In origine fu il G6, summit delle sei superpotenze economiche mondiali; poi è diventato G8 (con occasionali allargamenti a 20), e in ogni caso l’Italia ne ha sempre fatto parte. Finora. Perché se formalmente la presenza del Belpaese nel consesso dei grandi non è (ancora) stata messa in discussione, tecnicamente non ne avremmo diritto. L’Italia, per dimensioni dell’economia, entro il 2014 non sarà più tra i primi otto. A scalzarci dall’Olimpo è la Russia degli oligarchi di gas e petrolio.
Ne dà notizia La Repubblica, riportando la graduatoria del Fondo monetario internazionale sul Pil. Dopo la Cina nel 2000, e il Brasile nel 2010, ora a mettere la freccia è l’immenso stato sospeso tra Europa e Asia. Il Pil tricolore scivola al nono posto, perciò al nostro Paese non rimane che il peso politico a motivare la permanenza nel G8. Quello economico, a conti fatti, è rimasto soffocato dall’incapacità cronica ad essere competitivi. Tanto che nel prossimo quinquennio, alle tendenze attuali, l’Italia sarà fuori anche dai primi dieci, sorpassata da Canada e India. All’undicesimo posto — dice Repubblica — ora combattono Spagna e Corea del Sud.
Le statistiche del Fmi certificano che il Pil russo era pari all’italiano nel 2012 e alla fine del 2013 sarà superiore di circa 50 miliardi di dollari: 2.068 noi, 2.117 a Mosca. Il passo fino ai 1.825 miliardi del Canada purtroppo è breve, ma perlomeno non è amplissimo il divario neppure dai 2.190 miliardi macinati dal Brasile. Certo, servirebbe tutt’altra voglia di crescere; e magari un’Europa più coesa nel fronteggiare l’assalto di economie attrezzate con enorme forza lavoro.
a cura di Daniele Passeri
