Il 2026 sarà un anno di svolta per il Terzo Settore. A seguito della entrata in vigore di una serie di interventi normativi verrà modificato il quadro fiscale e amministrativo delle imprese sociali, rafforzando la trasparenza, ridefinendo i rapporti con la Pubblica Amministrazione e introducendo nuove agevolazioni.
Il Decreto-legge n. 84 del 17 giugno 2025, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 17 giugno, prevede «disposizioni urgenti in materia fiscale».
Con gli articoli 8 e 14, sancisce l’operatività delle norme fiscali previste per gli Enti del Terzo Settore (ETS) e le imprese sociali a partire dal periodo d’imposta successivo al 31 dicembre 2025 ossia dal 1° gennaio 2026.
L’entrata in vigore non è subordinata a ulteriori autorizzazioni europee, grazie alla "comfort letter" inviata dalla DG Concorrenza della Commissione UE, che ha stabilito che tali misure non costituiscono aiuti di Stato.
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1) Imprese sociali: defiscalizzazione degli utili
Uno degli aspetti centrali dell’innovazione è la esclusione dalla base imponibile degli utili destinati all’attività statutaria o all’incremento del patrimonio, se iscritti in riserve dedicate – come previsto dall’articolo 18 del D.Lgs. 112/2017.
Questa disposizione si applicherà pienamente a partire dal 1° gennaio 2026.
In pratica, le imprese sociali potranno detassare gli utili reinvestiti, rafforzando così il modello dell'economia sociale e sostenendo la loro finalità no-profit
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2) Imprese sociali e novità IVA
Una delle principali novità attese riguarda l’allineamento del regime IVA delle imprese sociali a quello previsto per gli enti del Terzo Settore iscritti al RUNTS.
Con il nuovo assetto normativo, le disposizioni precedenti sull’IVA e sui regimi speciali (es. legge 398/1991 per le associazioni sportive dilettantistiche) saranno soppiantate dal sistema previsto nel Codice del Terzo Settore (Titolo X, D.Lgs. 117/2017, artt. 79-89), tra cui si segnalano:
- articolo 79 CTS: introduce criteri rigorosi per distinguere le attività di interesse generale tra commerciali e non commerciali, con una soglia di marginalità dei ricavi per le attività non commerciali, per un massimo di tre esercizi consecutivi,
- articolo 80 CTS: prevede un regime forfetario per ETS non commerciali, applicabile alle attività commerciali marginali, con coefficienti di redditività variabili, a seconda della tipologia di attività,
- rticoli 84‑86 CTS: consentono regime agevolato e semplificazioni per ODV (Organizzazioni di Volontariato) e APS (Associazioni di Promozione Sociale), con coefficienti ridotti e particolari esenzioni IVA per ricavi fino a 85.000 €
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3) Imprese sociali e PA dal 2026
La riforma fiscale incide indirettamente anche sui rapporti tra imprese sociali e PA, specialmente per:
- il social bonus (credito d’imposta per liberalità su immobili pubblici o confiscati) rimane vigente e agevolato.
- il nuovo regime strutturato implica maggior trasparenza documentale e contabile, con obblighi di iscrizione al RUNTS e rispetto dei coefficienti di marginalità, in vista di una collaborazione sistemica con la PA.
- gli adempimenti IVA e la qualificazione dell’attività (commerciale o meno) diventano centrali per rapporti contrattuali e convenzionali con enti pubblici, spesso vincolati da regole competitive o adempimenti di natura tributaria.