News Pubblicata il 05/05/2023

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Auto d’epoca: sono indice di capacità reddituale e contributiva

di Redazione Fisco e Tasse

Secondo la Corte di Cassazione anche la proprietà di un’auto d’epoca è indice di capacità reddituale e contributiva ai fini del Redditometro



Negli ultimi anni si è sempre meno parlato di Redditometro, strumento il cui utilizzo è stato altalenante anche a causa di difficoltà applicative e valutative, che troppo spesso possono sforare nell’opinabile.

Il Redditometro è una forma di accertamento sintetico che scatta nel momento in cui le spese sostenute dal contribuente non sono compatibili con il reddito dichiarato; a questo fine costituisce indice di capacità reddituale e contributiva la proprietà di alcuni beni, come immobili ed autovetture.

Oggetto dell’ordinanza n. 36123/2022 della Corte di Cassazione è la rilevanza, ai fini del Redditometro, della proprietà di un’auto d’epoca. 

Che la proprietà di un’autovettura fosse “sintomatico” di maggiore capacità reddituale e contributiva ai fini del Redditometro è fatto certo, che lo fosse anche la proprietà di un’auto storica possibilmente anche priva, come nel caso esaminato, “di grande valore intrinseco”, non lo era affatto.

La situazione presa in esame, bisogna puntualizzare per chiarezza, non è quella dell’acquisto di un’auto d’epoca per una cifra non compatibile con la capacità reddituale del contribuente, ma il semplice possesso (in quanto acquistata diversi anni prima) di un’auto storica priva di particolare valore.

Ciò che viene contestato, con altre parole, non è il possesso della capacità reddituale per sostenere l’acquisto, ma per sostenere le spese correnti necessarie per la manutenzione dell’auto, che non sono risultate compatibili con il reddito dichiarato.

Entrando più nello specifico, non sono contestate specifiche spese sostenute dal contribuente nell’anno dell’accertamento, ma quelle spese, ipotetiche e presuntive, che di norma vengono sostenute per il mantenimento di un’auto storica, ma che non è detto che siano state effettivamente sostenute dal contribuente.

Riepilogando, ci spiega la Corte di Cassazione che:

Con altre parole, il semplice possesso di un’auto storica, anche di non particolare valore, è sufficiente per presumere che il contribuente abbia sostenuto delle spese per il suo mantenimento; in conseguenza di ciò, questi, nel caso in cui tali spese ipotetiche non siano coerenti con il reddito dichiarato, dovrà dare prova di averle sostenute con redditi non imponibili, in quanto già assoggetti ad imposta, o con redditi esenti.

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