<HTML>Il suo quesito merita una risposta più articolata.
Lei, qualora invitato dall'Ufficio a dare spiegazione circa gli scostamenti dai parametri, può in sede di "accordo" conciliare un determinato imponibile, e quindi un certo ammontare di imposta, interessi e sanzioni ridotte. Qualora accetti la proposta dell'Ufficio lei ha 20 giorni di tempo per il versamento del dovuto. Nelle more di questo periodo di tempo si sospendono i termini (60 gg. dalla notifica) per procedere all'impugnazione dell'Avviso di accertamento e/o di rettifica.
Qualora non accetti la proposta dell'Ufficio può far ricorso alla competente Commissione tributaria provinciale,e francamente non so dire con quale esito.
Tuttavia, molte Commissioni di prima istanza, tra le quali quella di Torino, Matera, Foggia e altre, hanno ribadita la illegittimità dell'accertamento basato sui parametri invocando quasi tutte il "difetto di motivazione".
Se scegli quest'ultima strada (è una decisione che chiaramente prevede la imponderabilità di giudizio), sono in grado di fornirle copiosa giurisprudenza di merito a suo favore.
Non va comunque sottaciuta la sentenza ultima della Suprema corte che ha ritenuto, nella fattispecie dei parametri, legittima la motivazione basata su di un solo indizio, purchè grave, preciso e concordante.
Insomma, il contribuente si arrangi. Oggi il reddito è sottoposto ai capricci dei politici di turno ed assume sempre più connotazioni esclusivamente giuridiche nulla rilevando gli effettivi costi e ricavi.
Spero di essere stato sufficientemente chiaro. Ciao.</HTML>