Il welfare aziendale è l’insieme di beni e servizi, e in alcuni casi somme di denaro, che il datore di lavoro offre ai propri dipendenti. Se ben strutturato, sostiene il reddito reale dei lavoratori senza aumentare il carico fiscale e contributivo e, per l’impresa, diviene una leva strategica per attrarre e trattenere talenti, fidelizzare il personale e migliorare produttività, organizzazione e clima aziendale.
Vediamo una breve guida aggiornata.
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1) I fringe benefit: cosa sono
I “fringe benefit” sono beni e servizi (es. cesto natalizio, buoni spesa, shopping card, buoni carburante) che l’azienda fornisce ai dipendenti a integrazione della retribuzione monetaria.
Sono erogabili a favore di tutti i lavoratori, di categorie di lavoratori o anche a favore di singoli dipendenti (ad personam). In genere costituiscono reddito di lavoro dipendente, ma l’art. 51, comma 3 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) prevede una deroga: se il valore complessivo annuo dei fringe non supera € 258,23, esso non viene considerato nel reddito imponibile del dipendente, risultando esente da tasse e contributi.
Negli ultimi anni il legislatore è intervenuto più volte su questo tetto per aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori. Per il 2025, e con una proroga confermata fino a tutto il 2027, sono previste due soglie di esenzione differenziate:
- -€2.000 annui per i dipendenti con figli fiscalmente a carico (inclusi figli adottivi, affidati o riconosciuti);
- -€1.000 annui per i dipendenti senza figli a carico.
Questo limite non è una franchigia, per cui se l'importo totale dei beni e servizi supera anche di poco tale soglia, l'intero valore concorre a formare il reddito imponibile. Ad esempio, un dipendente con figli a carico che riceve benefit per un valore totale di 2.001 euro vedrà tassato in busta paga l'intero importo di 2.001 euro, e non solo l'euro eccedente.
Per fruire della soglia maggiorata è richiesta una dichiarazione del lavoratore al datore di lavoro indicante i codici fiscali dei figli a carico.
Vedi qui un facsimile di autocertificazione in formato Word.
Si ricorda che un figlio è considerato fiscalmente a carico se ha un reddito personale non superiore a € 2.840,51 (o € 4.000 per figli fino a 24 anni).
Va precisato che se entrambi i genitori sono lavoratori dipendenti, ciascuno può beneficiare della soglia maggiorata (2.000 €) per un figlio a carico, anche unico, purché il figlio risulti a carico di entrambi i genitori.
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2) Rimborsi bollette e affitto
Entro i limiti annuali sopra descritti (€1.000 o €2.000), rientrano nei fringe benefit anche i rimborsi o le somme erogate dal datore di lavoro per pagare alcune spese familiari: le bollette domestiche (acqua, luce, gas), l’affitto dell’abitazione principale e gli interessi sul mutuo della stessa. Come chiarito dall’Agenzia delle Entrate, per ‘abitazione principale’ si intende l’abitazione in cui il dipendente (o la sua famiglia) dimora abitualmente.
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3) Welfare aziendale e Conversione dei premi in welfare
Con welfare aziendale si intendono i cosiddetti “flexible benefit” disciplinati dall’art. 51, comma 2 del TUIR. Si tratta di beni, opere e servizi finalizzati al benessere del lavoratore e della sua famiglia, erogati in natura o sotto forma di rimborso spese dal datore di lavoro nell’ambito di piani aziendali di welfare, che non concorrono (in tutto o in parte) a formare il reddito di lavoro dipendente. Rispetto ai fringe benefit, i flexible benefit presentano le seguenti caratteristiche:
Destinatari e modalità di assegnazione:
vanno erogati alla generalità dei dipendenti o a categorie omogenee (no ad personam) per poter godere dell’esenzione fiscale e contributiva. La loro erogazione deve essere prevista da accordi collettivi (nazionali o aziendali) o da un regolamento interno dell’azienda. Possono essere concessi anche volontariamente dal datore di lavoro, ma solo se destinati a tutti i dipendenti (o intere categorie) come richiesto dalla legge.
Tipologia di benefici offerti:
includono misure a sostegno del benessere del dipendente e/o della sua famiglia, come ad esempio:
- Assistenza sanitaria integrativa (es. contributi a fondi o casse salute);
- Previdenza complementare (es. contributi a fondi pensione);
- Somministrazione di vitto (es. buoni pasto);
- Servizi educativi e di istruzione a favore dei familiari (es. asilo nido, libri di testo, borse di studio, campus estivi, rimborso delle tasse universitarie);
- Servizi di assistenza a familiari anziani o non autosufficienti (es. badanti, case di riposo, assistenza domiciliare);
- Servizi di supporto sociale e ricreativo (es. convenzioni per palestre, cinema, teatri, corsi culturali);
- Servizi di trasporto collettivo (es. abbonamenti al trasporto pubblico).
Trattamento fiscale e contributivo: la maggior parte di questi benefit gode di esenzione totale da imposte e contributi, senza il limite previsto per i fringe benefit.
Conversione Premi di risultato
Una misura di grande interesse, che massimizza i vantaggi fiscali, è la conversione del Premio di Risultato (PdR) in servizi di welfare.
Il PdR è una parte variabile della retribuzione, legata al raggiungimento di specifici obiettivi aziendali misurati tramite indicatori.
Quando il PdR è erogato in denaro, entro un importo massimo di € 3.000 lordi (con reddito annuo fino a € 80.000) si applica un’imposta sostitutiva del 5%; tale aliquota ridotta è stata confermata fino al 2027.
Qualora invece sia convertito, in tutto o in parte e se previsto da un accordo aziendale, in beni o servizi di welfare, le somme corrispondenti sono totalmente escluse dalla formazione del reddito e non sono soggette né a imposta sostitutiva né a contribuzione previdenziale.
NOVITA': E' disponibile il tool di simulazione delle nuove detassazioni previste per il 2026 con aggiornamenti gratuiti fino alla approvazione definitiva della nuova legge di bilancio
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4) I vantaggi per le imprese
I principali vantaggi per l’azienda che adotta una politica di welfare aziendale o concede fringe benefit ai dipendenti sono:
- - Riduzione del costo del lavoro: erogando misure di welfare e fringe benefit nei limiti previsti, l'azienda non paga i contributi previdenziali sul valore erogato;
- - Deducibilità fiscale: se i piani aziendali di welfare sono previsti da un contratto/accordo collettivo o da un regolamento aziendale, le spese sono interamente deducibili dal reddito. Se invece il welfare è erogato volontariamente dall’azienda, tali costi sono deducibili solo entro il limite del 5‰ del costo del lavoro annuo;
- - Attrazione e fidelizzazione del personale: migliora l'immagine aziendale e la capacità di attrarre nuovi talenti. Inoltre, è un fattore chiave per fidelizzare i lavoratori e ridurre la rotazione del personale.
In conclusione, investire nel welfare significa sostenere il reddito dei dipendenti e, al tempo stesso, consentire alle aziende di contenere il costo del lavoro e rafforzare la capacità di attrarre e trattenere talenti.
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