Ciao a tutti.
leggo solo ora il quesito di Andy.
vediamo di riassumere quanto sin qui detto dai simpatici ed autorevoli amici.
Sicuramente il commerciante non ha attuato un comportamento ortodosso e pertanto può essere redarguito da diverse censure.
Cmq ricapitolando:
1) egli acquista in proprio la merce da altri grossisti
2) espone detta merce nello spazio messogli a disposizione dalla struttura del supermercato
3) consegna la merce ai clienti avventori in base ai loro desideri.
E' questo il momento su cui focalizzare l'attenzione.
L'elemento giuridico da valutare è quello di individuare quando si realizza la "traditio", ossia il passaggio di proprietà della merce dal venditore al consumatore.
Solitamente in un supermercato questa si realizza al momento del pagamento alla cassa.
Perché un contratto possa ritenersi concluso sono necessari alcuni elementi essenziali tra cui la volontà e l'accordo delle parti (art 1325 c.c.)
La volontà e l'accordo tra le parti scaturiscono dall'intenzione che queste hanno maturato in base alla situazione, al contesto, alla rappresentazione ed al convincimento che psichicamente hanno interiorizzato.
Nel momento in cui avviene la consegna del bene nessuna delle due parti ritiene ancora di aver concluso il contratto, aver cioè operto compiutamente la compravendita.
L'acquirente è convinto ed intenzionato a concludere l'accordo con il supermercato, tant'é che si dirige verso la cassa, paga, asporta la merce senza muovere obiezioni, convinto, solo nel momento in cui riceve lo scontrino, di essere diventato proprietario della merce. La cassiera, che in quel momento rappresenta il supermercato, è convinta di star vendendo una propria merce il cui prezzo le è stato indicato dal foglietto stampato dal registratore non fiscale. Ed il nostro commerciante? Sicuramente non si è posto il convincimento di realizzare in proprio una compravendita con l'avventore.
Questa è la volontà delle parti frutto della propria libera e lecita rappresentazione psichica.
A questo punto è evidente che lo scontrino fiscale non doveva essere rilasciato dal commerciante.
Vediamo allora se sia possibile dare una fisionomia giuridicamente apprezzabile ai fatti.
I nostri amici hanno fatto giuste ed acute osservazioni al riguardo: Karl8 mette in guardia dal pericolo che il meccanismo possa nascondere simulatoriamente un vero e proprio rapporto di lavoro dipendente; Alberto ci vede, seppur atipicamente, un'attività di commercio all'ingrosso, tesi questa avallata pure da Marlin, anche se lo stesso Alberto successivamente manifesta il dubbio che i fatti evidenzino un'attività al dettaglio; Gino rimane del parere che si tratti di commercio al dettaglio.
Personalmente credo che la fattispecie tipica più prossima da ricondurre al divenire dei fatti, sia quella del commercio all'ingrosso.
Se analizziamo la psiche intenzionale che gli operatori sviluppano ad ogni consegna di bene , notiamo che il commerciante mentre consegna la verdura al consumatore, è convinto di effettuare una vendita al super, il super è convinto di acquistare una merce dal commerciante. Ciò è conclamato dalla fattura di vendita che viene spiccata alla fine di ogni mese, non contestata e regolarmente saldata.
Tutti gli amici sono concordi nel ritenere che questo rapporto vada meglio regolarizzato, ma a questo ci penserà Andy per il futuro. Non penso che possa parlarsi di rapporto di lavoro perché manca l'elemento della subordinarietà.
Ciao a tutti, con amicizia