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TFR AI FONDI PENSIONE CON SILENZIO ASSENSO E NUOVO OBBLIGO PER LE PMI

Tfr ai fondi pensione con silenzio assenso e nuovo obbligo per le PMI

Il governo ripropone l'emendamento sul silenzio assenso dei dipendenti per destinare il TFR alla previdenza complementare. Novità per le aziende

Ascolta la versione audio dell'articolo

Anche quest'anno torna la proposta di silenzio assenso  per  destinare automaticamente il  TFR alla previdenza complementare. 

Nei nuovi emendamenti alla legge di bilancio 2026  in discussione in Commissione Bilancio al Senato, torna l’ipotesi di rafforzare la previdenza complementare prevedendo un meccanismo di silenzio-assenso per i neoassunti: dal 1° luglio 2026, in mancanza di indicazioni del lavoratore, il TFR maturando verrebbe indirizzato automaticamente al fondo pensione “di riferimento” previsto dal contratto di lavoro (fondo “competente”). 

La misura ribalterebbe l’impostazione attuale, in cui l’adesione ai fondi avviene tipicamente tramite scelta esplicita;  il nodo principale era ,  quello finanziario e a questo fine si prevede anche l'ampliamento dell'obbligo di versamento al Fondo di tesoreria INPS per le aziende che hanno superato i 50 dipendenti a partire dal 2007

In attesa della conferma , vediamo meglio di cosa si tratta e i dati recenti sui trattamenti di fine rapporto destinati  ai fondi pensione.

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1) Dati sul TFR e previdenza complementare 2024

Dal 2007, il sistema produttivo italiano ha generato circa 438 miliardi di euro in Trattamento di Fine Rapporto (TFR). 

Di questa somma, il 55,3% (241,9 miliardi) è rimasto accantonato nelle aziende, il 22,5% (98,5 miliardi) è stato destinato al Fondo di Tesoreria dell'INPS e il 22,2% (97,3 miliardi) è stato versato in forme di previdenza complementare. Nel 2023, il sistema ha prodotto 31,3 miliardi di euro di TFR, con 7,8 miliardi, pari al 25%, indirizzati verso la previdenza integrativa. La restante quota si è distribuita tra accantonamenti aziendali (17,3 miliardi) e il Fondo di Tesoreria (6,1 miliardi).

 Secondo il rapporto annuale della Covip, nel 2023 le forme di previdenza complementare hanno raccolto 19,2 miliardi di euro, di cui 7,8 miliardi provenienti da quote di TFR e il resto da contributi dei lavoratori e dei datori di lavoro (rispettivamente 5 e 2,9 miliardi). 

Questi dati indicano una crescita del 5,2% rispetto al 2022 e riflettono un interesse crescente, ma ancora insufficiente, per le forme di risparmio previdenziale integrativo.

Leggi per tutti i dettagli  aggiornati   Fondi pensione adesioni e rendimenti in crescita

2) La possibile proroga del "silenzio assenso"

In risposta alla necessità di rafforzare la previdenza complementare, la maggioranza politica sta promuovendo una nuova fase di "silenzio assenso" con un emendamento a firma del sottosegretario Durigon.

 Rispetto all’ipotesi del 2025, nelle ultime riformulazioni circolate in sede di manovra  2026 il silenzio-assenso verrebbe collegato ai nuovi rapporti di lavoro e opererebbe , nell'ultima formulazione della proposta,  per gli assunti dal 1° luglio 2026

Tale misura, in linea con l'auspicio del ministro del Lavoro Marina Calderone di un sostegno alle forme di previdenza complementare,  espresso  sin dal suo insediamento nel 2022, riprenderebbe il modello del 2007, quando la riforma della previdenza complementare consentì  per sei mesi l’automatico trasferimento del TFR maturando a forme integrative se il lavoratore non effettuava una scelta esplicita entro sei mesi dall’assunzione. 

L’obiettivo è   quello incentivare l’adesione dei giovani lavoratori, specialmente quelli under 35 con carriere frammentate. La partecipazione complessiva  alla previdenza complementare rimane infatti ancora inferiore alle aspettative, mentre si fanno sempre piu preoccupanti, per la crisi demografica,  le prospettive sulle future pensioni INPS 

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3) Destinazione del TFR ai fondi Pensione: norma in vigore e riforma 2007

La riforma del 2007 ha introdotto regole fondamentali per la gestione del TFR:

  1. Per le imprese con meno di 50 dipendenti, le somme rimangono accantonate presso l'azienda, 
  2.  per quelle con più di 50 dipendenti, in caso di mancata scelta del lavoratore, il TFR viene trasferito al Fondo di Tesoreria dell’INPS.

Era stata sperimentata la possibilità per i primi sei mesi  del 2007  (o entro i primi sei mesi dall'assunzione) che  il TFR maturando venisse automaticamente destinato a forme di previdenza complementare collettiva se il lavoratore non esprimeva alcuna preferenza  entro  i primi sei mesi. 

Oggi , in alternativa, il lavoratore può optare per la destinazione esplicita del proprio TFR a un fondo pensione o a un'altra forma integrativa, includendo eventuali contributi aggiuntivi, interamente deducibili fino a una soglia annua di 5.164,57 euro.  

Attualmente la scelta è comunque revocabile, mentre non è prevista nella nuova formulazione della norma.

Leggi  qui la normativa 2007 La scelta sulla destinazione del TFR

Per una panoramica completa e approfondita in tema previdenziale vedi l'ebook Pensioni 2025 del prof . L. Pelliccia,  aggiornato con le novità della legge di bilancio 2025.

4) Nuovo obbligo per le imprese che hanno superato i 50 dipendenti

L’emendamento del 16 dicembre introduce poi con il nuovo articolo 45-bis  anche con l’estensione dell’obbligo di versamento al Fondo di tesoreria INPs anche ai datori di lavoro che non erano obbligati in origine ma che, negli anni successivi all’avvio dell’attività, raggiungono la soglia dei 50 dipendenti. 

Restano esclusi i lavoratori con retribuzione  inferiore al trattamento minimo INPS 538 euro .

Come detto  l’obbligo di versare al Fondo (per la quota di TFR maturata ) è legato a un criterio dimensionale “fotografato” su basi storiche: 

  • per aziende già esistenti al 31 dicembre 2006 si guarda alla media addetti del 2006; 
  • per quelle nate dopo, alla media addetti dell’anno di inizio attività. 

Le variazioni successive non incidono sull’obbligo e questo ha creato una platea di imprese che, pur avendo superato stabilmente i 50 addetti, resta fuori dal perimetro. 

Il nuovo emendamento corregge questo “vuoto”, ampliando i soggetti tenuti al versamento mensile al Fondo e, di conseguenza, allargando anche la platea di lavoratori per i quali il TFR non destinato alla previdenza complementare confluisce al Fondo di Tesoreria. In questo modo come si evince dalla  relazione tecnica , la platea dei lavoratori dipendenti privati viene stimata in circa 17 milioni (anno 2024); circa 6 milioni risultano in aziende già identificate dal codice autorizzazione “1R” (che segnala l’obbligo di contribuzione al Fondo), e tra questi circa 3,3 milioni avrebbero scelto di non conferire il TFR alla previdenza complementare, mantenendolo quindi nel perimetro del Fondo. I potenziali interessati dalla modifica vengono stimati in 2,5 milioni di dipendenti che afferiscono ad aziende ormai sopra soglia . In questo modo si stima di recuperare le risorse finanziarie per coprire il minor gettito all'INPS che si verificherebbe con il silenzio assenso ai Fondi pensione, aspetto che che lo scorso anno ha bloccato la proposta.


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