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Buongiorno, il caso postato inizialmente dall'utente ed il successivo scambio di opinioni a mio avviso altro non fanno che sottolineare l'annosa (secolare forse) questione che, fin da quando ero uno studente piuttosto ingenuo, ho sempre mal digerito - il doppio binario civilistico/fiscale. Ora nel caso iniziale, ritengo che l'impatto in termini contabili sia relativo (a meno che non parliamo di cifre molto consistenti, questo non è dato sapere)... ma in termini di principio la questione rimane.

Sul bilancio di esercizio e sulla regolare tenuta della contabilità aziendale, gravano numerosi interessi:
- il codice civile ci dice che il bilancio deve essere veritiero e corretto (la mia professoressa ribadiva l'obbligo di evitare gli annacquamenti di capitale, per poste contabili essenzialmente fittizie);
- il fisco però si preoccupa che il contribuente partecipi in maniera congrua alle spese del SUO BILANCIO
- poi nei contenziosi numerosissimi ed intricati, si innestano le sentenze di tribunali, commissioni, appelli, Cassazione
- poi c'è l'ADE che fornisce degli indirizzi interpretativi che dovrebbero valere solo x loro... teoricamente (e le leggi, se fossero ben scritte, andrebbero semplicemente applicate).

In mezzo ci siamo noi operatori e le situazioni talvolta sono bizzarre, faccio un'esempio semplice ed emblematico secondo me - lo stralcio di crediti inesigibili:
1) forse qualche ragioniere/imprenditore, al fine di evitare un salasso in termini di tasse, adotta quella che chiamo "pianificazione fiscale"
2) forse per ottenere qualche finanziamento si fa "finanza creativa"
3) ricordo però che fino a qualche tempo fa (non molto) c'era obbligo di tenere in piedi crediti - carta straccia - in attesa di una sentenza di fallimento che, mediamente in Italia (mi pare anni '90) arrivasse dopo 8 anni... ora va meglio, ma un bilancio comprensivo di crediti spazzatura è veritiero è corretto?

Di esempi me ne vengono in mente altri, rimanenze - spese manutenzione - ammortamenti ecc. li conoscete anche meglio di me...
Nota a margine: tramite un'associazione di avvocati, sfruttando i dettami della "Legge Pinto", mi dicono che l'azienda ove lavoro dovrebbe ricevere un'indennizzo x l'eccessiva lunghezza della procedura esecutiva nei confronti di un cliente, circa € 1500 dopo 28 anni, mica male!
Sulla deducibilità degli interessi di mora, sono diplomatico nel dire che è la Cassazione ha commesso "gamba tesa"
Buon pranzo
 

STUDIOCEL

Utente
Direi invece che l'Ade risponde da ignorante il 31/10/2022, cioè ignorando un'ordinanza della cassazione precedente al 31/10/2022...peccato per l'ade che le ordinanze della cassazione siano ben più legge delle risposte dell'Ade...
 

Rocco

Utente
Direi invece che l'Ade risponde da ignorante il 31/10/2022, cioè ignorando un'ordinanza della cassazione precedente al 31/10/2022...peccato per l'ade che le ordinanze della cassazione siano ben più legge delle risposte dell'Ade...
Beh l'AdE nel fornire le proprie linee interpretative attraverso la prassi non ha nessun obbligo di adeguarsi puntualmente alla giurisprudenza.
Sono tanti i casi in cui AdE (e in generale degli enti impositori) e Cassazione hanno avuto posizioni differenti, vedi ad es. la questione dell'impugnazione dell'estratto di ruolo, prima della modifica normativa oppure l'ammissibilità alle sanatorie previste dalla pace fiscale degli atti di mera riscossione, ancora la vicenda dell'esenzione IMU sull'abitazione principale dei coniugi aventi residenze diverse, ecc.
In diverse occasioni l'Ade ha preso atto dell'indirizzo giurisprudenziale formatosi su una determinata fattispecie mutando il proprio orientamento, e non è detto che non lo faccia anche adesso, trattandosi nel caso specifico di pronuncia a lei favorevole.
Saluti.
 
Ultima modifica:

Rocco

Utente
Sulla deducibilità degli interessi di mora, sono diplomatico nel dire che è la Cassazione ha commesso "gamba tesa"
Buon pranzo
A mio avviso quella pronuncia contiene l'errore di fondo (mi dai così l'occasione anche di completare in un certo senso la risposta precedentemente fornita a STUDIOCEL) di considerare l'art. 109 c. 5 del TUIR norma posta a fondamento dell'applicazione del principio di inerenza quale requisito per la deducibilità di un componente negativo, inerenza che va considerata con riferimento all'attività di impresa nel suo complesso e non alla "correttezza giuridica" dell'esercizio della stessa, nel senso che nell'interpretazione della Corte la commissione dell'illecito farebbe venir meno il nesso che deve collegare il costo sostenuto con l'attività imprenditoriale, e non è così.
Saluti.
 

STUDIOCEL

Utente
Beh l'AdE nel fornire le proprie linee interpretative attraverso la prassi non ha nessun obbligo di adeguarsi puntualmente alla giurisprudenza.
Sono tanti i casi in cui AdE (e in generale degli enti impositori) e Cassazione hanno avuto posizioni differenti, vedi ad es. la questione dell'impugnazione dell'estratto di ruolo, prima della modifica normativa oppure l'ammissibilità alle sanatorie previste dalla pace fiscale degli atti di mera riscossione, ancora la vicenda dell'esenzione IMU sull'abitazione principale dei coniugi aventi residenze diverse, ecc.
In diverse occasioni l'Ade ha preso atto dell'indirizzo giurisprudenziale formatosi su una determinata fattispecie mutando il proprio orientamento, e non è detto che non lo faccia anche adesso, trattandosi nel caso specifico di pronuncia a lei favorevole.
Saluti.
Be l'ordinanza ha già trovato posto nella documentazione del min finanze...
https://def.finanze.it/DocTribFrontend/getGiurisprudenzaDetail.do?id={8BA2107F-FC57-4514-9DC1-F7DCDAF24ECE}
 
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