Una società che svolge sia attività agricola sia attività commerciale può rientrare nel regime catastale se cede l'attività commerciale ad una società del gruppo? E' questa una delle domande poste all'Agenzia delle Entrate nel corso di Telefisco 2019, l'incontro annuale tra l'amministrazione e la stampa specializzata. Nel rispondere al quesito l'Agenzia delle Entrate ha ricordato che la legge di bilancio 2007 (L. 296/2006) aveva previsto che le società di persone, le società a responsabilità limitata e le società cooperative possono qualificarsi come società agricole se:
Questi requisiti formali devono trovare riscontro nella reale attività svolta dalla società, e vengono meno nel caso di partecipazione in altre società salvo che in presenza delle seguenti condizioni:
Quindi, come espressamente indicato dall'Agenzia delle Entrate e riportato sul Sole 24ore del 01.02.2019 a pagina 18, nel caso in cui la società trasferisse il ramo d'azienda riferibile all'attività commerciale ad una società del gruppo da essa non partecipata, esercitando la sola attività agricola, l'opzione per il regime di tassazione catastale potrebbe essere esercitata dal periodo d'imposta successivo a quello in cui si è realizzata la cessione del ramo commerciale.
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Visto che l'Agenzia delle Entrate riconosce la società agricola coi parametri descritti nell'aticolo, si chiede perchè una società di capitali che rispetta tutti i parametri citati, è costretta a pagare l'IMU sui terreni agricoli di sua proprietà. I terreni sono lo strumento indispensabile all'esercizio della attività, all'ottenimento del prodotto, per quale motivo sono soggetti ad IMU se nessuno dei soci della SRL è iscritto all'INPS ? Non vi pare un requisito astruso e penalizzante che toglie competitività alle società di capitali ? Non vi pare che, nel caso di terreni agricoli, il requisito dirimente per l'assoggettamento ad IMU debba essere la coltivazione o meno di tali terreni ? Ovvero, i terreni non coltivati dovrebbero essere soggetti ad IMU indipendentemente dalla qualifica di chi li detiene. La normativa attualmente in vigore pare essere figlia più di una lobbye (quella dei coltivatori diretti "storici") che non di una equità fiscale.
La domanda virale è: come potrebbe una società agricola svolgere la sua attività senza terreni ?