Presentare il modello 730, entro il 30 settembre prossimo, è la scelta più semplice per chi ha un datore di lavoro o un ente pensionistico che funge da sostituto d’imposta.
Uno dei vantaggi principali è legato alla tempistica del rimborso infatti chi risulta a credito, riceve l'importo direttamente in busta paga o nel cedolino della pensione.
Il rimborso IRPEF parte da luglio per i lavoratori dipendenti o da agosto/settembre per i pensionati, senza necessità di attendere l'accredito su conto corrente o altre procedure lente e burocratiche.
Il rimborso avviene in automatico a condizione che non emergano anomalie nella dichiarazione.
In alcuni casi specifici, l’Agenzia delle Entrate può disporre controlli preventivi sul 730, anche se presentato tramite CAF o commercialista. I controlli si attivano quando:
- la dichiarazione è stata modificata rispetto al precompilato,
- le modifiche incidono su reddito o imposta,
- l'importo da rimborsare è superiore a 4.000 euro,
- ci sono elementi di incoerenza rispetto ai dati in possesso dell’Agenzia (CU, spese sanitarie, versamenti, ecc.)
Se il modello 730/2025 viene controllato, i tempi si allungano e il rimborso potrà arrivare entro il 31 marzo 2026, e comunque non oltre sei mesi dal termine per la trasmissione della dichiarazione (30 settembre 2025).
Nel frattempo, l’Agenzia può:
- effettuare un controllo automatizzato (software e incrocio dati)
- richiedere la documentazione giustificativa
Vediamo le regole e le precarietà in attesa del DM che introduce la novità sui rimborsi da compensare con i debiti fiscali se superiori a 500 euro.
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1) Indici di incoerenza 730/2025: cosa fa scattare l'allerta
Con il provvedimento 277593/2025 del 1° luglio, l’Agenzia ha fissato i criteri per i controlli sul 730/2025. Tra gli elementi a rischio:
- scostamenti significativi rispetto a CU o dichiarazioni dell’anno precedente
- incongruenze nei dati trasmessi da soggetti terzi (banca, università, spese mediche…)
- segnalazioni di rischio fiscale basate su precedenti irregolarità del contribuente
In presenza di queste condizioni, anche con rimborso sotto i 4.000 euro, il modello può essere selezionato per controllo.
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2) Rimborsi oltre 500 euro e rischio blocco per cartelle esattoriali
La grande novità arriva con l’articolo 16 del D.Lgs. 110/2024, che modifica l’art. 28-ter del D.P.R. 602/1973.
In sintesi, se si ha un rimborso IRPEF superiore a 500 euro, l’Agenzia delle Entrate può verificare se hai cartelle esattoriali notificate e non pagate, in tal caso:
- viene bloccato il rimborso,
- l'agente della riscossione propone una compensazione tra credito e debito,
- hai 60 giorni per accettare o rifiutare
Se si accetta, il rimborso va a coprire il debito, se non si risponde o si si rifiuta, l’agente potrà agire in via esecutiva entro l’anno successivo.
Fino a oggi, pur avendo debiti fiscali, il rimborso veniva comunque erogato, lasciando all’Agente della Riscossione la facoltà di recuperare il credito in un secondo momento. Con la nuova norma, invece, si capovolge il meccanismo: prima si verifica, poi si rimborsa.
Nonostante l’entrata in vigore del decreto, la norma non è ancora operativa. Manca infatti un decreto attuativo del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che dovrà:
- definire le modalità applicative,
- stabilire quando parte la procedura di verifica,
- indicare le tempistiche e le eccezioni.
Gli attuali rimborsi del modello 730 seguono il regime attuale:
- rimborso diretto in busta paga o pensione,
- eventuali controlli solo oltre 4.000 euro o in caso di incoerenze,
- nessuna proposta di compensazione da parte dell’agente della riscossione.
Tuttavia, se il decreto dovesse essere pubblicato entro fine anno, potrebbero sorgere dubbi interpretativi sulla sua applicabilità ai rimborsi del 2025.
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