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SOCIETÀ DI COMODO IN ATTESA DI NUOVE CAUSE DI DISAPPLICAZIONE

Società di comodo in attesa di nuove cause di disapplicazione

Per evitare il ricalcolo dell’acconto sulla base delle nuove norme introdotte dalla Manovra di Ferragosto, occorre l’aggiornamento delle cause di disapplicazione

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La Manovra di Ferragosto (D.L. n. 138/2011) ha colpito duramente le società di comodo sotto due aspetti: è stata introdotta la maggiorazione Ires del 10,5% ed è stata estesa l’applicazione della disciplina anche alle società che, per 3 esercizi consecutivi, dichiarano una perdita fiscale, oppure 2 volte una perdita e una volta un reddito inferiore al minimo previsto per gli enti non operativi. Queste due novità si applicano dal periodo d’imposta 2012, ma si deve comunque rideterminare l’acconto in base al metodo storico tenendo conto delle novità. Si eviterà il ricalcolo se si può usufruire di cause di disapplicazione. L’integrazione della cause di disapplicazione dovrebbe arrivare dall’Amministrazione finanziaria entro fine maggio, in tempo utile per il versamento dell’acconto entro il 18 giugno.

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Miky - 02/05/2012

Se i nostri legislatori volessero essere onesti e corretti, basterebbe una sola condizione principale: La normativa sulle società di comodo non si applica quando la società svolge regolarmente la sua attività. Poi, magari, si possono prevedere casi in cui, pur non svolgendo attività, si può chiedere la disapplicazione. Ora invece si calcolano innanzitutto i parametri economici, e in un momento di grave crisi come quello attuale, per qualsiasi imprenditore, se non vuole essere "rovinato dal Fisco" pagando tasse su redditi mai conseguiti, l'unica strada è quella di chiudere l'attività. Aggiungere al rischio di impresa la certezza di una sanzione fiscale sulle perdite è pura follia, e a me pare anche anticostituzionale, perchè, in pratica, tassa redditi inesistenti presupponendo che siano prodotti da tutti i beni in possesso di una azienda, indipendentemente dalla loro vetustà e al loro valore d'acquisto. L'applicazione di questa norma, inoltre, lascia ampio spazio di interpretazione e quindi si ha il risultato che persino le sentenze delle commissioni tributarie che esaminano i ricorsi, non siano omogennee sul territorio nazionale. Aggiungo che tale normativa, in certi settori diventa una vera e propria tragedia; nel settore agricolo, per il quale non è prevista nessuna norma particolare, viene applicata come se la produzione fosse asimilabile a quella industriale, e non soggetta, come invece è, a vari fattori climatici, questo comporta che, nel caso di un evento atmosferico che distrugga il raccolto, il danno per l'agricoltore non è tanto il mancato guadagno causato dall'evento stesso, quanto la sanzione che gli verrà comminata per non essere rientrato nei parametri. Lo stesso dicasi se le quotazioni dei prodotti agricoli subiscono gravi ribassi. Per esperienza personale, posso dire che, per difendermi, ho dismesso tutte le attrezzature non indispensabili alla attività, non mi avventurerò in investimenti che, specialmente in questo momento, non danno certezza di risultato economico. Se questo atteggiamento è ripetuto per migliaia di piccole imprese quale risultato si otterrà ? Solo e unicamente un aggravamento della crisi e il perdurare della stasi dei mercati e dell'indotto. Questo Stato sta diventando il principale nemico delle attività economiche. La richiesta dei cittadini e degli imprenditori può essere una sola: LASCIATECI LAVORARE. E gli evasori fiscali cercateli seguendo i flussi di denaro, come fanno gli altri Paesi civili, non mettendo delle "patrimoniali" anche sui beni mobili delle imprese.

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