La figura del commercialista resta un punto di riferimento centrale per le PMI italiane, ma la transizione digitale del settore procede ancora con prudenza. È quanto emerge dal report Future Ready Accountant 2025 di Wolters Kluwer Tax & Accounting, che analizza l’evoluzione della professione contabile e fiscale in oltre 2.700 studi a livello globale, con un focus specifico sull’Italia.
Il quadro che emerge è quello di un comparto solido nella relazione con i clienti e sempre più orientato alla consulenza strategica, ma ancora cauto negli investimenti in tecnologia, formazione e nuovi modelli organizzativi.
Jason Marx, CEO di Wolters Kluwer Tax & Accounting, ha commentato: "Il Future Ready Accountant 2025 rivela una professione in fase di strategica trasformazione. Gli Studi stanno superando le soluzioni tattiche per adottare strategie a lungo termine incentrate sui servizi di consulenza, lo sviluppo dei talenti e l'integrazione tecnologica. L'IA non è più un’ipotesi futura, ma è un imperativo attuale che le aziende devono adottare non solo per sopravvivere, ma soprattutto per evolversi e crescere. Man mano che le aziende integrano l'intelligenza artificiale e l'automazione nei loro flussi di lavoro, ridefiniscono il modo in cui viene fornito il valore, vengono prese decisioni e costruite relazioni con i clienti. Questi cambiamenti non sono solo operativi, ma segnano una più ampia ridefinizione della natura stessa dello Studio, della sua strategia a lungo termine e dei modelli di coinvolgimento dei clienti che portano a risultati significativi".
1) Cloud e IA: Italia nella media, ma il potenziale resta alto
Gli Studi italiani si collocano al terzo posto in Europa per l’adozione totale del cloud (34%), ma scendono al settimo considerando anche le soluzioni ibride. La spinta verso il cloud è trainata da sicurezza dei dati (41%), semplicità di implementazione (33%) ed efficienza dei costi (32%), ma permane la paura di interruzioni operative durante la migrazione (38%).
Sul fronte dell’intelligenza artificiale, solo il 28% degli Studi italiani la utilizza quotidianamente (contro una media europea del 33%), ma il 61% prevede investimenti nei prossimi tre anni, soprattutto per automatizzare processi, velocizzare la ricerca normativa e potenziare l’analisi dei dati.
2) PMI e fiducia per un legame consolidato
Il 69% delle PMI italiane affida la contabilità a Studi professionali, un dato che conferma la forte fiducia verso la categoria. I commercialisti stanno ampliando l’offerta di servizi a valore aggiunto, come la pianificazione fiscale e la consulenza gestionale, ma solo il 57% aiuta le imprese nella scelta di soluzioni tecnologiche, il valore più basso in Europa.
Positivo invece l’approccio alla comunicazione digitale: quasi la metà degli Studi (49%) prevede di rafforzare i canali digitali con i clienti nei prossimi anni, superando la media europea (47%).
3) Performance economica e investimenti contenuti
Il 66% degli Studi italiani ha registrato una crescita dei ricavi negli ultimi tre anni, contro l’80% della media europea. Tuttavia, solo un quarto considera la tecnologia una priorità per il 2026 e appena il 29% pianifica nuove strategie di marketing.
L’Italia mostra anche i tassi più bassi d’Europa in operazioni di M&A (14%) e nel ricorso al private equity (16%), a fronte di medie rispettivamente del 27% e del 30%.
4) L’urgenza della formazione
Solo il 26% degli Studi italiani ha introdotto modelli di lavoro ibrido negli ultimi tre anni, e gli investimenti in formazione digitale restano inferiori rispetto ad altri Paesi europei come Belgio (67%) e Paesi Bassi (59%).
Pur riconoscendo nel 81% dei casi che l’evoluzione normativa sarà un fattore critico per la professione, molti studi non hanno ancora implementato strategie strutturate di sviluppo del capitale umano.
5) Un settore in trasformazione
Il Future Ready Accountant 2025 descrive quindi una professione ancora in piena transizione. I commercialisti italiani mantengono una posizione centrale per la competitività delle PMI, ma devono accelerare l’adozione tecnologica, investire nelle competenze digitali e consolidare un modello di consulenza evoluta, capace di affiancare le imprese in un contesto produttivo sempre più automatizzato e data-driven.