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UE–EAU: VERSO UNA NUOVA ARCHITETTURA COMMERCIALE E DOGANALE

UE–EAU: verso una nuova architettura commerciale e doganale

Commercio, corridoi logistici e regole di origine: cosa cambia con l’avvio dei negoziati sullo Strategic Partnership Agreement tra UE ed Emirati

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L’avvio dei negoziati tra Unione Europea ed Emirati Arabi Uniti per lo Strategic Partnership Agreement (SPA) rappresenta molto più di un’intesa politica, segna il primo passo verso una modernizzazione complessiva delle relazioni economiche e commerciali tra i due Paesi. L’11 dicembre scorso, UE ed EAU hanno pubblicato un comunicato congiunto che conferma ufficialmente l’apertura del negoziato. L’attuale quadro normativo, infatti, sostiene un flusso di scambi da 55 miliardi di euro l’anno, ma risulta ormai insufficiente rispetto al peso crescente degli Emirati come hub logistico, energetico e finanziario. Il comunicato chiarisce che il negoziato non sarà una semplice cornice politica, ma prepara il terreno per una nuova architettura commerciale, orientata a digitalizzazione, sicurezza, standard tecnici comuni e – in prospettiva – all’apertura della strada verso un futuro FTA euro-emiratino.

1) Il nuovo posizionamento strategico: dalla partnership politica al pilastro commerciale-doganale

Sul piano macro, UE ed Emirati mostrano un allineamento crescente nella gestione delle rotte economiche euro-asiatiche. Gli EAU sono già il primo mercato di destinazione delle esportazioni UE nel Golfo e il suo principale partner per gli investimenti esteri in regione. La crescita del 14% delle esportazioni UE dal 2020 conferma un trend espansivo sostenuto da settori ad alto valore aggiunto: macchinari, apparecchi elettrici, prodotti farmaceutici, automotive e beni di lusso.

In questo contesto, il nuovo SPA non è concepito come un semplice contenitore politico, ma come un framework capace di integrare:

  • aspetti commerciali;
  • cooperazione doganale e di sicurezza;
  • convergenza regolatoria;
  • strumenti di facilitazione degli scambi e tutela della supply chain.

Uno degli obiettivi principali è rafforzare il dialogo su diversificazione economica, commercio e investimenti, e su una serie di temi che hanno un impatto diretto sul funzionamento delle dogane: energia, digitale, IA, protezione dell’ambiente e mobilità.

L’UE, dal canto suo, punta a garantirsi un partner stabile nella regione del Golfo, area nevralgica per la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, per il traffico marittimo globale e per la competitività delle filiere europee a monte e a valle. Gli Emirati, consapevoli del proprio ruolo di hub logistico e finanziario, cercano un ancoraggio istituzionale che faciliti l’accesso al mercato europeo.

2) Regole di origine: l’architrave tecnica di un nuovo rapporto commerciale

Uno dei focus più rilevanti del negoziato sarà l’approfondimento delle regole di origine (RoO). Sebbene il futuro SPA non sia necessariamente un accordo di libero scambio, la Commissione UE considera già oggi le RoO un terreno su cui costruire la futura interoperabilità tra i sistemi commerciali UE ed EAU.

Tre direttrici emergono con chiarezza:

a) Prevedibilità per gli operatori

L’attuale sistema di origine preferenziale non esiste tra UE ed Emirati, poiché non vi è un FTA. Tuttavia, molti prodotti emiratini incorporano componentistica europea o asiatica, generando spesso dubbi sull'origine preferenziale in caso di riesportazione verso altri partner UE. L’obiettivo del dialogo tecnico è definire:

  • criteri più chiari di trasformazione sufficiente,
  • modalità di cumulo regionale o diagonale in prospettiva futura,
  • procedure semplificate di certificazione e autocertificazione dell’origine.

b) Interoperabilità digitale dei documenti di origine

Nella logica della digital trade facilitation, UE ed EAU stanno esplorando strumenti comuni di:

  • e-certificate of origin,
  • interoperabilità tra sistemi doganali,
  • tracciabilità digitale lungo il corridoio IMEC (India-Middle East-Europe Economic Corridor).

Questo punto è centrale: gli Emirati sono ormai un hub di re-processing e re-export, e l’Europa ha esigenze stringenti in termini di verifiche, soprattutto per settori sensibili (dual-use, semilavorati tecnologici, componentistica automotive).

c) Convergenza tecnica per un futuro FTA

Le regole di origine rappresentano un pilastro imprescindibile per qualsiasi accordo commerciale avanzato. Sebbene il negoziato FTA UE-EAU sia a uno stadio iniziale, avviato nell’aprile 2025, la creazione di RoO “dialogate” in sede di SPA permette di:

  • ridurre asimmetrie tecniche;
  • evitare shock regolatori in caso di firma dell’FTA;
  • preparare gli operatori a standard comuni di certificazione.

3) Facilitazione degli scambi: verso dogane più integrate e processi più veloci

La modernizzazione dei flussi commerciali è uno dei capitoli più concreti. Gli Emirati hanno già adottato modelli doganali digitalizzati e orientati al risk-based control, mentre l’UE spinge sulla riforma del Customs Union Code e sulla creazione dell’EU Customs Data Hub.

Il negoziato UE-EAU intende sviluppare quattro assi:

a) Digitalizzazione dei flussi e interoperabilità dei sistemi

Entrambe le parti stanno lavorando a:

  • scambio preventivo dei dati (pre-arrival information);
  • semplificazioni per operatori economici affidabili (AEO);
  • sistemi comuni per certificazioni digitali (sanitarie, fitosanitarie, di origine);
  • interoperabilità tra piattaforme logistiche del corridoio IMEC.

La digitalizzazione è considerata un fattore critico non solo per la velocità operativa, ma per la sicurezza delle filiere in un contesto di rischi globali crescenti.

b) Riduzione degli oneri amministrativi

Si punta a:

  • semplificare le dichiarazioni doganali;
  • armonizzare i controlli per categorie merceologiche;
  • rafforzare la cooperazione in materia di standard tecnici e certificazioni industriali.

Per gli operatori europei che esportano macchinari, automotive, apparecchi elettrici e prodotti farmaceutici – settori principali dell’export UE – questo significa procedure più snelle e minori costi dovuti a controlli ripetitivi o documentazione non armonizzata.

c) Sicurezza e controlli intelligenti

Uno degli aspetti più sensibili riguarda i controlli su:

  • beni dual-use;
  • merci soggette a restrizioni internazionali;
  • componentistica elettronica;
  • materiali a rischio CBRN (chemical, biological, radiological and nuclear).

Per l’UE, avere interoperabilità sui controlli significa evitare che prodotti strategici re-esportati dagli Emirati entrino indirettamente in mercati soggetti a sanzioni o limitazioni.

4) Il ruolo dell’IMEC: logistica, origine e nuove rotte di interscambio

Gli Emirati sono tra i firmatari dell’India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC), una piattaforma che l’UE considera prioritaria per la propria strategia di connettività. Il corridoio prevede:

  • infrastrutture marittime e ferroviarie integrate;
  • scambi energetici (idrogeno, rinnovabili);
  • corridoi digitali;
  • standard comuni per la tracciabilità delle merci.

Dal punto di vista doganale, l’IMEC potrà produrre tre effetti immediati:

a) Nuovi flussi triangolati

Con l’India come origine industriale, gli Emirati come hub e l’UE come mercato finale, si pone con forza il tema dell’origine non preferenziale e della corretta attribuzione della trasformazione sostanziale.
 Per la UE, la priorità è evitare che minime lavorazioni negli EAU trasformino l’origine “India” in “EAU” con effetti ingiustificati sui dazi.

b) Standard comuni di tracciabilità

La catena logistica IMEC costringerà a:

  • certificazioni digitali unificate;
  • sistemi di controllo interoperabili;
  • maggiore trasparenza nelle operazioni di re-export.

c) Integrazione dei corridoi con le regole di origine

La futura negoziazione FTA, se attivata, dovrà tener conto di IMEC per definire:

  • eventuali cumuli trilaterali;
  • criteri di lavorazione sufficiente per prodotti tecnologici e manifatturieri;
  • regole ad hoc per settore energetico e componentistica elettronica.

L’IMEC, in sostanza, anticipa già oggi molte delle esigenze che il negoziato SPA vuole incardinare nella cooperazione doganale.

5) Prospettive per operatori europei e emiratini: cosa aspettarsi nei prossimi anni

Da un punto di vista operativo, l’SPA produrrà effetti tangibili per imprese e spedizionieri:

a) Maggiore certezza regolatoria

Catene del valore più lunghe e più complesse richiedono regole stabili. Uno dei vantaggi dell’accordo sarà la prevedibilità della disciplina doganale e tecnica, soprattutto per i settori ad alta intensità tecnologica.

b) Procedimenti più veloci e digitalizzati

L’integrazione dei sistemi informatici e l’adozione di certificati elettronici ridurranno i tempi di sdoganamento e limiterà gli errori documentali.

c) Nuove opportunità di investimento

La diversificazione economica degli Emirati apre spazi in:

  • energie rinnovabili;
  • intelligenza artificiale;
  • manifattura avanzata;
  • logistica e portualità.

d) Controlli più severi per settori sensibili

Il rafforzamento degli export controls comporterà:

  • verifiche più approfondite su beni dual-use e high-tech;
  • reporting più stringente lungo la catena logistica;
  • maggiore responsabilità per operatori e spedizionieri.

In sostanza, il nuovo Strategic Partnership Agreement non è soltanto un grande accordo politico ma è un passo strutturale verso un’integrazione commerciale e doganale più avanzata. Le regole di origine, la digitalizzazione dei flussi, la sicurezza delle supply chain e l’interoperabilità dei sistemi di controllo diventano i pilastri di una relazione economica che mira a essere più moderna, trasparente e competitiva.

In prospettiva, l’SPA rappresenta la premessa tecnica e politica per un futuro accordo commerciale più ambizioso, capace di ridisegnare il ruolo degli Emirati come porta d’accesso verso l’Asia e come partner chiave nella strategia globale dell’Unione Europea.

Fonte immagine: Foto di Peggy und Marco Lachmann-Anke da Pixabay
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