Perché si parla insistentemente di centralità della persona nelle organizzazioni? Non dovrebbe forse essere scontato mettere l'essere umano al centro dei processi aziendali?
Eppure, dopo decenni di focus quasi esclusivo su produttività, profitto e ottimizzazione, assistiamo a un cambiamento di paradigma, che alcuni definiscono "rinascimento aziendale".
Come nel Rinascimento storico, che pose nuovamente l'uomo al centro dell'universo dopo secoli di teocentrismo medievale, oggi le aziende stanno riscoprendo che la vera ricchezza non risiede soltanto nei numeri di bilancio, ma nel capitale umano e relazionale.
E paradossalmente, questo sta avvenendo proprio nell’epoca in cui l’intelligenza artificiale fa il suo ingresso prepotente nel mondo del lavoro.
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1) Dalla performance alla persona: un cambio di rotta necessario
Il modello aziendale dominante fino a poco tempo fa poneva la performance al vertice di ogni priorità. Il mantra era semplice: massimizzare la produttività, ridurre i costi, aumentare i margini. Ma cosa accade quando questo paradigma viene spinto all'estremo?
L'evidenza è sotto gli occhi di tutti: burnout diffuso, disengagement, grandi dimissione (c.d. Great Resignation). Fenomeni che raccontano di un malessere profondo che attraversa il mondo del lavoro contemporaneo.
I numeri parlano chiaro: secondo recenti studi di Gallup, solo il 20 per cento dei lavoratori si sente pienamente coinvolto nel proprio lavoro a livello globale, con costi stimati in termini di produttività persa che superano i 7 trilioni di dollari all'anno. In Italia, la situazione non è migliore, con tassi di engagement che faticano a superare il 14 per cento secondo l'Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano.
Ci troviamo dunque di fronte a un paradosso: l'ossessione per la performance sta producendo esattamente l'effetto opposto a quello desiderato. È in questo contesto che diventa essenziale un cambio di paradigma, un vero e proprio rinascimento del modo di concepire l'organizzazione aziendale.
Le fondamenta del nuovo umanesimo aziendale
Il rinascimento aziendale non è semplicemente l'adozione di nuove tecniche di gestione o l'introduzione di benefit per i dipendenti. Si tratta di un cambiamento culturale profondo che si fonda su alcuni pilastri essenziali.
In primo luogo, la riscoperta dell'empatia come competenza manageriale fondamentale. Non si tratta di buonismo, ma di un approccio strategico: comprendere le persone, le loro motivazioni e i loro bisogni diventa il presupposto per creare contesti lavorativi dove ognuno può esprimere il proprio potenziale. La leadership gentile, come la definiscono gli esperti di management, mette al centro l'ascolto attivo, la comprensione empatica e la condivisione dei progetti.
La capacità di mettersi nei panni dell'altro, di riconoscerne non solo le competenze tecniche ma anche la dimensione
umana e personale, rappresenta un elemento distintivo della nuova cultura aziendale. Le ricerche condotte da Google nel progetto Aristotele hanno dimostrato che la sicurezza psicologica – ossia la percezione di potersi esprimere liberamente senza timore di giudizio – è il fattore principale che distingue i team ad alte prestazioni da quelli mediocri.
Il secondo fondamento è la collaborazione autentica. Se nel paradigma tradizionale prevaleva una visione individualistica e competitiva, oggi si riscopre il valore della cooperazione e della costruzione di relazioni di fiducia. Non si tratta solo di lavorare insieme, ma di creare sistemi dove il successo personale è strettamente interconnesso con quello collettivo.
Dall'io al noi: costruire organizzazioni basate sulla fiducia...Continua a leggere sul Blastonline.it l'approfondimento di Mario Alberto Catarozzo Business Coach professionista, Formatore e Consulente