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Il calcio non c'entra + niente!

Gio.

Utente
"La Stampa" di oggi, lo trovo azzeccatissimo, e ora di dire basta!
Ci si aggrappa a tutto, per tenere legato il calcio al colpo di pistola che, sparato «in aria» da un agente di polizia, ha ucciso Gabriele Sandri. Adesso che negli stadi sono arrivati i tornelli, e i treni hanno espulso i teppisti, si può morire anche così, a 28 anni, per il tragico e folle errore di un uomo in divisa, dopo una rissa fra automobilisti trasformata in zuffa fra laziali e juventini.

Il dolore è straziante. Non esistono cadaveri di serie A e serie B, anche se non siamo di fronte alla guerriglia organizzata che in Catania-Palermo del 2 febbraio determinò l’assassinio dell’ispettore Raciti. Il calcio c’entra di striscio. Tanto che Seedorf si è rifiutato di portare il lutto al braccio. Proprio lui, uno dei giocatori più sensibili. Nella speranza che le autorità facciano luce senza nascondersi dietro il corporativismo più bieco, è stato molto italiano, molto calcistico, tutto il «dopo», con Inter-Lazio rinviata, Atalanta-Milan sospesa per incidenti e Roma-Cagliari bloccata per paura dell’inferno, puntualmente scatenatosi fuori dell’Olimpico.

Dove si è giocato, con il simbolico cordoglio di 10’ di ritardo, gli ultras hanno manifestato non «per» (Sandri), ma «contro» (le forze dell’ordine). Hanno vinto - o, pensando a Lazio-Roma del marzo 2004, hanno rivinto e stravinto - i delinquenti di Bergamo, i vandali della capitale. E un Paese che alimenta simili mostri e non riesce a garantire la sicurezza delle maggioranze normali, non può dirsi civile. Quando il collante è l’odio - fra tifosi, dirigenti, estremisti e polizia/carabinieri - tutto diventa drammaticamente possibile. Anche che scappi un colpo di troppo. E così l’appartenenza di un lutto al suo ambiente può geograficamente sembrare un caso isolato, un eccesso demagogico, non però, viste le conseguenze apocalittiche, un episodio piovuto da un altro mondo. Siamo malati. Potremo fermarci mille volte, e varare centomila decreti, ma se non cambiamo Stato e senso dello Stato dovremo sempre affidarci agli umori del destino. Che ieri non era in forma.

E volevamo gli Europei del 2012.
 
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