Il tema dell’ASSE.CO. continua a far discutere. Dopo la sentenza del TAR Lazio n. 9974/2025, che aveva obbligato l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) a esaminare la richiesta del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili (CNDCEC) di essere ammesso al rilascio dell’asseverazione, l’attenzione si è spostata sull’interpretazione fornita dall’Amministrazione.
La pronuncia del TAR non aveva sancito l’estensione del ruolo, ma aveva imposto all’Ispettorato di valutare formalmente la proposta di protocollo avanzata dai commercialisti, lasciando però un ampio margine di discrezionalità amministrativa.
La nota INL 306 2025 ha riconfermato l'esclusiva per i consulenti del lavoro, provocando a stretto giro la protesta dell'associazione commercialisti area lavoro ANCAL. Ripercorriamo tutta la vicenda.
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1) Cos'è l'Asseverazione Contributiva - ruolo esclusivo dei consulenti del lavoro
L’Asse.Co. – asseverazione di conformità dei rapporti di lavoro – è una certificazione rilasciata dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro (CNO) che attesta la regolarità di un’impresa in materia contributiva e retributiva.
Introdotta formalmente con un protocollo tra il CNO e l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) già nel 2014, la procedura è stata rilanciata il 29 marzo 2023, con l’obiettivo di rafforzare i controlli preventivi nelle aziende e semplificare l'attività ispettiva.
L’asseverazione si basa su verifiche documentali e dichiarazioni di responsabilità, ed è rivolta ai datori di lavoro che desiderano certificare la propria posizione, anche in vista di appalti pubblici e privati. Il rilascio avviene tramite consulenti del lavoro asseveratori, appositamente autorizzati, ed è soggetto a controlli quadrimestrali
Come detto, solo i consulenti del lavoro possono attualmente rilasciare l’Asse.Co., in virtù del protocollo sottoscritto con l’INL.
La loro funzione non è meramente formale: sono chiamati a verificare una serie di requisiti, tra cui:
- la correttezza della contrattazione collettiva applicata,
- il possesso dei requisiti per il DURC,
- l’assenza di irregolarità nei 12 mesi precedenti la richiesta.
Una responsabilità significativa, che attribuisce alla categoria un potere rilevante nella certificazione della regolarità aziendale.
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2) La richiesta dei commercialisti per violazione della concorrenza
Tale esclusività era stata contestata dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, che, dopo formale richiesta nel marzo 2024 all'Ispettorato, di poter discutere e firmare un protocollo analogo per essere ammessi alla certificazione, richiesta rimasta senza risposta , ha impugnato il protocollo davanti al TAR del Lazio.
Secondo i commercialisti, l’esclusione della loro categoria (nonostante le competenze previste dalla Legge 12/1979) viola i principi di concorrenza e mette in difficoltà i professionisti che gestiscono aziende soggette a richieste sempre più frequenti di Asse.Co. da parte di enti appaltanti,
In parallelo al ricorso, i commercialisti hanno anche lanciato una nuova iniziativa: una diversa certificazione dei contratti di lavoro attraverso una Commissione mista, in convenzione con l’Università di Tor Vergata. Lo strumento, distinto dall’Asse.Co., sarà volontario e focalizzato sulla conformità formale dei contratti, con una piattaforma dedicata in arrivo entro fine anno
La sentenza del Tar, senza prendere posizione nel merito, ha verificato la fondatezza della richiesta e ha statuito che l'ispettorato è tenuto a rispondere.
L’Ispettorato del Lavoro era chiamato ad esaminare entro 90 giorni la richiesta avanzata dai commercialisti di sottoscrivere il medesimo protocollo d’intesa.
Nella sentenza il TAR richiama i principi generali di doverosità dell’azione amministrativa, ragionevolezza, buona fede, correttezza e buona amministrazione e sottolinea che “l’azione avverso il silenzio è esperibile da chi, pur essendo titolare di un interesse legittimo rispetto al potere non esplicato, ha invano tentato un dialogo con il pubblico potere”.
E' stato anche nominato un commissario ad acta per il caso di perdurante inerzia dell'ente ministeriale ovvero il Capo del Dipartimento per le politiche del lavoro, previdenziali, assicurative e per la salute e la sicurezza del Ministero del Lavoro ( non esattamente figura terza in realta, visto che l'ispettorato è diretta emanazione del Ministero).
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3) La nota INL n. 306/2025: confermata l’esclusività dei Consulenti del Lavoro
Con la recente nota INL n. 306/2025 il Direttore Danilo Papa ha chiarito la posizione ufficiale: l’asseverazione rimane esclusiva dei Consulenti del Lavoro. L’Ispettorato ha ribadito che:
- Il protocollo ASSE.CO., nato nel 2014 e rinnovato nel 2023, è stato costruito sulle specifiche competenze dei Consulenti del Lavoro.
- Il legislatore ha affidato solo ai Consulenti prerogative assimilabili all’asseverazione, come la certificazione dei contratti e la gestione delle conciliazioni.
- I commercialisti possono operare in ambito lavoristico solo nei territori preventivamente comunicati, mentre i Consulenti del Lavoro hanno competenza nazionale senza limiti territoriali.
- Il Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro è vigilato dal Ministero del Lavoro, lo stesso che controlla l’INL, garantendo coerenza e controllo unitario. I commercialisti invece rispondono al Ministero della Giustizia.
In conclusione, l’Ispettorato ha ritenuto non conciliabile con l’interesse pubblico un’estensione del protocollo ai commercialisti, pur lasciando aperta la possibilità di accordi di collaborazione tra gli Ordini, in cui i commercialisti possano supportare l’istruttoria, ma con rilascio dell’asseverazione sempre riservato ai Consulenti del Lavoro.
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4) La protesta di ANCAL Associazione Nazionale Commercialisti Area Lavoro
A stretto giro è arrivata la reazione dell’Associazione Nazionale Commercialisti Area Lavoro (ANCAL), che ha espresso forte contrarietà alla decisione.
Secondo ANCAL:
- La scelta dell’Ispettorato conferma una discriminazione ingiustificata tra professionisti che operano entrambi a tutela della regolarità dei rapporti di lavoro.
- Il mantenimento dell’esclusiva ai Consulenti del Lavoro non tiene conto dell’evoluzione del mercato delle professioni e della preparazione maturata da molti commercialisti che già seguono la gestione del personale per le imprese clienti.
- L’associazione ha annunciato iniziative di mobilitazione e nuovi passi formali per chiedere una revisione della disciplina, ritenendo che la sentenza del TAR avesse aperto la strada a un superamento del monopolio.
ANCAL richiama il principio di parità di accesso tra professionisti abilitati e sottolinea come l’ampliamento della platea dei soggetti autorizzati avrebbe potuto rafforzare il sistema di legalità e trasparenza nel mercato del lavoro, piuttosto che indebolirlo.
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