E',questa, una prassi seguita anche da me allorquando s'è posta la questione.
Il venire meno della pluralità dei soci, quando si protrae per un periodo superiore a sei mesi, costituisce una delle cause che comportano ex lege lo scioglimento di una società di persone.
Spesso, tuttavia, accade che il socio unico prosegua senza soluzione di continuità l’attività commerciale sotto forma di impresa individuale, vuoi per l’impossibilità di trovare nuovi soci, vuoi per scelta intenzionale.
L’individuazione del corretto trattamento ai fini delle imposte dirette del passaggio dei beni dalla società di persone all’impresa individuale, a lungo oggetto di incertezze e opinioni divergenti in dottrina, è stato recentemente affrontato dall’Agenzia delle Entrate nella C.M. 19.6.2002 n. 54/E.
Con la C.M. 54/E/2002, l’Agenzia delle Entrate ha fornito alcuni chiarimenti che, in linea con le considerazioni sopra formulate, escludono il realizzo di plusvalenze in presenza del trasferimento dei beni al socio superstite a seguito dello scioglimento della società per il perdurare della mancanza della pluralità dei soci, fermo restando che la neutralità fiscale ai fini delle imposte dirette sussiste solo a condizione che:
- il socio superstite prosegua l’attività di impresa;
- e i valori fiscali di carico dei beni siano i medesimi valori fiscalmente riconosciuti in capo alla società.
Viceversa, nel caso in cui il socio non assuma a sua volta la veste di imprenditore si torna ad essere in presenza di una vera e propria assegnazione dei beni al socio, con conseguente applicabilità dell’art. 54 del DPR 917/86 ed emersione (e tassazione) delle plusvalenze latenti.