L’auspicio è che sia una mini-manovra, con l’obiettivo della «giustizia sociale», finalizzata a dare a ciascuno una pensione commisurata ai contributi effettivamente versati e appropriatamente rivalutati. Allo studio del governo in questi giorni c’è anche un intervento sulla previdenza, tema fatto di materia incendiaria e pertanto da trattare coi piedi di piombo.
La riforma allo studio muove dall’appiglio costituzionale degli articoli 36 e 38, secondo cui il lavoratore ha diritto a una retribuzione commisurata alla quantità e qualità del suo lavoro e «e in ogni caso — recita la Carta — sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa». Anche la Corte Costituzionale si è espressa in proposito, considerando la pensione come un «salario differito» per vivere decorosamente anche nel periodo del riposo. Nel mirino, finiscono gli assegni retributivi sopra i 65 mila euro.
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