Nel mondo del management si parla spesso di stili di leadership: autoritario, partecipativo, trasformazionale, carismatico, democratico… L’elenco è lungo e ben codificato nei manuali. Ma forse, proprio per questo, è anche una scorciatoia. Una classificazione che rassicura, ma che semplifica troppo. Perché la verità, quella che si vede sul campo, è che un vero leader non ha uno stile da applicare: ha un’identità.
Sergio Marchionne è stato uno degli esempi più lampanti di questa verità. Difficilmente catalogabile, spesso definito in modo contraddittorio: geniale o burbero, visionario o cinico, rigoroso o istintivo. In realtà era semplicemente sé stesso. E questo lo rendeva credibile.
Chi ha lavorato in azienda lo sa: i modelli teorici possono essere utili, ma raramente spiegano davvero il perché una persona riesce a guidare gli altri. La leadership vera non risponde a una check-list di comportamenti. Risponde invece a una coerenza profonda tra ciò che si dice, ciò che si fa, e ciò che si è.
Marchionne non indossava il ruolo del leader. Lo incarnava. Non cercava consensi, non imitava altri, non inseguiva la popolarità. Era spigoloso, certo. Ma anche straordinariamente trasparente. Chi lo seguiva lo faceva perché percepiva un disegno, un’idea forte, una direzione chiara. E soprattutto una volontà incrollabile di arrivarci, contro tutto e tutti se necessario.
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1) Leadership non significa compiacere
Oggi si confonde spesso la leadership con la capacità di piacere. Si enfatizzano le soft skills, la capacità di ascolto, l’empatia. Tutto giusto, in parte. Ma un leader non è un animatore, un leader guida. E a volte guidare significa anche rompere equilibri, generare disagio, sfidare le abitudini.
Marchionne prese in mano un’azienda sull’orlo del fallimento – la Fiat – e la riportò al centro del gioco globale. Non lo fece con diplomazia o compromessi, lo fece con decisioni spesso dure, ma necessarie. E con una visione che pochi all’inizio comprendevano. Era leader anche quando era contestato, perché non cercava di piacere, cercava di trasformare.
La leadership è relazione, non imitazione. Seguire un modello di leadership preconfezionato è spesso un modo per non mettersi davvero in gioco. Ma i collaboratori non si fidano di un “modello”, si fidano di una persona. La leadership autentica nasce dalla relazione, e ogni relazione è diversa. Richiede sensibilità, ascolto, ma anche autorevolezza. Richiede, soprattutto, presenza. Il leader vero c’è, si espone, rischia, prende decisioni e resta sé stesso, anche quando cambia contesto o interlocutore.
Ed è proprio per questo che Sergio Marchionne riusciva a motivare, a trascinare, a far alzare lo sguardo a chi aveva intorno.
Chi lo ha visto parlare alla sua gente, soprattutto nei momenti difficili, sa bene cosa significava avere davanti un leader. Le sue parole non erano perfette: erano vere e le sue frasi, spesso taglienti, non erano mai vuote. Restano memorabili i suoi discorsi in Chrysler, alla Fiat, nei momenti di svolta. Alcune frasi sono diventate iconiche, come ad esempio “Non dobbiamo avere paura del cambiamento. Dobbiamo avere paura di restare fermi” oppure “Io non credo nei salvatori della patria. Credo nelle persone che si rimboccano le maniche”.
Non parlava da palco, parlava da fabbrica, da fabbrica al mondo, con una visione che pochi riuscivano a vedere, ma che lui sapeva già dove portava.
In un’epoca in cui tanti leader sembrano più “gestori dell’immagine” che punti di riferimento, il suo esempio è ancora attuale e necessario.
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Per concludere, uno stile si può studiare, una leadership no. Perché la leadership autentica non si impara come una tecnica: si costruisce nel tempo, vivendo e affrontando le sfide con coerenza, coraggio e visione. Sergio Marchionne non era uno "stile", era un’identità forte, al servizio di un'idea più grande. E forse è proprio questo che ci insegna: non diventare leader "alla maniera di", ma imparare a guidare partendo da sé stessi, anche quando è scomodo, anche quando non si rientra nei modelli.
Di leadership lo stesso autore ne parla nel suo libro "Guida alla Consulenza d'impresa - Strategie strumenti e casi pratici", perché non c’è consulenza efficace senza affrontare il nodo centrale della guida. Che si sia imprenditore, manager o professionista, prima ancora di "scegliere uno stile", è fondamentale riconoscere chi si è. Perché ogni leadership vera comincia da lì e per fare consulenza direzionale alle imprese bisogna analizzare lo stile dei leader che ne sono a capo.