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TASSE CASA 2014, GLI AUMENTI CITTÀ PER CITTÀ

3 minuti, Redazione , 25/10/2013

Tasse casa 2014, gli aumenti città per città

Nei Comuni si fanno le prime scelte su imposte e addizionali sulla casa 2014, e quasi ovunque la Tasi scatterà al massimo consentito

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Quanto aumenta il fisco locale sulla casa? Nei Comuni alle prese con il bilancio 2013, assessorati e uffici tecnici stanno facendo gli straordinari per venire a capo dei conti che non tornano. Il federalismo fiscale è questo: libertà di scelta all’interno della cornice nazionale. E quindi è ai sindaci che spettano le decisioni sulla fiscalità locale, dopo il superamento dell’Imu e la Legge di Stabilità. Già perché, da ieri, è ormai legge il decreto che manda in soffitta l’acconto dell’Imposta municipale. Molti Comuni avevano varato aliquote sulla prima casa più alte del 2012, e adesso scatterà l’ansia da reperimento risorse perché le compensazioni statali (calcolate sul gettito 2012) non saranno sufficienti.
Per fortuna, si fa per dire, che c’è la nuova Trise, con la componente Tasi a preoccupare maggiormente visto che dal 2014 sarà lei a sostituire la tassa sulla casa.
È assai probabile una corsa al rialzo delle aliquote al massimo consentito da parte dei municipi, il 2,5 per mille; se infatti optassero per l’aliquota base, i forzieri si riempirebbero meno della vecchia Imu.
Il quotidiano La Repubblica, ha sviluppato una mappa delle principali imposte e addizionali nelle città principali del Paese.
A Roma, c’è da ripianare un debito da 867 milioni di euro — spiegano i corrispondenti della cronaca locale — e una norma speciale della ‘Stabilità’ potrebbe valere 500-600 milioni di euro in entrata sulla Capitale. La Tasi si atteggerà di conseguenza, considerando l’addizionale Irpef già in vigore dello 0,5 percento a cui si aggiunge una dello 0,4 percento per il debito commissariato. Se il tetto nazionale è dello 0,8 percento, Roma è l’unica autorizzata a sfondarlo. La differenza tra il gettito Tasi e Imu, è nell’ordine di -379 milioni se l’aliquota fosse all’1 per mille, e -143 milioni con l’aliquota al 2,5.
A Milano ogni decisione è sospesa fino a miglior chiarezza da parte del governo. Nei giorni scorsi Palazzo Marino ha votato l’aumento dell’Imu prima casa allo 0,6 percento (l’aliquota massima). Considerata l’eliminazione dell’acconto l’aumento è virtuale, e in cassa potrebbero entrare 110 milioni extra. Oltre a ciò, è stata abbassata la soglia di esenzione sull’addizionale Irpef, da 33.500 a 21 mila euro all’aliquota massima per tutti dello 0,8. La differenza tra il gettito Tasi e Imu, si attesta a -180 milioni se l’aliquota fosse all’1 per mille, e +35 milioni con l’aliquota al 2,5.
A Napoli, secondo Repubblica, si sta decidendo il da farsi perché l’amministrazione De Magistris è intenzionata a non scaricare sulle categorie catastali più basse la nuova Trise. L’incertezza aleggia sulle percentuali da applicare all’inquilino (dal 10 al 30 percento). L’Imu sulla casa principale si attestava al 6 per mille; e la Tares (erede della Tarsu) costerà secondo le stime il 14 percento il più in bolletta: da 190 a 923 euro è la forbice di costi.
Il commercio è in allarme, perché in base al principio del ‘chi inquina paga’ stabilito dalla Trise, gli aumenti potrebbero sfiorare il 180 percento. La differenza tra il gettito Tasi e Imu, è nell’ordine di -181 milioni se l’aliquota fosse all’1 per mille, e -19 milioni con l’aliquota al 2,5.
Anche sotto la Mole Antonelliana un ritocco dell’addizionale Irpef sarà impossibile, visto che è già allo 0,8% dal 2011. Al Comune di Torino, per stare a galla col bilancio, non rimarrà che applicare l’aliquota Tasi del 2,5 per mille sull’abitazione principale e l’11,6 per mille (monstre) sulle seconde case. Il regime Imu era rispettivamente del 5,75 e 10,6 per mille. La differenza tra il gettito Tasi e Imu, vale -514 milioni se l’aliquota fosse all’1 per mille, e -273 milioni con l’aliquota al 2,5.
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