La Composizione Negoziata della Crisi (CNC) si conferma, anche nel 2025, uno degli strumenti centrali del nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019). I dati pubblicati nel Report Annuale CNC 2025 della Camera Arbitrale di Milano fotografano un anno di forte crescita nell’utilizzo della procedura e mostrano un sistema che, dopo la fase iniziale di rodaggio, inizia a funzionare come meccanismo effettivo di prevenzione e risanamento.
Nel 2024 le Camere di Commercio lombarde hanno ricevuto 258 nuove istanze di composizione negoziata, con un incremento dell’87% rispetto al 2023. La Lombardia si conferma la regione più attiva in Italia, rappresentando il 24% del totale nazionale delle pratiche.
Milano, da sola, concentra il 55% delle istanze lombarde, con 143 casi e un aumento del 70% in un solo anno.
Un dato che riflette, da un lato, la persistente difficoltà economica di molte PMI e, dall’altro, una maggiore fiducia degli imprenditori e dei professionisti verso la procedura, ormai percepita come una reale alternativa al fallimento e non più come un marchio di crisi. Il 70,7% delle imprese che hanno fatto ricorso alla composizione negoziata è rappresentato da S.r.l., seguite dalle S.p.A. (17,9%) e dalle imprese individuali (4,5%).
Nel 57% dei casi si tratta di microimprese con meno di 10 dipendenti, mentre il 26% sono piccole imprese. Una su tre ha un fatturato tra 1 e 5 milioni di euro: il tessuto produttivo tipico del Made in Italy diffuso.
Dal 2021 al 31 dicembre 2024, 1.723 imprese hanno presentato istanza a livello nazionale, e il 78% ha richiesto misure protettive e cautelari, volte a sospendere azioni esecutive e a tutelare il patrimonio durante le trattative.
In Lombardia, le richieste di misure protettive sono state 380, pari al 22% del totale nazionale, con una forte concentrazione nell’area metropolitana di Milano–Monza–Lodi (63%). Nel 2024, la Composizione negoziata ha permesso il risanamento di 38 imprese lombarde, salvando oltre 2.100 posti di lavoro.
Un risultato che dimostra come lo strumento, se utilizzato tempestivamente, può realmente favorire la continuità aziendale e il recupero produttivo.
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1) Chi sono gli esperti e come cambia la consulenza
Il cuore della procedura resta l’esperto negoziatore, figura terza e indipendente incaricata di assistere l’imprenditore nel dialogo con i creditori. In Italia sono stati censiti 4.434 esperti, di cui 837 in Lombardia: quasi un quinto del totale nazionale.
Tra questi, il 78,9% sono dottori commercialisti, il 18,8% avvocati, e il resto manager e consulenti del lavoro con esperienza in ristrutturazioni aziendali.
Una composizione che riflette chiaramente il ruolo centrale della professione contabile nella prevenzione e gestione della crisi. Per i professionisti, la crescita delle istanze significa anche nuove opportunità e responsabilità.
Essere aggiornati sulle piattaforme digitali (come quella nazionale di composizione negoziata, gestita da Unioncamere), conoscere le procedure di nomina e saper guidare l’imprenditore nei tempi giusti dell’emersione della crisi sono ormai competenze chiave. Chi interviene in ritardo, infatti, riduce drasticamente le possibilità di risanamento.
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2) Dalla segnalazione all’accompagnamento: il nuovo ruolo del consulente
L’articolo 3 del Codice della Crisi impone all’imprenditore di istituire assetti organizzativi adeguati a rilevare tempestivamente gli indizi di crisi e di attivarsi “senza indugio”. Ne deriva una nuova responsabilità proattiva anche per i consulenti: il commercialista non è più solo “segnalatore” del rischio, ma partner nel processo di prevenzione. Gli studi professionali devono quindi attrezzarsi con strumenti di controllo di gestione predittivo, dashboard digitali, check periodici sui flussi finanziari e protocolli di comunicazione con i clienti che favoriscano un’emersione anticipata dei segnali di squilibrio.
La fine dello stigma del fallimento è una delle novità culturali più rilevanti introdotte dal Codice. La crisi viene oggi vista come una fase naturale del ciclo economico, da gestire con strumenti di tutela e ristrutturazione, non come una colpa.
La Composizione negoziata incarna questa filosofia: un percorso volontario, riservato e gestito in collaborazione con un esperto, che permette di negoziare la sostenibilità aziendale prima che l’insolvenza diventi irreversibile.
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3) Focus pratico: come gestire la procedura
L’imprenditore può avviare la pratica in autonomia tramite la piattaforma telematica di Unioncamere (https://composizionenegoziata.camcom.it), allegando la documentazione richiesta:
- check-up finanziario e patrimoniale;
- piano di risanamento provvisorio;
- elenco aggiornato dei creditori;
- bilanci e flussi previsionali a 12 mesi.
La Camera di Commercio verifica la correttezza formale dell’istanza e trasmette la pratica alla Commissione regionale, che nomina l’esperto entro cinque giorni. Il professionista designato comunica l’accettazione entro due giorni lavorativi e avvia l’analisi, coinvolgendo consulenti e creditori in un percorso negoziale di 180 giorni, prorogabili.
Se necessario, può essere chiesta al Tribunale la conferma delle misure protettive per tutelare l’impresa da azioni esecutive.
4) Cosa possono fare da subito gli studi professionali
Per i consulenti d’impresa, la crescita delle istanze CNC nel 2025 è un segnale chiaro: il mercato della prevenzione della crisi è in espansione. Le aree su cui concentrarsi sono:
- la formazione tecnica sugli strumenti di composizione negoziata e sui protocolli delle Camere di Commercio;
- l’adozione di software di controllo predittivo e analisi dei flussi di cassa;
- la creazione di team multidisciplinari (commercialista, legale, manager) capaci di accompagnare l’impresa nel dialogo con i creditori e nella redazione del piano di risanamento.
5) Conclusioni: dalla norma alla prassi, il 2025 segna la maturità della composizione negoziata
Il 2025 segna, a tutti gli effetti, il passaggio della Composizione negoziata della crisi da misura sperimentale a strumento ordinario di governance aziendale.
I dati confermano una crescita solida: più imprese la attivano, più professionisti la padroneggiano, più il sistema nel suo complesso acquisisce fiducia in un meccanismo che oggi funziona, purché utilizzato tempestivamente e con un approccio strutturato.
Non è un caso che oltre il 70% delle istanze provenga da PMI: proprio quel segmento del tessuto produttivo che più ha sofferto le fragilità del credito, le tensioni sui margini e gli effetti combinati dell’inflazione e della transizione digitale.
In questo contesto, la composizione negoziata si rivela uno strumento di stabilizzazione e prevenzione, che consente di ricostruire la continuità aziendale prima che il dissesto diventi irreversibile.
Per i professionisti del diritto e dell’economia d’impresa, il 2025 segna anche un cambio di paradigma: la consulenza non si misura più solo sulla gestione ex post della crisi, ma sulla capacità di prevenirla, accompagnando l’imprenditore in un percorso di analisi, diagnosi e negoziazione trasparente.
La figura del commercialista e del revisore evolve così da semplice “segnalatore” a facilitatore del risanamento, custode dell’equilibrio tra continuità e legalità.
Dal punto di vista operativo, il ruolo dei professionisti non può più limitarsi alla predisposizione di bilanci e flussi previsionali.
La complessità della CNC richiede oggi competenze integrate in materia di pianificazione finanziaria, diritto concorsuale, comunicazione negoziale e tecnologie di analisi predittiva.
Il professionista moderno deve saper leggere gli indicatori di allerta non come sintomi di fallimento, ma come opportunità di intervento anticipato, in coerenza con l’articolo 3 del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, che impone di istituire assetti organizzativi adeguati e di attivarsi “senza indugio” in presenza di squilibri.
Si sta dunque consolidando un modello di consulenza evolutiva, in cui la CNC diventa parte di un ecosistema di strumenti a supporto della sostenibilità aziendale: dal piano di risanamento semplificato al concordato in continuità, fino agli accordi stragiudiziali di ristrutturazione.
Tutti questi strumenti hanno un filo conduttore comune: la prevenzione, che non è più un concetto astratto, ma una metodologia di lavoro basata su dati, scenari e indicatori oggettivi.
Parallelamente, il 2025 conferma un cambio culturale decisivo: la fine dello stigma del fallimento.
Oggi l’imprenditore che si attiva tempestivamente non è più percepito come “in crisi”, ma come un soggetto responsabile che tutela l’impresa, i lavoratori e il mercato.
Questo mutamento di percezione è frutto anche della professionalità di chi accompagna le imprese nel percorso negoziale: l’esperto, il consulente, il revisore, il legale. In questa sinergia tra pubblico e privato, tra diritto e management, la CNC trova la propria forza.
Guardando al futuro, il prossimo passo evolutivo sarà l’integrazione della procedura con strumenti di intelligenza artificiale predittiva e data governance, già in fase di sperimentazione presso alcune Camere di Commercio.
L’obiettivo è automatizzare parte del monitoraggio dei flussi e dei segnali di squilibrio, rendendo la prevenzione ancora più tempestiva e oggettiva.
Ciò richiederà però anche una nuova cultura professionale, in cui la tecnologia diventi alleato del giudizio umano, non sostituto.
In definitiva, la Composizione negoziata si sta affermando come una leva di rinnovamento del sistema economico e della professione.