News Pubblicata il 04/08/2023

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Equo compenso: parametri in definizione per le professioni non ordinistiche

di Redazione Fisco e Tasse

Aperto il confronto con le professioni senza albo. Allerta da parte delle imprese su problemi di applicazione equo compenso



Le Associazioni di rappresentanza professionale iscritte nell’elenco del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), sono state coinvolte nella fase di emanazione del Decreto attuativo della legge sull’equo compenso, legge 49/2023 in vigore dal 20 maggio scorso, per indicare anche

per ciascuna delle professioni rappresentate.

Il decreto ha infatti l’obiettivo di stabilire un “tariffario” costituito da una serie di tabelle, tenendo comunque conto delle diversità esistenti tra le attività esercitate dai professionisti senza albo.

Il ministero della Giustizia invia una lettera ai Consigli nazionali delle professioni ordinistiche per chiedere informazioni sull’aggiornamento dei Regolamenti interni previsti per sanzionare quei professionisti disposti ad accettare compensi non equi. Si ricorda infatti che per equo compenso si intende la soglia minima al di sotto della quale un professionista non può essere pagato per una determinata prestazione. Tuttavia solo gli ingegneri hanno introdotto per primi, nel Regolamento interno, le novità apportate dalla legge 49/2023. Le altre professioni non hanno ancora concluso l’iter di aggiornamento.

Allo stesso tempo i tributaristi, attraverso la voce del Presidente Riccardo Alemanno, danno piena disponibilità al confronto  e informano di avere già predisposto un tariffario indicativo.

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Si ricorda che l’equo compenso per i liberi professionisti, sta adesso mirando a formare dei parametri per le professioni non riconosciute, cioè quelle senza albo e non ordinistiche disciplinate dalla legge 4/2013.

Il Coordinamento libere associazioni professionali, Colap, chiede l’apertura di un tavolo permanente con il governo per mantenere aperto il confronto tra professionisti e Mimit così da monitorare e aggiornare i parametri di riferimento, anche considerando la difficoltà a stabilire un tariffario in un mercato professionale molto diverso dalle professioni regolamentate.

La normativa sull’equo compenso è ulteriormente sotto i riflettori dopo che le principali associazioni di impresa (Confindustria, Assonime, Abi, Ania e Confcooperative) hanno evidenziato, con una lettera al Governo, le possibili distorsioni derivanti dalla sua applicazione.

Anche i commercialisti recentemente hanno segnalato i rischi applicativi della legge 49/2023. Si tratta, per esempio dei compensi spropositati per i membri dei collegi sindacali. Ciò nonostante dal ministero ancora nessuna risposta.

Il deputato de Bertoldi (FdI), in una recente intervista, sottolinea che aver eliminato in passato le tariffe professionali sia stato un grande errore. Diversamente il governo Meloni sull’equo compenso ha ripristinato il valore della prestazione professionale e la tutela dei professionisti più deboli. Dichiara poi che, in ogni caso, ogni legge può essere migliorata e quindi il governo potrà recepire dei miglioramenti che tutelino il valore della prestazione. Le istanze da parte del mondo dell’impresa sono quindi ben accolte.

Ricordiamo che la Legge 49/2023 recante disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali, mira a disciplinare la corresponsione di un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale. La legge si applica sia ai professionisti ordinistici che ai professionisti organizzati in registri, elenchi e associazioni (L. 4/2013). Il fine ultimo è anche rafforzare la tutela del professionista nel rapporto contrattuale con specifiche imprese che per natura, fatturato o dimensioni, sono ritenute contraenti forti.

Per ulteriori approfondimenti si legga 

 



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