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MANOVRA DI FERRAGOSTO: LE MISURE A SOSTEGNO DELL’OCCUPAZIONE

Manovra di ferragosto: le misure a sostegno dell’occupazione

Un intervento del Consigliere nazionale di Parità sulle misure per l'occupazione contenute nellla manovra.

Ascolta la versione audio dell'articolo
Le misure a sostegno dell'occupazione sono contenute nel Titolo III della Manovra.
Ci sentiamo di esprimere un giudizio particolarmente favorevole, si tratta infatti di regole che risentono ampiamente dell’impostazione che il Ministro Sacconi intende dare allo Statuto dei lavoratori,  rivolte a consentire alle parti sociali di derogare, mediante la contrattazione di prossimità (ovvero quella più vicina all’impresa),  dalle normative uniformi poste per tutto il mondo del lavoro senza affrontare il problema delle effettive differenze esistenti.

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1) Misure a sostegno dell’occupazione

L’articolo 8 del decreto legge consente alle organizzazioni comparativamente più rappresentative di negoziare, tra le altre materie, anche gli effetti e le conseguenze del recesso dal rapporto del lavoro, fatta eccezione per il licenziamento discriminatorio e per quello in occasione di matrimonio (che mantengono il diritto al reintegro). La norma è veramente appropriata. Non vi è nessuna revisione per via legislativa dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, ma si concede alle parti di negoziare, in particolari condizioni del mercato del lavoro in una determinata area del Paese, una tutela più leggera (il risarcimento del danno) in caso di licenziamento ritenuto illegittimo dal giudice, salvi i casi già citati in cui non sono ammesse deroghe. Pensiamo alle pari opportunità di crescita e lavoro di qualità nelle aziende, ad aree deindustrializzate o del mezzogiorno dove le parti possono concordare accordi di flessibilità, attrarre investimenti e favorire assunzioni. E’ pure interessante la norma salva-Fiat, i cui accordi di Pomigliano, Mirafiori ed Ex Bertone erano stati espunti dall’intesa del 28 giugno. Grazie al decreto la data del 28 giugno non avrà più alcun ruolo discriminante, in quanto basterà che vi sia stata l’approvazione da parte della maggioranza dei lavoratori perché l’accordo raggiunto in azienda abbia validità erga omnes. Va poi segnalata, oltre al controllo sulle pratiche di tirocinio, l’importanza di una disposizione di carattere penale allo scopo di contrastare l’intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro. 

2) I dati sulla disoccupazione

L'Italia è il Paese europeo dove è più difficile trovare un posto di lavoro, specie per i giovani. Gli under 35 senza un’occupazione sono un milione e 138mila. A dirlo è il nuovo rapporto elaborato dall’Ufficio studi di Confartigianato.

A stare peggio sono i ragazzi fino a 24 anni: uno su 3 è senza lavoro. Il tasso di disoccupazione in questa fascia d’età è del 29,6 per cento rispetto al 21 per cento della media europea. Il primato a livello nazionale spetta alla Sicilia con una quota di giovani disoccupati superiore al 28 per cento. A seguire la Campania, con una percentuale di ragazzi senza lavoro pari al 27,6 per cento e la Basilicata con il 26,7 per cento. Se la media italiana si attesta infatti al 15,9 per cento nel Mezzogiorno il tasso di disoccupazione sale a 25,1 per cento, pari a 538mila giovani. Migliore la situazione del Nord che come è noto costituisce un bacino di sbocco rilevante per il mondo del lavoro. In Trentino Alto Adige il tasso di disoccupazione per le persone di età compresa tra i 15 e i 34 anni è contenuto al 5,7 per cento, in Valle d’Aosta è pari al 7,8, in Friuli Venezia Giulia al 9,2, in Lombardia al 9,3 per cento.

Tra il 2008 e il 2011, rileva il Rapporto, gli occupati under 35 sono diminuiti di circa 926mila unità. Lo studio conferma tuttavia un paradosso italiano: aumentano le iscrizioni ai licei e calano quelle agli istituti professionali. Le imprese dal canto loro faticano a trovare manodopera specializzata e artigiani. Secondo Confartigianato ma anche secondo chi scrive, una strada per facilitare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro è quella dall’apprendistato. Durante questa estate sono stati almeno duecentomila i giovani impegnati nelle campagne di raccolta di frutta, verdura e nella vendemmia.
La Coldiretti prevede un aumento della domanda nel settore con particolare riguardo a figure specializzate in grado di seguire specifiche coltivazioni, la conduzione di macchinari o la gestione di attività che oggi si sono integrate con quella agricola all’interno dell’azienda: dalla vendita diretta dei prodotti tipici alla trasformazione aziendale del latte in formaggio, dell’uva in vino, delle olive in olio ma anche pane, birra, salumi, gelati e addirittura cosmetici.

Dunque si tratta anche di ri-orientare i giovani verso studi e lavori che il mercato richiede. Ma soprattutto si tratta anche di organizzare i presidi sul territorio che funzionano anche da supporto all’incontro domanda e offerta e ai dispositivi e risorse che sono state impegnate e che però non vengono usate.

3) Una misura già effettiva: il Fondo indennità per i "co-co-pro"

L’esempio più eclatante di dispositivo erogato ma non utilizzato : fin dal 2009 il Governo ha predisposto una indennità una tantum in favore dei titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa a progetto (cocopro) iscritti in via esclusiva alla Gestione separata dell’Inps che hanno perso il lavoro. La cosa singolare è che il beneficio non riesce a decollare nonostante che siano stati modificati, dopo il primo anno, i requisiti di accesso.

Le risorse stanziate per tale prestazione ammontano complessivamente a 200 milioni di euro. Secondo un monitoraggio dello scorso 23 maggio le risorse disponibili ammontano ad oltre 176 milioni. Le domande accolte sono state 3.138 nel 2009 e 6.107 nel 2010-2011, a fronte di un numero di richieste presentate molto maggiore.

Per accedere alla prestazione - consistente in un’erogazione pari al 30% del reddito di lavoro percepito nell’anno precedente e comunque non superiore a 4mila euro – sono richiesti i seguenti requisiti:

* la domanda va presentata a fine lavoro;
* il cocopro deve essere in regime di monocommittenza (aver lavorato cioè per un solo committente);
* deve essere privo di un contratto di lavoro da almeno due mesi,
* deve aver versato non meno di 3 contributi mensili nell’anno precedente e non meno di 1 contributo mensile nell’anno di riferimento;
* deve sottoscrivere, a pena di decadenza, un impegno ad essere disponibile per un percorso di riqualificazione professionale.

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