Speciale Pubblicato il 10/03/2021

Tempo di lettura: 6 minuti

L’art bonus - credito di imposta per l'arte

di Redazione Fisco e Tasse

I crediti di imposta per l'arte sono spendibili a fronte di qualsiasi debito tributario contributivo e non sono legati alla capienza del reddito e dell imposte dovute



Non ci sono dubbi che i vantaggi fiscali siano per il mecenate una delle principali leve, anche se non la sola, qualora provveda a sostenere la cultura, nelle sue differen­ti forme. Inoltre, è opinione comune da parte dei principali attori del sistema “arte” che la cultura sia un campo nel quale il sistema fiscale possa e debba rivestire un ruolo promozionale, in ossequio a quanto prescrive l’articolo 9 della Costituzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. In tale senso anche la Corte Costituzionale ha riconosciuto espressamente la legitti­mità delle norme che prevedono incentivi fiscali, il cui fine è favorire l’apporto di capitali e di opere nella conservazione e valorizzazione dei beni culturali.

Estratto dal libro Arte e Fisco  Autori Simone Facchinetti – Francesco Oliveti- Alberto Traballi – Ennio Vial

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Estratto dal libro Arte e Fisco  Autori Simone Facchinetti – Francesco Oliveti- Alberto Traballi – Ennio Vial

Una guida completa per i mercanti d'arte ma anche per gli artisti, dal diritto di autore alla normativa fiscale e successoria

Le differenze dell'art bonus rispetto alle detrazioni d'imposta e deduzioni dal reddito

Tuttavia, l’endemica asfissia finanziaria dello Stato, oltremodo condizionata dai vin­coli di stabilità di bilancio imposti dall’Unione europea, è l’elemento che ha spinto lo Stato alla ricerca di un maggiore coinvolgimento dei privati, instaurando con que­sti ultimi nuove partnership nella gestione e conservazione dell’inestimabile patri­monio culturale in Italia. 

L’introduzione dello strumento agevolativo rappresentato dall’“art bonus” sembra, inoltre, il segnale di un “nuovo” atteggiamento, diretto ad una maggiore programma­zione in tale ambito, sostituendosi alla precedente introduzione di provvedimenti di scarsa efficacia e per lo più scoordinati. Quindi, l’art bonus si colloca in una innovata disciplina dei benefici fiscali in tema di mecenatismo, che trae spunto dal modello francese, affiancandosi a quello spagnolo, ove prevale il principio delle detrazioni dalle imposte a favore delle imprese.

Tale approccio si discosta dalle misure intraprese da Paesi quali Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania, basate sul principio della deducibilità dal reddito. 

Tuttavia, l’art bonus, in quanto credito di imposta, si distingue sia dalle detrazioni di imposta che dalle deduzioni dal reddito

Infatti, volendo evidenziare il distinguo tra detrazioni e deduzioni, si deve eviden­ziare che queste ultime, riducendo la base imponibile del reddito, creano maggiori vantaggi fiscali a favore dei soggetti con più elevato reddito, in quanto soggetti ad un’aliquota progressiva marginale più elevata.

 Per quanto attiene alle detrazioni, queste incidono sull’imposta dovuta in maniera fissa, in quanto proporzionale, e pertanto in maniera equa sotto il profilo quanti­tativo, ma con un maggiore vantaggio qualitativo per i soggetti che dispongono di redditi medio-bassi. 

Tuttavia, sussiste per entrambi un principio comune, ovvero “… hanno effetti solo nella misura in cui la ricchezza è ‘capiente’, cioè emergono imponibili positivi … I crediti di imposta per l’arte … sono invece expenditures tout court in quanto non legati a imponibili positivi ai fini di un determinato tributo; per essi non si pone cioè il già indicato problema della c.d. ‘capienza’, cioè l’eventualità che il beneficiario sia sprovvisto di un imponibile adeguato a ‘monetizzare’ il beneficio che gli spetta. I crediti di imposta in esame sono in altre parole ‘moneta sonante’ essendo spendibili … a fronte di qualsiasi debito ‘tributario-contributivo’ …

Estratto dal libro Arte e Fisco  Autori Simone Facchinetti – Francesco Oliveti- Alberto Traballi – Ennio Vial

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A chi spetta e la misura dell'art bonus

L’art bonus italiano è stato introdotto con l’art. 1 del D.L. 83/2014, convertito nella L. 106/2014, che ha previsto un credito di imposta del 65% per le erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale e artistico. 

Sotto il profilo soggettivo, l’art bonus spetta a: 

In particolare il credito di imposta spetta: 

Ai fini della quantificazione del limite del 5 per mille dei ricavi annui, si deve far riferimento ai ricavi di cui agli articoli 85 e 57 Tuir. 

Quali spese finanzia l'art bonus

 Il profilo oggettivo Il credito d’imposta è riconosciuto per le erogazioni liberali in danaro effettuate: 

 L’ambito è stato ulteriormente ampliato dall’art. 17 del D.L. 189/2016, convertito dalla legge 229/2016, riguardante gli “Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016”. 

Tale beneficio fiscale era stato introdotto inizialmente per il solo triennio 2014-2016; ha incontrato un alto gradimento, tanto da renderlo, successivamente, permanente dall’art. 1, comma 318, della Legge di stabilità 2016.

Estratto dal libro Arte e Fisco  Autori Simone Facchinetti – Francesco Oliveti- Alberto Traballi – Ennio Vial

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Art bonus: lo scenario post Covid

Il decreto legge 19 maggio 2020, n. 34 “Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19” (entrato in vigore lo stesso giorno della pubblicazione e convertito dalla L. 77/2020) consente di estendere alle categorie di soggetti finanziati dal Fondo unico per lo spettacolo (FUS) quali complessi strumentali, società concertistiche, circhi, la possibilità di ricevere il sostegno di privati attraverso erogazioni liberali che danno diritto al mecenate di usufruire del credito di imposta.
Durante questo periodo emergenziale sono tante le attività che sono state svolte per cercare di mantenere forte il legame con la cultura.
Tra queste c’è il famoso #laculturanonsiferma, progetto con il quale la Pinacoteca di Brera ha messo a disposizione della collettività le immagini in altissima definizione delle opere più importanti della collezione del museo. Dal sito infatti si poteva accedere ad una sezione speciale dedicata alla visione “ravvicinata” dei grandi capolavori presenti nella raccolta milanese, tra cui Lo sposalizio della Vergine di Raffaello, Il bacio di Hayez e l’Adorazione dei Magi di Correggio. 

Un’operazione straordinaria che garantisce l’accesso “virtuale” alle opere e fornisce, allo stesso tempo, strumenti innovativi per le attività̀ di didattica a distanza delle scuole.
Un altro caso degno di analisi è quello che si è verificato recentemente quando Chiara Ferragni ha fatto notizia per delle foto davanti alla Venere di Botticelli agli Uffizi di Firenze, scattate per una campagna pubblicitaria di Vogue Hong Kong. Nonostante le numerose critiche e polemiche, il Direttore degli Uffizi ha riscontrato un +24% di visitatori e un aumento incalcolabile di visibilità del sito e delle pagine social. 

La diretta conseguenza di ciò sono maggiori incassi e più finanziamenti per la cultura stessa.

Per completare la lettura ti rimandiamo al libro da cui è estratto questo speciale Arte e Fisco 



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