La disciplina fiscale dei residui attivi che emergono dopo l’estinzione di una società non trova, allo stato attuale, una regolazione legislativa compiuta.
Né il diritto civile né quello tributario offrono indicazioni specifiche, rendendo necessario un lavoro di sistemazione affidato alla giurisprudenza di legittimità, in particolare della Corte di Cassazione, integrata da una lettura coordinata con i principi generali dell’ordinamento.
L’inquadramento fiscale dei residui attivi post-estinzione dipende, anzitutto, dal modello impositivo applicabile:
- da un lato, l’imposizione IRES per le società di capitali, cui si affianca l’ulteriore tassazione in capo ai soci in sede di distribuzione degli utili;
- dall’altro, il regime di trasparenza proprio delle società di persone, con imputazione diretta ai soci del reddito.
Si tratta di modelli alternativi e autonomi, non sovrapponibili, che rispondono a logiche impositive distinte fondate sulla diversa struttura organizzativa e sulla partecipazione dei soci alle decisioni sociali. Entrambi, tuttavia, esauriscono la pretesa fiscale, ed è proprio questa esclusività che impedisce ogni forma di commistione tra i due regimi.
Per approfondimento sul caso delle società di capitali estinte leggi l'approfondimento di Luciano Sorgato sul Blastonline.it
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