I Commercialisti e in particolare "Professionisti insieme" con un comunicato chiedono l'abolizione della norma che blocca i pagamenti dei professionisti che chiede che, al fine dei pagamenti dalla PA in loro favore, certifichino il regolare adempimento degli obblighi fiscale e contributivi.
Ricordiamo appunto che la bozza della legge di bilancio 2026 contiene l'art 129 comma 10 che recita testualmente: Riduzione fiscale per il pagamento dei liberi professionisti che lavorano in favore delle amministrazioni pubbliche
Tale articolo prevede che le amministrazioni pubbliche, per procedere al pagamento dei compensi dei liberi professionisti per l’attività professionale svolta, devono acquisire da questi ultimi la certificazione attestante il regolare adempimento degli obblighi fiscali e contributivi.
Si introduce una condizione di regolarità fiscale e contributiva quale presupposto necessario per il pagamento dei compensi ai liberi professionisti che rendono prestazioni in favore delle amministrazioni pubbliche.
A tal fine, il professionista è tenuto a produrre la documentazione comprovante la regolarità fiscale e contributiva contestualmente alla presentazione della fattura per le prestazioni rese
La norma ha sollevato diverse polemiche ed inizialmente era intervenuto sfavorevolmente il presidente ANC Marco Cuchel.
Ora interviene il CNDCEC con un comunicato del 12 dicembre con cui si definisce la norma in questione "vessatoria".
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1) Regolarità fiscale professionisti: norma che fa discutere
L'ANC, Associazione nazionale commercialisti, esprime "preoccupazione" nei riguardi della disposizione contenuta nell'art. 129, comma 10, della Legge di Bilancio 2026 che subordina il pagamento dei compensi professionali da parte delle Pubbliche amministrazioni alla verifica della regolarità fiscale e contributiva del professionista, perché "è una misura irragionevole, discriminatoria e potenzialmente lesiva del principio di libera prestazione dell'attività professionale, che introduce un meccanismo di sospensione automatica dei pagamenti".
Tale commento compare in una nota del sindacato Cuchel, secondo cui "la norma presenta molte incertezze sotto il profilo della sua applicazione: attualmente non esiste, infatti, un documento in grado di attestare la regolarità fiscale del professionista.
Inoltre la disposizione non contempla limiti rispetto all'entità dei compensi che possono essere assoggettati al blocco e neppure all'entità della posizione debitoria del professionista".
Sempre secondo l'ANC se la norma venisse confermata "finirebbe per generare un corto circuito giuridico, trasformando la Pa da debitore a giudice della regolarità del professionista, in aperta violazione del principio di legalità e della tutela costituzionale del lavoro autonomo. Come già rilevato da Confprofessioni in sede di audizione, tale previsione si colloca in un contesto in cui la stessa Pa non rispetta sistematicamente i termini di pagamento e di sovente ignora le regole sull'equo compenso".
Inoltre, la nota evidenzia che "pretendere il Durc e il Durf da chi attende da mesi i propri compensi, significa capovolgere il rapporto di responsabilità e aggravare la condizione economica dei liberi professionisti. L'Anc si unisce alla richiesta sollevata da Confprofessioni volta ad abrogare l'art. 129, comma 10, e all'apertura di un confronto con le rappresentanze professionali per individuare strumenti che siano di contrasto all'evasione e di tutela del lavoro autonomo, senza compromettere la dignità e la sostenibilità economica dei professionisti"
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2) Regolarità fiscale professionisti per pagamenti PA: insorge anche il CNDCEC
Per il presidente del CNDCEC Elbano de Nuccio, la misura in questione “determinerebbe effetti gravemente pregiudizievoli per il libero esercizio delle professioni, con inevitabili ritardi, incertezze e contenziosi nei rapporti con le amministrazioni pubbliche”
In particolare, con un comunicato del 12 dicembre, si evidenzia che si tratterebbe di “Una norma ingiustamente vessatoria per tutti i professionisti italiani, che va modificata”.
La norma prevista dalla Legge di Bilancio 2026, confermata in Commissione Bilancio del Senato e bollinata dalla Ragioneria generale dello Stato, subordina il pagamento dei compensi ai liberi professionisti da parte delle pubbliche amministrazioni alla verifica della loro regolarità fiscale e contributiva.
De Nuccio sottolinea come “i professionisti, non essendo prevista alcuna soglia, si troveranno a vedere bloccati i propri pagamenti anche per violazioni connesse ad importi irrisori, a fronte di prestazioni lavorative e impegno professionale spesi in favore della Pa, che se ne è comunque avvantaggiata per il perseguimento degli interessi pubblici a cui è preposta. Senza contare che l’introduzione di un sistema di verifica preventiva che obbliga la pubblica amministrazione committente a controllare la regolarità della posizione dei professionisti, tenuti a loro volta a chiedere agli enti preposti una certificazione della regolarità della posizione previdenziale (equivalente al DURC) alla Cassa di appartenenza e un attestato di conformità fiscale all’Agenzia delle Entrate, si trasformerà in un ulteriore aggravio burocratico per le amministrazioni deputate ai controlli che dovranno assicurare l’espletamento della verifica”
Il presidente dell’associazione aggiunge che “poiché la verifica fiscale precede ogni pagamento e riguarda ogni tipo di incarico, dalle consulenze ai progetti fino alla rappresentanza legale, i professionisti saranno discriminati rispetto ai funzionari pubblici non appartenenti alle qualifiche dirigenziali che comunque avranno diritto alla retribuzione, a prescindere dalla loro situazione fiscale”.
Per questi motivi sepcifica il comunicato in oggetto, “Professionisti insieme” chiede l’abolizione di questa previsione normativa “che rischia di creare effetti negativi sullo svolgimento delle attività sia dei professionisti che alla Pubblica amministrazione”: