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Errore?- aiutatemi per favore!!!

O

olga

Ospite
Buon giorno,
in questi giorni mi e' arrivata una lettera dall'Agenzia delle entrate per un errore che stato fatto nel Unico 2002 che si riferiva ai redditti del 2001 del mio marito. Abbiamo chiamato l'agenzia e ci hanno spiegato che è stata fatta una detrazione per la figlia del mio marito (ha 14 anni e percepisce una pensione per la mamma deceduta nel 1998). E visto il fatto che la pensione in questo caso risulta il suo redditto il mio marito non puo' godere di una detrazione per questa figlia.(abbiamo anche una figlia in comune nata a luglio 2001). Il ns. commercialista ci ha detto che l'errore e' stato fatto dal datore di lavoro. Cosa devo fare adesso? Pagare la somma oppure ci deve pensare il suo datore? Aiutatemi per favore. Grazie e buone feste a tutti!
 
purtroppo devi pagare,
in questo caso ti fu attribuita una detrazione di imposta per figlia a carico nn spettante (il datore di lavoro consegna sempre un modulo da compilare e restituire firmato nel quale indichi le detrazioni di imposta spettanti)..
nel 2001 pagasti meno imposta in virtù di detta detrazione, ma visto che nn ti spettava, ti tocca restituirla..

ciao..
 
Gentile Signora,

normalmente ogni datore lavoro fa firmare all'atto dell'assunzione ed almeno ogni anno una dichiarazione al dipendente, richiesta ai sensi dell'art. 23 d.p.r. 29.09.1973, n. 600 al fine di dichiarare il diritto (e per il calcolo) alle detrazioni d'imposta oggettive.

Si ha infatti diritto o meno alle detrazioni, commisurate al reddito annuo, per:
- coniuge a carico (per reddito inf. a euro 2840,51);
- n. figli a carico (al 100%- al 50%- minore 3 anni - con handicap);
- n. altre persone a carico (ex art. 433 c.c.)
- detraz. lav. dip. ai sensi L. 289/2002-no tax area.
Si deve dichiarare altresì di non percepire/percepire una pensione di invalidità (ai sensi art. 8. L. 638 dd. 11.11.83).

Lo stesso dipendente è tenuto a comunicare tempestivamente ogni variazione intervenuta rispetto alla situazione e si assume la piena responsabilità di quanto dichiarato e sottoscritto.

Premesso questo, mi sembra assolutamente impossibile che suo marito non abbia firmato dichiarazioni di questo tipo, altrimenti il datore di lavoro è nell'impossibilità materiale di calcolare correttamente la stessa busta paga.

In ogni caso senza una dichiarazione o comunicazione di questo tipo o nel caso di rifiuto di sottoscrizione della stessa, il datore di lavoro non disponendo di alcun dato non può applicare e non applica alcuna detrazione di imposta soggettiva, in quanto è esclusiva facoltà e diritto del dipendente avvantaggiarsene o meno.

A mio giudizio, l'unica possibilità che Lei ha di contestare questo al datore di lavoro è controllare i dati, a suo tempo comunicati allo stesso.

Buon Natale !

[%sig%]
 
Gentile Signora,

normalmente ogni datore lavoro fa firmare all'atto dell'assunzione ed almeno ogni anno una dichiarazione al dipendente, richiesta ai sensi dell'art. 23 d.p.r. 29.09.1973, n. 600 al fine di dichiarare il diritto (e per il calcolo) alle detrazioni d'imposta oggettive.

Si ha infatti diritto o meno alle detrazioni, commisurate al reddito annuo, per:
- coniuge a carico (per reddito inf. a euro 2840,51);
- n. figli a carico (al 100%- al 50%- minore 3 anni - con handicap);
- n. altre persone a carico (ex art. 433 c.c.)
- detraz. lav. dip. ai sensi L. 289/2002-no tax area.
Si deve dichiarare altresì di non percepire/percepire una pensione di invalidità (ai sensi art. 8. L. 638 dd. 11.11.83).

Lo stesso dipendente è tenuto a comunicare tempestivamente ogni variazione intervenuta rispetto alla situazione e si assume la piena responsabilità di quanto dichiarato e sottoscritto.

Premesso questo, mi sembra assolutamente impossibile che suo marito non abbia firmato dichiarazioni di questo tipo, altrimenti il datore di lavoro è nell'impossibilità materiale di calcolare correttamente la stessa busta paga.

In ogni caso senza una dichiarazione o comunicazione di questo tipo o nel caso di rifiuto di sottoscrizione della stessa, il datore di lavoro non disponendo di alcun dato non può applicare e non applica alcuna detrazione di imposta soggettiva, in quanto è esclusiva facoltà e diritto del dipendente avvantaggiarsene o meno.

A mio giudizio, l'unica possibilità che Lei ha di contestare questo al datore di lavoro è controllare i dati, a suo tempo comunicati allo stesso.

Buon Natale !

[%sig%]
 
Può anche essere che il datore di lavoro abbia sbagliato, ma anche chi ti ha fatto l'unico doveva controllare la situazione del carico familiare ed eventualmente farti restituire le indebite detrazioni in sede di dichiarazione.
 
auguri a nives che saluto ..

in ogni caso, avendone usufruito ai tempi anche se nn dovevi.. l'unico tuo costo ora è la sanzione (ridotta) e gli interessi..al limite è sulla sanzione che ti puoi rivalere, se qualcuno riconoscerà l'errore.. ma se nn hai comunicato la situazione familiare..
 
sono d'accordo con Nives:chi fa l'Unico deve sapere la situazione familiare e calcolare di conseguenza le imposte dovute e poi, solo dopo aver fatto questo, confrontare quando dovuto con i dati risultanti dal CUD rilasciato dal datore: le differenze generano debiti/crediti d'imposta.
Il datore di lavoro quindi non c'entra iente...La questione, allora, diventa se Olga aveva o meno comunicato a chi ha fatto l'Unico che la figlia perecepiva delle somme.
Comunque, come dice Alberto, l'unico aggravio è costituito dalla sanzione, il resto è ciò che avresti comunque dovuto pagare al tempo suo.
 
Ti ringrazio.
Infatti ho pensato la stessa cosa, perche' il ns. commercialista nello stesso anno faceva anche unico della figlia vuol dire vedeva il reddito della pensione e lo sapeva.
 
Beh, se è stato lo stesso commercialista a fare le 2 dichiarazioni non c'è dubbio che la sanzione la deve pagare lui indipendentemente da tutto. E' anche a questo punto una questione di stile e non di diritto. Se fossi in te chiederei la restituzione della sanzione pagata al commercialista, se lui si rifiutasse gli revocherei seduta stante l'incarico.
 
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