della domanda, ad esempio, attraverso investimenti pubblici nelle infrastrutture sociali a sostegno della conciliazione vita lavoro delle donne.

È evidente che, come descritto, chiudere il divario salariale tra uomini e donne ha vari effetti positivi di vario genere anche a livello macroeconomico. 

Un altro studio interessante dal titolo “Mind the gap: what gender differences in pay tell us about untapped talent” (Nava Ashraf et al. maggio 2021) ricorda che gli squilibri di genere sul lavoro sono tradizionalmente visti attraverso la lente dell’equità. 

Tali squilibri causano una significativa perdita di efficienza ed eliminarli porterebbe a una maggiore produttività, che gli autori stimano, con riguardo al campione esaminato, poter arrivare ad oltre il 30%.

Al centro del ragionamento c’è l’idea che per comprendere gli squilibri di genere all’interno delle aziende, dobbiamo analizzare e capire gli squilibri di genere in chi entra nell’azienda e nella forza lavoro più in generale.

Quindi, nella fase di selezione e di scelta. 

Quando si tiene conto di questa intuizione, si scopre che le differenze di genere nel talento derivano da chi seleziona e che pregiudizi e pratiche errate possono ridurre i talenti. 

È importante sottolineare che lo studio ritiene che l’eliminazione di queste differenze migliori l’efficienza economica perché la discriminazione nella selezione di donne non consente di poter valorizzare e impiegare in modo proprio e proficuo il loro talento. 

L’abbattimento di questi squilibri secondo gli autori potrebbe aumentare la produttività in modo considerevole con ricadute positive per le singole imprese ma più in generale anche per i settori produttivi e per i paesi.

Promuovere la parità di genere retributiva e anche occupazionale, per ruoli e competenze, non può far altro che migliorare la competitività delle imprese, anche grazie all’emersione e all’affermazione di persone talentuose.

Le dimensioni della parità si estendono generalmente anche alla questione educativa e formativa (più classica dei paesi in via di sviluppo), fino a giungere alla parità nella rappresentanza istituzionale e politica che è più propria delle dinamiche interne ai paesi sviluppati. 

In generale molti economisti concordano sul fatto che promuovere la parità, in ogni settore, consente alle moderne economie di ridurre le disuguaglianze e per questa strada di favorire la crescita economica.

Fonte immagine: Foto di HANSUAN FABREGAS da Pixabay
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