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GLI EFFETTI DEL DL 223/2006 SUI PIANI DI STOCK OPTION

Gli effetti del dl 223/2006 sui piani di stock option

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Il decreto legge n. 223 del 04.07.2006 (cosiddetta manovra-bis) ha ridotto notevolmente l'appeal della disciplina fiscale delle stock option (piani di azionariato a favore dei dipendenti). Il suddetto decreto, in questi giorni, è oggetto di un maxiemendamento da parte del Governo, che ha proposto rilevanti modifiche al testo di legge, anche per la parte relativa alla disciplina delle stock option. Le modifiche sono state approvate dalla V Commissione Bilancio del Senato il 21.07.2006 e, ad oggi, sono ancora all'esame della Camera.

1) Le disposizioni previste dalla prima versione del decreto 223/06

Il testo originario del decreto di fatto abroga la disciplina dell'art. 51 comma 2 lett. g-bis) sulle stock option in base alla quale la differenza tra il valore delle azioni al momento dell'assegnazione e l'ammontare corrisposto dal dipendente (a condizione che quest'ultimo valore sia almeno pari al valore delle azioni stesse alla data dell'offerta) non è tassata quale reddito di lavoro dipendente, ma in qualità di reddito diverso, e quindi assoggettata ad imposta sostitutiva del 12,50%. Con questa modifica il differenziale di valore è ricondotto nella categoria di reddito di lavoro dipendente e tassato in modo ordinario (IRPEF secondo le aliquote progressive, addizionali comunali e regionali, contributi previdenziali).

Le modifiche si applicano alle azioni la cui assegnazione ai dipendenti sia effettuata successivamente alla data del 04.07.2006.

2) Le correzioni proposte dal maxiemendamento

Il maxiemendamento, di fatto, reintroduce la lettera g-bis) dell'art. 51 . Il ripristino del regime agevolativo per i piano di stock option sarà tuttavia condizionato ad alcuni precisi vincoli. In particolare, l'esclusione dalla tassazione quale reddito di lavoro dipendente delle somme ottenute con l'esercizio del diritto derivante dal piano di stock option dovrebbe essere subordinata al rispetto di entrambe le seguenti condizioni:

  • le azioni offerte non devono essere cedute né costituite in garanzia prima che siano trascorsi cinque anni dalla data dell'assegnazione;
  • il valore delle azioni assegnate non deve essere superiore complessivamente nel periodo d'imposta alla retribuzione lorda annua del dipendente relativa al periodo d'imposta precedente.

Qualora la prima condizione non sia rispettata, l'importo non tassato al momento dell'assegnazione sarà soggetto a tassazione nel periodo di imposta in cui avviene la cessione ovvero la costituzione in garanzia.

Qualora sia invece la seconda condizione a non essere rispettata, la differenza positiva tra il valore delle azioni al momento dell'assegnazione e l'ammontare corrisposto dal dipendente concorre a formare base imponibile tassabile.

Una seconda modifica introdotta dal maxiemendamento riguarda il trattamento a fini contributivi del reddito derivante dall'esercizio dell'opzione. Il nuovo art. 25-bis del decreto dispone l'assoggettamento a fini contributivi dei redditi scaturenti dall'esercizio dell'opzione qualora una delle due condizioni sopra riportate non venga rispettata (quindi nel caso in cui "salti" il regime di favore previsto dalla lettera g-bis).

 A ciò si aggiunga che l'assoggettamento a contributi rileverà esclusivamente con riferimento alle assegnazioni effettuate in virtù di piani di incentivazione deliberati a partire dal 05 luglio 2006 (primo giorno successivo all'entrata in vigore del decreto) e con esclusivo riferimento alle anzianità maturate a partire da tale data.

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