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LAVORO NELLE FESTIVITÀ: IL DIPENDENTE PUÒ RIFIUTARSI?

Lavoro nelle festività: il dipendente può rifiutarsi?

Vediamo quando il dipendente può rifiutare il lavoro nelle festività: normativa di riferimento, diritti, limiti e obblighi contrattuali

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Come ogni anno tra la fine di aprile e l'inizio di maggio,  si realizzano due importanti  ponti feriali: quello del 25 aprile (Festa della Liberazione) e quello del 1° maggio (Festa dei Lavoratori). In questi periodi è frequente che aziende e lavoratori si interroghino su come gestire il lavoro nelle giornate festive e se sia possibile rifiutarsi di prestare attività lavorativa.

Il diritto dei lavoratori al riposo durante le festività è previsto da diverse norme, ma non è assoluto. A seconda delle situazioni contrattuali e organizzative, il dipendente può essere chiamato a lavorare.

In questa FAQ spieghiamo quali sono le regole principali, i riferimenti normativi e i casi in cui è legittimo rifiutarsi o meno.

1) Lavoro nelle festività: normativa di riferimento e possibilità di rifiuto

Il lavoro nelle giornate festive è regolato principalmente dalla Legge n. 260/1949, dal Decreto Legislativo n. 66/2003 e dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) applicabili al rapporto di lavoro.

In linea generale, la legge riconosce ai lavoratori il diritto al riposo nei giorni di festività civile. Tuttavia, questo diritto non è assoluto: il datore di lavoro può chiedere la prestazione lavorativa in presenza di esigenze aziendali concrete o quando il contratto collettivo o individuale lo preveda.

Il dipendente può legittimamente rifiutare di lavorare durante una festività se:

  • non ha sottoscritto obblighi particolari nel contratto individuale;
  • il CCNL non impone il lavoro festivo;
  • non sussistono esigenze organizzative documentabili da parte dell’azienda;
  • si intende far valere la tutela costituzionale del diritto al riposo (artt. 32 e 36 della Costituzione).

In queste situazioni, il rifiuto non può essere sanzionato disciplinarmente. Al contrario, se esistono obblighi contrattuali o reali esigenze produttive, il rifiuto può essere considerato ingiustificato.

2) Lavoro festivo: il compenso

Quando il lavoro festivo è previsto dal contratto o motivato da esigenze aziendali imprescindibili (come nei settori della sanità, della ristorazione, dei trasporti o dei servizi pubblici), il dipendente deve rispettare le direttive aziendali. In caso contrario, il rifiuto può comportare richiami disciplinari o altre sanzioni.

Chi lavora in un giorno festivo ha diritto a una maggiorazione retributiva o, in alternativa, a un giorno di riposo compensativo, secondo quanto previsto dal CCNL applicabile. Ad esempio, il CCNL Commercio prevede una maggiorazione salariale fino al 30-40% per il lavoro svolto nei giorni festivi.

Va inoltre ricordato che il lavoro domenicale ha regole simili: pur essendo la domenica un giorno destinato al riposo settimanale (art. 9 D.Lgs. 66/2003), è possibile organizzare turni di lavoro previa adesione del dipendente, garantendo sempre 24 ore consecutive di riposo in settimana.

In conclusione, il diritto di rifiutare il lavoro nelle festività dipende da precisi accordi contrattuali, dall'organizzazione aziendale e dal rispetto dei diritti fondamentali del lavoratore.

Per approfondire leggi anche Le festività in busta paga

Disponibile il mini ebook " Retribuzione festività in busta paga" della Collana Facile per tutti

Fonte immagine: Foto di Jill Wellington da Pixabay

Tag: LA BUSTA PAGA 2025 LA BUSTA PAGA 2025 LAVORO DIPENDENTE LAVORO DIPENDENTE LA RUBRICA DEL LAVORO LA RUBRICA DEL LAVORO

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