Scopri il nostro network Home Business Center Blog Site Center

IVA per lavoratori dello spettacolo

L

Luigi

Ospite
<HTML>Sono un tecnico teatrale, sia fisico-concettuale (macchinista e datore luci), che produttivo-artigianale (scenografo e scenotecnico-costruttore), in quale tabella (ruolo? Non so came si definisca) devo aprire la partita IVA; devo anche iscrivemi alla Camera di Commercio come artigiano? Se sì devo iscrivermi nel comune di residenza o in quello dove opero?</HTML>
 
D

Dott. G.B.

Ospite
<HTML>Nel ragionamento che andrò a fare, userò una terminologia “tecnica” non per confonderla ma nella speranza che, laddove dovessi sbagliarmi, qualche collega possa correggermi. Alla fine del presente ci sarà un “riassumendo” nel quale mi esprimerò con termini meno tecnici.
Essendoci abitualità c’è obbligo di aprire la partita Iva. Il problema principale, dato che ci troviamo di fronte ad una persona fisica (che non svolge un'attività rientrante tra le c.d. professioni protette che sono in ogni caso lavoro autonomo), è vedere se si tratta di esercizio di impresa (art. 4 DPR 633/72 e art. 51 DPR 917/86) o di lavoro autonomo (art. 5 DPR 633/72 e art. 49 DPR 917/86). Non rientrando l’attività tra quelle indicate all’art. 2195 del codice civile, sarà esercizio di impresa solo se l’attività di prestazione di servizi è organizzata in forma di impresa; in caso contrario si avrà lavoro autonomo. Circa l’organizzazione o meno in forma d’impresa, nei codici non si trova nessuna definizione certa ed univoca; ci si può rifare alla prassi e in taluni casi alla giurisprudenza. Comunque in linea generale (molto generale) non si ha organizzazione in forma di impresa quando l’elemento umano predomina sull’elemento capitale;. viceversa si ha organizzazione in forma di impresa quando l’elemento capitale predomina sull’elemento umano.
E’ importantissimo individuare con precisione che tipo di reddito si va a produrre poiché per entrambi ci saranno differenti regole di imputazione e di determinazione del reddito.
Se il Sig. Vincenzo prevede di avere come voce di costo principale “spese per alberghi e ristoranti” (in quanto mi è sembrato di capire che lavori fuori dal proprio Comune di residenza), conviene che organizzi la propria attività in forma di impresa (ad es. comprando un furgone, attrezzi per le scenografie, un computer per mostrare immagini digitalizzate di anteprima dei lavori, ecc. ecc.) in quanto, in caso di lavoro autonomo (ex. Art. 50 DPR 917/86), ai fini delle imposte dirette potrà considerare queste spese solo per un importo complessivamente non superiore al 2% dell’ammontare dei compensi percepiti nel periodo d’imposta (altro limite poterebbe essere quello relativo alle spese di rappresentanza deducibili nei limiti dell’1% dei compensi percepiti nel periodo di imposta).
RIASSUMENDO: Valutare, in base a quanto sopra esposto, se la sua/e attività è/sono organizzata/e o meno in forma di impresa. Aprire partita IVA indicando nel quadro B del modello AA9/6 il CODICE ATTIVITA’ relativo all’attività prevalente (con riferimento al volume di affari) e nel quadro F il codice dell’altra attività (modello e codici sono disponibili presso gli Uffici IVA). Chiaramente, in caso di codice unico per entrambe le attività non consideri quanto detto in riferimento al quadro F.
In caso di lavoro autonomo: niente Camera di Commercio.
In caso di esercizio di impresa: Camera di Commercio del Comune di Residenza (per l’artigianato richiedono che si abbia un laboratorio).
Infine, le consiglierei vivamente di farsi assistere da un Commercialista soprattutto qualora una delle attività è considerata esercizio di impresa e l’altra lavoro autonomo per poter ottemperare a quanto disposto dall’art. 36 co 2° DPR 633/72 (che qui decodificare sarebbe un “attimino” troppo complesso).
Distinti saluti
Giancarlo Barone
(parere personale da verificare con il proprio consulente)</HTML>
 
Alto