Speciale Pubblicato il 22/04/2020

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Smart working, la delocalizzazione del lavoratore?

di Dott. Giacomo Mele

Telelavoro, lavoro agile, smart working nell'articolo una analisi di queste modalità di lavoro attuali in periodo di Covid



Dopo più di un mese oltre un milione di lavoratori italiani hanno fatto esperienza di “Smart Working”. Ma è davvero così?

Per rispondere bisognerebbe sapere nel concreto in che cosa consista lo smart working.

Anzitutto, necessita quindi far chiarezza sul significato del termine: in inglese il termine “smart working” indica una modalità di lavoro flessibile con processi migliorati e ricorso a tecnologie e strumenti che rendono il lavoro più funzionale perché agiscono in modo “intelligente” (=smart), e non quindi lavoro da remoto, come è espresso nell’art. 48 Principi Generali nel P8 TA(2016)0338 

È uno pseudoanglicismo, in quanto in inglese tale modalità di lavoro, come la intendiamo noi, ovvero lavoro agile, si definisce “Working From Home (WHF), o “remote working”

È dunque un errore semantico che riguarderebbe sia la sostanza che la forma.

Nella normativa italiana sin ora prodotta infatti non è mai presente il termine “smart working”, bensì quello di “lavoro agile”. È quindi un errore dei Media e Politica l’utilizzo del termine in questa accezione. Addirittura, sarebbe quindi in errore nell’utilizzo anche il sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Bisognerebbe per prima cosa avere idee chiare sulla normativa precedente ed attuale. Ma vediamolo nel concreto. 

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Modalità di lavoro agile, telelavoro, smart

In Italia esistono due modalità lavorative affini: il telelavoro ed il lavoro agile.

Fino a metà Febbraio 2020 quindi in Italia lo Smart Working era, erroneamente, sinonimo di lavoro agile. È solo successivamente, ovvero con l’allarme innescato dal Covid-19, che inizia a mutare sostanza:

La differenza è quindi che con il Dpcm 1 marzo 2020 il datore di lavoro per tutta la durata dello stato di emergenza può fare ricorso, non al telelavoro, bensì al lavoro agile senza che ci sia un accordo individuale, come invece era sempre stato previsto da entrambe le tipologie (telelavoro e lavoro agile) tramite un accordo scritto obbligatorio

Ecco che è mutata anche la sostanza del termine “Lavoro agile”.

Privacy, sicurezza e salute del lavoratore

Forse sarebbe meno erroneo l’utilizzo del termine Smart working oggi – ovvero dopo il Dpcm 1 Marzo 2020? 

Come si evince, con i vari Dpcm ci si allontana sempre di più da ciò che dovrebbe prevedere il Lavoro agile: infatti la differenza sostanziale non riguarda più solo l’assenza di un accordo scritto, ma anche temi quali sicurezza, salute e privacy del lavoratore:

E per quanto riguarda il vincolo orario? Anche in questo caso dovrebbe essere predisposto e necessario un accordo individuale…

Dunque, si può concludere che ad oggi nessun italiano stia facendo esperienza di Smart working, tantomeno di lavoro agile…



TAG: Smart working (lavoro agile) 2023