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BEFIT: COSA CAMBIA PER LA FISCALITÀ DELLE IMPRESE MULTINAZIONALI IN UE

BEFIT: cosa cambia per la fiscalità delle imprese multinazionali in UE

L’Europa procede sulla strada delle riforme nel campo della fiscalità internazionale verso l’introduzione di un quadro unitario per la tassazione delle multinazionali

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La Commissione Europea ha recentemente inaugurato una nuovo progetto di riforma denominato “Business in Europe: Framework For Income Taxation” (BEFIT), con l’ambizioso obiettivo di avvicinare ulteriormente le normative fiscali dei vari Stati membri.

Il nuovo pacchetto di misure segue a stretto giro la pubblicazione della Direttiva 2252/2022, con la quale si è inteso dare una definitiva accelerata all’introduzione della “global minimum tax” nell’ordinamento comunitario, svincolandola dall’inevitabile blocco che la multilateralità in sede OCSE aveva causato. 

Sia la Direttiva che la BEFIT mirano a promuovere l’armonizzazione dei sistemi impositivi europei, toccando tasti molto delicati come quelli legati alle imposte sul reddito delle società e, in particolare, delle multinazionali. 

1) BEFIT: le transazioni infragruppo e i prezzi di trasferimento

La BEFIT, inoltre, mirando sempre ai gruppi multinazionali con fatturato superiore ai 750 milioni di euro, interviene su un tema ancora più delicato, quello dei prezzi di trasferimento praticati nell’ambito delle transazioni infragruppo

Tali prezzi sono spesso oggetto di accertamento da parte delle autorità fiscali, anche a causa della facilità con cui essi risultano essere facilmente manipolabili e vengono trasformati in strumenti di pianificazione fiscale da parte delle stesse multinazionali. 

Secondo la Commissione Europea, le linee guida elaborate dall’OCSE in materia di transfer pricingsebbene costituiscano un ottimo strumento per orientare i legislatori, non sono comunque sufficienti a garantire l’uniformità di giudizio delle autorità quando queste sono chiamate ad effettuare le verifiche di cui sopra. 

In effetti, il fatto che ogni Stato sia poi lasciato libero di seguire ed eventualmente implementare tali linee guida è elemento che, inevitabilmente, può condurre a difformità applicative e, dunque, è suscettibile di ingenerare confusione negli operatori del mercato. Ciò, oltre a generare un clima di sfiducia verso le autorità e il sistema, induce le imprese a sopportare anche numerosi costi di compliance , a cui si affiancano i rischi di doppia imposizione che eventuali rettifiche in sede di rideterminazione dei redditi dichiarati potrebbero determinare in ossequio alla complessa normativa vigente.

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2) BEFIT: obiettivi della riforma

Alla luce di quanto esposto, la proposta della Commissione intende permettere il definitivo ingresso del principio di libera concorrenza nell’ordinamento europeo, garantendone un’applicazione quanto più uniforme possibile. A tal fine, la proposta prevede innanzitutto l’introduzione di una definizione unitaria di controllo, che rilevi così ai fini dell’individuazione delle transazioni da verificare. 

Affianco ad essa viene definito in maniera più specifica anche il concetto di “imprese associate”, ossia quelle imprese in cui, alternativamente, un soggetto eserciti un’influenza dominante, del quale possieda una partecipazione rappresentativa almeno del 25% dei diritti di voto o, ancora, che partecipi per oltre il 25% ai profitti da questa generati.

Inoltre, e questo probabilmente rappresenta oggi una delle questioni di maggiore complessità, la Commissione intende proporre un meccanismo che consenta di procedere automaticamente alle corrispondenti rettifiche del reddito dichiarato in Stati UE, rendendo così meno gravoso il processo di rideterminazione dell’imponibile da assoggettare a tassazione

A quest’ultima misura, nell’ottica di una razionalizzazione delle tempistiche, dovrebbe anche essere affiancata una nuova procedura alternativa che consenta di addivenire alla risoluzione di eventuali controversie insorte sul tema nell’arco di 180 giorni o che, in altro modo, consentano comunque di procedere a procedimenti congiunti delle parti coinvolte, senza dover ricorrere alle procedure amichevoli (c.d “MAP”), la cui utilità è continuamente discussa.

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3) BEFIT: ridurre i costi di compliance

L’aspetto più rivoluzionario della BEFIT, che nelle intenzioni della Commissione entrerà in vigore nel 2028, è legato alla determinazione del reddito imponibile, operazione che avverrà sulla base di un reddito consolidato europeo, calcolato sulla media dei risultati prodotti dal gruppo multinazionale negli ultimi 3 anni fiscali, ripartito poi in percentuale sulla base dei redditi generati negli Stati coinvolti. 

Un simile approccio, se effettivamente adottato, porterebbe ad un rovesciamento completo delle dinamiche legate alla fiscalità internazionale degli ultimi anni, in cui gli Stati erano intenti a sfidarsi tra loro sul terreno della politica fiscale, abbassando progressivamente le aliquote impositive nel tentativo di attrarre nuovi investitori, per favorire una sostanziale integrazione fiscale nel territorio europeo. 

Oltretutto, tale intervento si pone in continuità con i precedenti progetti elaborati in sede OCSE e seguiti poi dalle istituzioni comunitarie, i quali intendono porre, sempre con maggior fermezza e vigore, un definitivo argine ai fenomeni della concorrenza fiscale fra Stati e della pianificazione fiscale aggressiva delle multinazionali

La semplificazione sembrerebbe essere, almeno nelle intenzioni di Bruxelles, l’elemento fondamentale per il rilancio dell’economia europea

Secondo le più recenti stime OCSE, infatti i costi di compliance scontati dai gruppi multinazionali di grandi dimensioni, che non a caso sono quelli che poi vengono effettivamente colpiti dalla normativa, potrebbero essere ridotti di oltre il 60% attraverso tali manovre, garantendo nuova spinta agli investimenti. 

Ciò che ad oggi scoraggia maggiormente gli operatori economici è, infatti, la complessità che la carenza di armonizzazione determina nel mercato unico. Per le imprese multinazionali, ciò si traduce col doversi confrontare con 27 sistemi fiscali diversi solo in Europa e dunque nel doversi sobbarcare i costi che lo studio di ogni singola normativa comporta. 

4) BEFIT: conclusione

Solo il tempo potrà comunque dirci se gli ambiziosi progetti di riforma europea potranno davvero tradursi in un avvicinamento delle normative dei singoli Stati membri, magari anche rispolverando l’annoso dibattito sulla necessità di superare il principio dell’unanimità in materia fiscale, tematica che sembra di nuovo quanto mai attuale. Ciò che è certo, invece, è che le multinazionali si troveranno ben presto a fare i conti con un sistema tributario rivoluzionato dall’avvento del Pillar Two e della BEFIT.

Fonte immagine: Foto di Gerd Altmann da Pixabay
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