Il concetto di early warning non è nuovo nel linguaggio della crisi d’impresa.
Il Codice della crisi e dell’insolvenza (D.Lgs. 14/2019) ha introdotto, ormai da anni, l’obbligo per gli imprenditori di dotarsi di assetti organizzativi idonei a rilevare tempestivamente i segnali di squilibrio economico, finanziario e patrimoniale (art. 2086 c.c.). Oggi, però, questa logica di prevenzione sta entrando anche nel mondo della fiscalità, dove l’obiettivo non è più solo accertare, ma prevedere. Sta prendendo forma un sistema di Fiscal Early Warning, basato su algoritmi, analisi predittiva e scambio automatico di dati tra Amministrazione finanziaria, Camere di Commercio, istituti di credito e professionisti. Un ecosistema che, se ben integrato, può diventare uno strumento di compliance preventiva, riduzione del rischio e tutela della continuità aziendale.
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1) Dal controllo ex post alla prevenzione predittiva
Tradizionalmente, il rapporto tra impresa e Fisco si fondava su un paradigma “reattivo”:
l’Amministrazione interveniva dopo che un’irregolarità era emersa, attraverso controlli, accertamenti e contenziosi. Il contribuente, dal canto suo, era costretto a gestire ex post le conseguenze di comportamenti non conformi o di errori contabili. Con la progressiva digitalizzazione delle banche dati (e-fattura, e-payment, piattaforme di vendita online, DAC7, interoperabilità INPS–Entrate), il Fisco sta ora cambiando logica:
non più controllare dopo, ma intercettare prima i segnali di rischio. L’obiettivo è costruire un sistema in cui:
- l’Amministrazione possa monitorare in tempo reale la coerenza tra dati dichiarati e flussi economici effettivi;
- i contribuenti e i loro consulenti possano ricevere alert predittivi su potenziali anomalie fiscali;
- le imprese siano incentivate a correggere spontaneamente le incongruenze prima che degenerino in violazioni.
È, di fatto, l’evoluzione naturale del principio di emersione tempestiva della crisi applicato al rapporto tributario.
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2) Le basi normative e tecnologiche del Fiscal Early Warning
Le fondamenta di questo nuovo modello si trovano in tre pilastri normativi e digitali:
- Il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (CCII). L’art. 3 CCII impone la tempestiva rilevazione degli squilibri e l’attivazione di misure correttive.
Gli early warning indicator (margini negativi, indebitamento, tensione di cassa, debiti fiscali e previdenziali scaduti) rappresentano un terreno di integrazione tra gestione aziendale e monitoraggio fiscale. - La Direttiva (UE) 2021/514 – DAC7. Ha introdotto l’obbligo per le piattaforme digitali di trasmettere i dati dei venditori (numero di transazioni e importi incassati), ampliando la capacità del Fisco di tracciare le attività economiche digitali e identificare precocemente situazioni di evasione o irregolarità.
- L’AI Act europeo (Reg. UE 2024). È la cornice normativa che disciplina l’uso dell’intelligenza artificiale nei sistemi pubblici e privati. Per il settore fiscale, l’AI Act impone trasparenza, tracciabilità e human oversight: l’algoritmo può segnalare, ma la decisione resta sempre in capo all’operatore umano.
Questi tre elementi, combinati, stanno progressivamente costruendo un’infrastruttura che consente la predittività fiscale, cioè la capacità di anticipare comportamenti a rischio o potenziali crisi di compliance.
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3) Come funziona un sistema di Fiscal Early Warning
Un modello di Fiscal Early Warning si basa su un flusso continuo di dati e su algoritmi capaci di correlare variabili economico–finanziarie con indicatori di rischio tributario. Le principali fonti informative includono:
- Fatture elettroniche e corrispettivi telematici (Sistema TS, SDI);
- Flussi di pagamento digitali (POS, carte, PayPal, conti business);
- Dati DAC7 provenienti dalle piattaforme di vendita e intermediazione;
- Contributi previdenziali e versamenti F24;
- Indicatori settoriali e benchmark di margini, ricavi e redditività;
- Bilanci e indici di allerta ex art. 13 CCII.
L’algoritmo analizza queste informazioni alla ricerca di pattern anomali, come:
- scostamenti tra ricavi dichiarati e flussi effettivi;
- accumulo progressivo di debiti tributari e contributivi;
- calo della redditività associato a sospensione dei versamenti;
- indicatori di insolvenza incipiente (es. IVA a debito costantemente superiore alla liquidità disponibile).
Quando le soglie di rischio superano determinati parametri, il sistema può generare:
- alert interni per l’Agenzia delle Entrate (fase di prevenzione);
- segnalazioni non punitive per il contribuente o il consulente (fase di pre–compliance);
- inviti automatici alla regolarizzazione, in linea con i principi del ravvedimento operoso.
Questo approccio, se gestito in modo trasparente, può trasformarsi in una leva di collaborazione tra Fisco e professionisti, anziché in uno strumento di controllo punitivo.
4) Intelligenza Artificiale e spiegabilità: la trasparenza come garanzia
L’impiego dell’Intelligenza Artificiale nei processi fiscali comporta, però, una serie di rischi legati alla opacità algoritmica. Per questo motivo, l’AI Act europeo classifica i sistemi di “credit scoring pubblico” e “analisi fiscale automatizzata” come ad alto rischio, imponendo requisiti di:
- spiegabilità (Explainable AI – XAI);
- tracciabilità delle decisioni;
- verificabilità del modello;
- supervisione umana continua (human oversight).
Le tecniche di Explainable AI, come il metodo SHAP (Shapley Additive Explanations), permettono di comprendere quali variabili abbiano determinato una certa segnalazione:
ad esempio, se l’alert deriva dal calo dei margini, dal ritardo nei versamenti IVA o da un aumento anomalo delle vendite online. Per i professionisti, questo è un punto cruciale: la spiegabilità consente di replicare la logica dell’algoritmo e di intervenire in modo mirato, evitando contenziosi basati su “segnalazioni oscure”. In altre parole, l’IA fiscale deve diventare uno strumento di diagnosi, non un giudice automatico.
5) Il ruolo dei professionisti: dalla compliance passiva alla consulenza predittiva
Il Fiscal Early Warning non sostituisce il lavoro del professionista: lo trasforma.
Il commercialista del futuro non sarà più solo un esperto di adempimenti, ma un analista del rischio fiscale e finanziario, capace di leggere in anticipo i segnali di tensione e di guidare l’impresa verso la prevenzione. I principali ambiti in cui l’attività professionale potrà evolvere sono:
- Risk assessment integrato: analisi incrociata tra indicatori fiscali, economici e patrimoniali per valutare la solidità dell’impresa e la probabilità di crisi;
- Piani di regolarizzazione predittiva: identificazione di situazioni fiscali critiche e predisposizione di percorsi di ravvedimento e rateazione prima della segnalazione ufficiale;
- Consulenza sui modelli di AI governance: supporto alle imprese nell’adozione di sistemi di analisi automatica dei dati fiscali, garantendo conformità alle regole di trasparenza e sicurezza;
- Dialogo con l’Amministrazione: ruolo di intermediario tra impresa e Fisco nella gestione delle segnalazioni e degli alert pre–accertativi.
La capacità di integrare competenze fiscali, digitali e analitiche diventa così un vantaggio competitivo per lo studio professionale, che può posizionarsi come partner strategico della compliance intelligente.
La logica del Fiscal Early Warning si innesta perfettamente nel quadro del Codice della Crisi.
Gli indicatori di crisi previsti dagli articoli 13 e 14 CCII (patrimonio netto negativo, flussi di cassa, debiti fiscali scaduti, sostenibilità del debito a 12 mesi) sono già, di fatto, indicatori fiscali di rischio. L’integrazione tra analisi aziendale e fiscale permette di costruire un modello unitario di monitoraggio, basato su tre livelli:
- Early detection – rilevazione automatica dei segnali di squilibrio tramite IA e indici di settore;
- Prevention & compliance – attivazione di misure di regolarizzazione e rateazione prima dell’insolvenza;
- Restructuring – gestione integrata del debito fiscale e dei rapporti con l’Amministrazione nel piano di risanamento o nel concordato preventivo.
In questo schema, il commercialista diventa l’attivatore dell’allerta fiscale, colui che traduce i segnali numerici in strategie operative: rinegoziazione, rateazione, ristrutturazione o segnalazione volontaria.
Il tutto in una prospettiva di governance proattiva e non punitiva.
L’avvento dell’Intelligenza Artificiale nel Fisco apre opportunità enormi, ma anche criticità. Tra i principali rischi da gestire:
- la possibile discriminazione algoritmica (se i modelli vengono addestrati su dati incompleti o sbilanciati);
- la mancanza di trasparenza decisionale;
- l’eccessiva automazione del giudizio tributario, in contrasto con i principi dello Statuto del Contribuente.
Ma le opportunità sono altrettanto rilevanti:
una fiscalità predittiva, se governata correttamente, può ridurre il contenzioso, aumentare l’equità e favorire la collaborazione tra impresa e Stato. La vera sfida sarà costruire un ecosistema di fiducia, dove il Fisco fornisca strumenti di allerta condivisi e i professionisti li utilizzino per rafforzare la compliance e prevenire le crisi.
Il Fiscal Early Warning System rappresenta la naturale evoluzione del principio di emersione tempestiva della crisi, esteso al dominio tributario. L’Intelligenza Artificiale, se usata con trasparenza e controllo umano, può diventare un alleato strategico per imprese e professionisti, permettendo di anticipare rischi, evitare sanzioni e costruire un rapporto collaborativo con il Fisco. Il futuro della consulenza fiscale non sarà più solo “post–dichiarativo”, ma predittivo e relazionale:
il commercialista dovrà saper leggere i dati prima che diventino problemi, interpretare gli algoritmi prima che generino accertamenti, e guidare le imprese verso una cultura della compliance intelligente e sostenibile. In un sistema che cambia, l’elemento umano resta decisivo: non l’intelligenza della macchina, ma la coscienza del professionista farà la differenza tra controllo e fiducia.