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LAVORO FAMILIARE IN AGRICOLTURA: PRECISAZIONI DALLA CASSAZIONE

Lavoro familiare in agricoltura: precisazioni dalla Cassazione

Dalla Suprema Corte i criteri per dimostrare subordinazione e onerosità nei rapporti di lavoro tra parenti. Resta possibile instaurare contratti di lavoro subordinato

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L'ordinanza di Cassazione n. 23919 del 26 agosto 2025  precisa i criteri per definire  lavoro subordinato e lavoro familiare  gratuit), e  trae origine da un accertamento dell’INPS che aveva disconosciuto l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato agricolo tra un datore di lavoro e cinque dipendenti, tra cui il figlio dello stesso. In particolare INPS affermava che non era provata la onerosita del rapporto con il familiare.

Riepiloghiamo i gradi  di giudizio sulla vicenda e le regole generali sul lavoro familiare 

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1) Il caso: lavoro subordinato e retribuzione

In primo grado il giudice aveva accolto solo parzialmente il ricorso dell’imprenditore agricolo, riconoscendo la validità dei rapporti per quattro lavoratori ma confermando il disconoscimento per il figlio, ritenendo insufficienti le prove presentate dall'inps per dimostrare che il rapporto era a titolo oneroso. 

La Corte d’Appello di Caltanissetta ha successivamente confermato tale impostazione, sottolineando che nei rapporti familiari la prova del vincolo di subordinazione deve essere particolarmente rigorosa, poiché si tratta di prestazioni che possono essere rese per motivi di solidarietà o benevolenza.  

Secondo i giudici territoriali, dunque non bastavano le buste paga a dimostrare la natura onerosa del rapporto, e occorreva l’effettiva prova del pagamento delle retribuzioni. Inoltre, le dichiarazioni testimoniali rese da chi avrebbe materialmente corrisposto in contanti i compensi erano state considerate generiche e prive della necessaria precisione

L’imprenditore agricolo ha proposto ricorso per cassazione lamentando, tra l’altro, la violazione delle regole sull’onere della prova (art. 2697 c.c.), sostenendo che spettasse all’INPS dimostrare il disconoscimento del rapporto.

 La Suprema Corte ha tuttavia respinto tali doglianze, ricordando che in caso di annullamento di rapporti di lavoro dichiarati ai fini previdenziali è il lavoratore o il datore a dover dimostrare l’effettiva esistenza della subordinazione e l’onerosità della prestazione.


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2) La motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente il ricorso dell'imprenditore. È stata confermata infatti  la correttezza della decisione della Corte d’Appello, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e all’ulteriore contributo unificato previsto dall’art. 13, comma 1-bis, D.P.R. 115/2002.

Nello specifico si richiamano precedenti giurisprudenziali (Cass. n. 12001/2018; Cass. ord. n. 809/2021; Cass. ord. n. 19144/2021) ribadendo che  anche in assenza di convivenza tra datore e familiare lavoratore, non opera una presunzione automatica di onerosità. 

È pertanto necessario fornire prova chiara e rigorosa di tutti gli elementi tipici del lavoro subordinato, ovvero:

  •  continuità della prestazione,
  •  vincolo di soggezione al potere organizzativo e disciplinare del datore, 
  • osservanza di un orario di lavoro, 
  • effettivo pagamento della retribuzione.

Sul piano processuale, la Cassazione ha inoltre precisato che il verbale ispettivo dell’INPS fa piena prova, fino a querela di falso, solo per i fatti attestati direttamente dal pubblico ufficiale, ma che l’Istituto può comunque, in esercizio del potere di autotutela, disconoscere rapporti di lavoro e cancellare periodi contributivi già dichiarati, salvo che l’interessato dimostri il contrario

La pronuncia riveste particolare importanza per il settore agricolo, dove i rapporti di lavoro tra parenti sono frequenti ma ha valore generale.

 La Suprema Corte ha chiarito che l’onere probatorio rimane in capo al lavoratore o al datore che intenda far valere tali rapporti ai fini previdenziali, senza che sia sufficiente esibire documentazione formale come buste paga prive di riscontro effettivo. In conclusione, per ottenere l’iscrizione negli elenchi dei lavoratori agricoli e il riconoscimento dei periodi contributivi è indispensabile dimostrare con precisione sia la subordinazione sia la natura onerosa del rapporto, anche quando la convivenza familiare sia cessata

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3) Onere della prova nei rapporti di lavoro subordinato agricolo tra familiari.- SINTESI


Nei rapporti di lavoro tra parenti la prova deve essere rigorosa: non basta la documentazione formale (es. buste paga).

Onere della prova: spetta al lavoratore o al datore dimostrare subordinazione e onerosità, se l’INPS disconosce il rapporto.
Verbale ispettivo INPS: fa piena prova solo per i fatti direttamente constatati dall’ispettore; l’INPS può disconoscere rapporti e cancellare contributi versati.
Convivenza familiare: comporta presunzione di gratuità della prestazione; la non convivenza non genera automaticamente presunzione di onerosità.


Elementi da dimostrare:

  • continuità della prestazione;
  • osservanza di orario e direttive;
  • vincolo di soggezione al potere organizzativo e disciplinare;
  • effettivo pagamento della retribuzione.


Riferimenti normativi

Art. 2697 c.c. (onere della prova)

Art. 116 c.p.c. (valutazione delle prove)

Art. 9 D.Lgs. 375/1993 (iscrizione lavoratori agricoli)

Art. 152 disp. att. c.p.c. (esonero spese processuali)

Art. 13, comma 1-bis, D.P.R. 115/2002 (contributo unificato)



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