Il 2025 segna un punto di svolta per gli obblighi antiriciclaggio dei professionisti.
Con la legge di delegazione europea n. 91/2025 l’Italia si prepara ad allinearsi al nuovo “AML Package” dell’Unione Europea, che ridefinirà ruoli, responsabilità e strumenti di prevenzione.
Per notai, avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro si aprono due anni cruciali di adeguamento, durante i quali sarà necessario non solo aggiornare i manuali operativi, ma anche investire in formazione, tecnologie e procedure di governance interna.
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1) Il contesto normativo: dalla legge di delegazione all’AML Package
La legge 91/2025 ha affidato al Governo la delega per recepire entro il 10 luglio 2027 l’intero pacchetto antiriciclaggio europeo, noto come “AML Package”. Si tratta di un insieme di regolamenti e direttive che ridisegna in profondità il quadro comunitario: istituzione dell’AML Authority europea (AMLA), armonizzazione delle sanzioni, criteri uniformi per i soggetti obbligati e poteri rafforzati per le Financial Intelligence Units (FIU).
Per i professionisti italiani il cambiamento sarà concreto: l’articolo 14 della legge di delegazione richiama espressamente notai, avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro come destinatari di obblighi più stringenti di customer due diligence, segnalazione di operazioni sospette e valutazione del rischio cliente. Non si tratta più soltanto di compilare schede o archiviare documenti, ma di adottare approcci sistematici, comparabili e verificabili a livello europeo. L’esperienza recente della UIF (Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia) conferma la direzione: il Rapporto 2024 ha segnalato un incremento delle segnalazioni qualificate, ma anche l’emergere di schemi di riciclaggio più sofisticati, spesso legati a frodi informatiche e all’uso di cripto-attività.
Questo scenario rende evidente che l’adeguamento normativo non potrà limitarsi a un adempimento formale, ma dovrà tradursi in un salto di qualità organizzativo e tecnologico.
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2) Professionisti al centro: cosa cambia per studi notarili, legali e fiscali
Notai, avvocati e commercialisti non sono nuovi agli obblighi antiriciclaggio.
Già da anni la normativa nazionale impone loro di verificare l’identità del cliente, conservare documentazione e segnalare anomalie.
La novità dell’AML Package è duplice:
- maggiore standardizzazione: le procedure di due diligence dovranno rispondere a criteri comuni nell’UE, con meno margini di discrezionalità;
- maggiore responsabilizzazione: i professionisti saranno chiamati a documentare non solo “se” hanno verificato un cliente, ma anche “come” e “perché” hanno ritenuto adeguato un certo livello di rischio.
Per gli studi professionali questo significa:
- aggiornare i manuali interni con procedure scalabili in base alla tipologia di cliente (privati, imprese, trust, operazioni cross-border);
- introdurre sistemi di risk scoring automatizzato per classificare clienti e operazioni;
- formalizzare la catena delle responsabilità interne, distinguendo ruoli tra titolari, collaboratori e personale amministrativo.
Esempio pratico: in un atto notarile di trasferimento immobiliare, non basterà più identificare le parti e acquisire la dichiarazione di provenienza dei fondi. Sarà necessario valutare se le modalità di pagamento presentano elementi di incoerenza con il profilo economico del cliente e, in caso, documentare le verifiche aggiuntive effettuate.
3) Dalla segnalazione alla prevenzione: il nuovo approccio delle UIF e il ruolo delle tecnologie
Il Rapporto UIF 2024 ha messo in luce un fenomeno interessante: cresce la qualità delle segnalazioni, ma anche la sofisticazione degli schemi criminali. Frodi via phishing, triangolazioni internazionali, utilizzo di stablecoin e wallet anonimi sono strumenti sempre più frequenti.
Per i professionisti ciò implica che la segnalazione di operazioni sospette non può restare un atto episodico, ma deve diventare parte di un processo strutturato. Alcuni passaggi pratici:
- implementare software di monitoraggio che incrociano dati anagrafici, flussi finanziari e liste di soggetti a rischio;
- introdurre alert interni che segnalino incongruenze prima della stipula o della consulenza;
- conservare in formato digitale e indicizzato tutte le verifiche effettuate, così da poterle esibire in caso di controlli.
Qui entra in gioco anche l’intelligenza artificiale, strumenti basati su AI e machine learning possono aiutare gli studi a riconoscere pattern di rischio difficilmente individuabili a occhio nudo: ad esempio, la ricorrenza di clienti che operano con intermediari finanziari non vigilati, oppure il collegamento indiretto con giurisdizioni ad alto rischio.
Tuttavia, l’adozione di AI solleva il tema della explainability: il professionista deve poter spiegare perché un sistema ha classificato un cliente come “rischioso”, altrimenti la segnalazione perderebbe forza probatoria.
4) Formazione e governance interna: l’adeguamento non è solo tecnologico
Non va dimenticato che l’adeguamento all’AML Package non riguarda solo strumenti digitali, ma soprattutto persone e processi. Gli studi professionali, grandi o piccoli, dovranno investire in:
- formazione continua per tutti i collaboratori, non solo sul quadro normativo, ma anche su casi pratici e red flags tipiche del settore;
- policy interne chiare, che indichino step operativi, tempi e responsabilità nella raccolta dei dati e nella valutazione del rischio;
- audit periodici, interni o esterni, per verificare l’efficacia delle procedure adottate.
Un consulente del lavoro, ad esempio, potrebbe trovarsi a gestire pagamenti transfrontalieri di un cliente: riconoscere i segnali di possibili anomalie (importi incoerenti, beneficiari in giurisdizioni a rischio) richiede formazione mirata, non solo buon senso. In questo quadro la collaborazione attiva con le istituzioni diventa strategica. L’annunciata istituzione, presso il MEF, di una Direzione dedicata alla prevenzione dell’uso illecito del sistema finanziario va letta come un invito a rafforzare i canali di comunicazione tra professionisti, ordini e autorità.
Opportunità e rischi per i professionisti: un cambio di mentalità
Il nuovo quadro antiriciclaggio non va visto soltanto come un aggravio burocratico, ma come un’opportunità strategica per gli studi professionali. Da un lato, il rischio è evidente: mancati adeguamenti o controlli superficiali espongono notai, avvocati e commercialisti a sanzioni severe e a danni reputazionali difficilmente recuperabili. Dall’altro, l’adozione di procedure solide e di strumenti tecnologici avanzati può diventare un vantaggio competitivo. I clienti, soprattutto imprese e investitori internazionali, tendono infatti a preferire interlocutori che dimostrano serietà nella gestione della compliance. In questo senso, integrare soluzioni di intelligenza artificiale “spiegabile” nei processi di due diligence, redigere report interni strutturati e collaborare attivamente con le autorità di vigilanza non solo riduce il rischio, ma rafforza la credibilità del professionista. È un vero e proprio cambio di mentalità: dal mero adempimento normativo alla costruzione di un valore aggiunto di fiducia verso clienti e istituzioni.
5) Conclusioni
Il biennio 2025-2027 sarà decisivo per ridisegnare l’ecosistema antiriciclaggio italiano. Notai, avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro dovranno prepararsi non solo ad aggiornare procedure e modulistica, ma a rivedere in profondità l’organizzazione degli studi, bilanciando tecnologia, formazione e governance interna.
Il nuovo quadro normativo europeo non va interpretato come un onere burocratico aggiuntivo, ma come un’occasione per rafforzare la credibilità e la competitività dei professionisti italiani in un contesto sempre più globalizzato. Integrare strumenti di intelligenza artificiale, adottare pratiche di explainability e investire nella cultura della compliance non significa solo evitare sanzioni, ma anche offrire ai clienti un servizio di consulenza più sicuro e di valore.