I giovani laureati o diplomati sono attratti da una carriera in uno studio di commercialista?
La professione è (ancora) una palestra per talenti che si possono sviluppare e diventare veri e propri consulenti di business?
Una ricerca di Wolters Kluwer Tax & Accounting regala uno spaccato della situazione globale.
In un’epoca in cui la guerra per i talenti è una realtà tangibile in ogni settore, gli studi di commercialisti si trovano di fronte alla sfida cruciale di come diventare attrattivi per le nuove generazioni di laureati e diplomati. Ma cosa rende oggi interessante lavorare in uno studio professionale? E quali leve stanno effettivamente utilizzando le realtà italiane per conquistare e trattenere i giovani?
Una professione in trasformazione
La recente ricerca Future Ready Accountant di Wolters Kluwer Tax & Accounting fotografa una professione in profonda evoluzione.
A livello globale, tra il 35% e il 40% degli studi – siano essi piccoli, medi o grandi – indica nel recruitment e nella fidelizzazione dei talenti uno dei problemi principali. In Italia, la situazione non è diversa: la scarsità di candidati qualificati, unita a una percezione talvolta obsoleta del ruolo del commercialista, rischia di mettere in crisi la continuità generazionale degli studi professionali.
Cosa cercano i giovani?
Secondo i dati della ricerca, per attrarre i talenti più giovani gli studi devono puntare su quattro pilastri fondamentali. La ricerca rileva che il 38% degli studi riconosce che retribuzioni adeguate sono una leva centrale. Dunque il fattore retributivo resiste come attrazione del posto di lavoro.
Interviene però anche la ricerca della flessibilità lavorativa. Lo studio registra che il 37% ha già adottato (o intende adottare) modelli ibridi o da remoto, in risposta all’esigenza di work-life balance.
Sviluppo professionale resta un argomento importantissimo tanto che il 35% offre percorsi di crescita e formazione continua. Ultimo, ma non ultimo, registriamo l’importanza di una complessiva cultura aziendale positiva; per il 32% degli studi è un elemento chiave per trattenere i professionisti.
La tecnologia come leva di attrattività
Un aspetto sempre più decisivo nell’attrarre giovani talenti è la tecnologia. Il 61% degli studi ritiene che l’automazione delle attività più ripetitive renda il lavoro del commercialista più coinvolgente e strategico. Inoltre, il 43% considera la formazione tecnologica, anche tramite strumenti di intelligenza artificiale, una modalità efficace per motivare e aggiornare il personale.
Eppure, solo il 18% degli studi investe attivamente in tecnologie avanzate come strategia di employer branding. Un’opportunità ancora troppo poco sfruttata, ma che potrebbe rappresentare un vantaggio competitivo notevole agli occhi di un giovane attratto da contesti innovativi e digitalizzati.
Oltre la contabilità emerge la strategicità del ruolo
La percezione del lavoro del commercialista sta lentamente cambiando. Non più solo numeri e dichiarazioni fiscali, ma consulenza strategica, controllo di gestione, supporto all’internazionalizzazione, sostenibilità e digitalizzazione.
I giovani che scelgono questa strada non vogliono più accontentarsi di un ruolo passivo, possono ambire a diventare partner del cambiamento per le imprese.
Dunque in concreto è necessario reinventare lo studio per conquistare il futuro.
Per un giovane laureato o diplomato, entrare in uno studio di commercialista può ancora essere una scelta vincente, a patto che lo studio sappia interpretare le aspettative delle nuove generazioni.
Flessibilità, tecnologia, crescita e valore sociale del lavoro sono le chiavi per rinnovare l’immagine di una professione che, proprio perché in trasformazione, offre oggi opportunità più stimolanti che mai.