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E adesso come la mettiamo?

emil

Utente
Riferimento: E adesso come la mettiamo?

Calciopoli Oggi di Christian Roccca



Oggi al processo napoletano sono successe, tra le altre, quattro cose:
1) ll giudice Teresa Casoria ha detto al pm Narducci: «Le telefonate mi sembrano rilevanti»

2) Pare ci fossero contatti tra i designatori e quasi tutta la serie A (alla prossima udienza le telefonate). A dimostrazione della bufala dell’associazione a delinquere moggiana

3) Il tenente colonnello Auricchio, l’uomo che ha condotto le indagini di calciopoli, svela che Facchetti e Bergamo andavano anche a cena insieme e certo non per il piacere di prendersi un te.

4) E’ stata letta un’intercettazione tra Facchetti, quello "dolce e severo" che secondo Moratti non sapeva nemmeno che cosa fossero i gettoni telefonici, e Bergamo. In questa intercettazione i due parlano di griglie (accusa massima fatta a Moggi) e Facchetti chiede di mettere in griglia Collina ("Metti a Collina", da farci un rap come "Metti a Cassano".
Questa sola telefonata, ma ce ne sono altre, è violazione dell’articolo 1 del codice sportivo, per cui è stata condannata la Juventus. Io continuo a pensare che queste telefonate, quelle di Moggi e di Facchetti e di Moratti, fossero violazioni dell’articolo 1, l’articolo sulla lealtà sportiva, non illeciti sportivi (qualche dubbio, invece, su una particolare telefonata di Facchetti e su quasi tutte quelle del milanista Meani).
Ma la Juve è stata retrocessa, perché sono state considerate illeciti sportivi, con un’interpretazione giurisprudenziale alquanto fantasiosa. Ora delle due l’una: o restituite alla Juventus scudetti, onore e gli chiedete anche scusa, ringraziando che gli addormentati di Torino non facciano richiesta danni oppure mandate in B anche gli indossatori di scudetti altrui dopo avergli tolto lo scudetto falso (vinto in segreteria, come dice Mourinho) e quei tre o quattro vinti nei campionati aziendali falsificati dall’eliminazione dei concorrenti
 

Moreno B

Utente
Riferimento: E adesso come la mettiamo?

Leggo di possibili prescrizioni :rolleyes:con gioiosa manifestazione di alcuni amici interisti :mad:
 

emil

Utente
Riferimento: E adesso come la mettiamo?

Le intercettazioni contro l'Inter saranno acquisite nel processo penale di Napoli


ROBERTO BECCANTINI

Siamo tutti intossicati, non solo Massimo Moratti. Non si capisce, per esempio, perché Auricchio, il carabiniere che a colpi di intercettazioni disvelò Calciopoli, abbia ritenuto di cestinare i colloqui tra Giacinto Facchetti e Paolo Bergamo. Mai pensato alla santità di Luciano Moggi: neppure dopo i valzer telefonici di ieri a Napoli. Il problema sono le troppe «suore» che, a leggere i mattinali, gli avrebbero girato attorno, impaurite. La legittima difesa viene spesso invocata a tutela dai pissi pissi più scabrosi. Non è vero che ai designatori telefonavano tutti, ma telefonava anche l’Inter. È vero che sono i contenuti a scavare la differenza fra sistema e regime, come ribadisce spesso (oggi) la pubblica accusa.

Al di là del giallo sulla paternità del «Collina» sibilato, Facchetti che discute di assistenti e arbitri con Mazzei e Bergamo rimanda alla madre di tutte le «griglie», quella fra Moggi e Bergamo. Per i giudici, sciocchezze da slealtà sportiva; per chi scrive, capriole dialettiche da illecito. «Piaccia o non piaccia agli imputati» è il celeberrimo incipit dell’arringa con cui il pm Narducci, nell’ottobre 2008, scagionò le «cornette» nerazzurre. I processi sportivi hanno tempi brevi, isterici, e dunque, a maggior ragione, proprio l’immediato confronto di certe chiamate avrebbe contribuito a spazzare i dubbi e i sospetti di partigianeria (o no?). Viceversa, gli inquirenti le archiviarono alla voce «non ce ne può fregar di meno». L’Inter, sullo slancio, ci ricavò persino uno scudetto a tavolino, ancorché l’Uefa non avesse mai ordinato al professor Guido Rossi di porgerglielo.

Il 20 aprile, sempre che il processo non venga azzerato, si ripartirà da 75 nuove intercettazioni, che Teresa Casoria ha definito «rilevanti». In discussione non è la responsabilità di Moggi, ribadita dalle schede. Il «così fan tutti» agitato dai suoi avvocati, e puntellato dall’ultimo giro di nastri, lo aiuterà verosimilmente a sgominare l’infamia dell’associazione a delinquere. Resta il versante sportivo, ostaggio della prescrizione e dei gusti selettivi dei carabinieri. Gli «avanzi» che la difesa ha raccolto coincidono solo in parte con le sentenze del 2006. L’importante è che il presidente Abete vigili e non si faccia prendere la mano dagli Europei 2016, che l’Uefa assegnerà il 28 maggio e per i quali siamo in lizza con Francia e Turchia. Un eventuale insabbiamento sarebbe l’ultima pedata alla credibilità del calcio. Il processo sportivo va riaperto. In base ai tabulati, le società telefonanti sarebbero undici, undici su venti. Un giorno dovremo occuparci anche di quelle che non chiamavano; nel frattempo, chiarezza su tutto, per tutti.
 

emil

Utente
Riferimento: E adesso come la mettiamo?

Il Fatto Quotidiano

L'analisi di Oliviero Beha

Ride il telefono (e non solo)

E dopo l'apertura di Calciopoli bis da parte della Procura Federale, alias
giustizia sportiva, c'è una nuova fase anche a Napoli. Ne leggete il resoconto
qui, tra umori e disumori. Rimanendo a quelle che a mio giudizio sono le
novità importanti, isolerei tre punti nel frastuono telefonico e
paratelefonico.

1) Le 75 trascrizioni di telefonate più una miriade di altri "contatti"
telefonici "ambientali "tra dirigenti calcistici e con gli arbitri e i
designatori (mai venute alla luce finora) compulsate dalla difesa di Moggi e
portate in aula, non sono state acquisite ancora dal Tribunale, che si riserva
di farlo nell'udienza tra una settimana. È molto probabile per non dire certo
che ciò avvenga. Dunque si discute di altro materiale. Se avessero voluto
rigettarle, lo avrebbero fatto ieri. Ed è serio da parte dei Pm aver richiesto
che esse vengano acquisite. Forse anche loro hanno i primi dubbi che tutto
potesse finire nella "discarica Moggi".

2) Il contenuto di alcune (di molte?) di esse fanno pensare che vada rivisto
integralmente il giudizio sul cosidetto sistema-Moggi. Almeno nel senso che
con gli arbitri parlavano tutti, e l'allora presidente dell'Inter, Facchetti,
addirittura "studiava la griglia" con il designatore Bergamo, Ora, è evidente
che se tutto lo scandalo si regge sugli arbitri, il loro uso e il loro abuso,
queste telefonate hanno un'impor tanza rilevantissima. Facchetti era forse non
casualmente allora presidente dell'Inter. Facciamo pure finta che Moggi fosse
"Totò Riina" e tutti umanamente abbiamo di Facchetti un ricordo splendido. Ma
il punto non è questo. Il punto è che l'accer tamento della verità passa sia
per l'uno che per l'altro, al telefono entrambi.

3) Che il capo indagini, il tenente colonnello dei carabinieri, Auricchio
abbia affermato testualmente che "conosceva quelle registrazioni " ma non le
ha portate ai giudici inquirenti "perché non le ha ritenute rilevanti" non è
grave tanto per Facchetti, compianto anzi compiantissimo. E' grave per lo
stesso Auricchio e per la verità processuale. Chi ha giudicato per la
giustizia sportiva a questo punto se non sapeva dovrebbe prendere atto di un
processo forse farsa, di certo monco. Speriamo che non sia così per Napoli.
Anche la vischiosità dei rapporti tra Auricchio e Baldini (il "nemico
reciproco" di Moggi), certo non depone a favore della trasparenza
dell'inchiesta. A naso non emanano un gran bell'o d o re neppure le telefonate
che coinvolgono Galliani, Meani, Collina, Bergamo, Pairetto e c. Tutte "nuove
" anche se vecchie. E tutto strano, anche se (per chi scrive) non sorprendente
 

emil

Utente
Riferimento: E adesso come la mettiamo?

Libero

Riscritta Calciopoli: sono tutti Moggi

di Fabrizio Biasin

"O sole mio" se n'è rimasto a casa. A Napoli mancava solo lui, che beffa. Per
il resto l'aula 216 del tribunale più sgarruppato che c'è non s'è fatta
mancare niente. C'erano i catini messi qua e là a raccogliere l'acqua piovana,
ché sul capoluogo campano imperversava il diluvio purificatore. C'erano le
telecamere e i giornalisti - una marea -, c'era la gente comune, assai
curiosa. Per fortuna c'era anche il giudice, Casoria Teresa, "Vispa" e
impegnata a dare una parvenza di ordine all'udienza più vibrante del processo
che anche i marziani conoscono come "Calciopoli".

Si parte con l'appello della Casoria, un classico, e già pensi "la solita
minestra". Invece no. Il legale della difesa-Moggi, avvocato Prioreschi,
chiede ufficialmente la trascrizione di 75 telefonate giudicate «non utili
alle indagini» da Attilio Auricchio, grande "orecchione" al tempo delle
intercettazioni e oggi sul patibolo per rispondere alle domande delle difese
al controesame. La Casoria ascolta e poi sentenzia nonostante la timida
opposizione del pm Narducci: «Mi sembrano rilevanti: è un diritto
incontestabile». Il pubblico gradisce, ma è impaziente, pressatissimo e
comunque felice di esserci. Tutti aspettano il principe del foro, Paolo
Trofino, legale togatissimo di Moggi Luciano che prende parola attorno alle
10.50 efa partire lo show.


Prime domande "di riscaldamento" sugli strani incontri tra il grande
accusatore di Moggi, Mr. Baldini, e Auricchio, quindi è un crescendo
rossiniano. Trofino: «Nell'anno in cui la Juve vinse lo scudetto lei parlò di
una riunione tra Moggi e i suoi a casa del designatore Bergamo poco prima
dell'ultima giornata. Come a dire: si trovarono per complottare». Auricchio:
«Embè?». Trofino: «Ma lo sapeva che quel giorno la Juve era già campione
d'Italia? Il Milan aveva anticipato la partita a venerdì e aveva 4 punti di
distacco dai bianconeri». Auricchio: «Se lo dice lei. . . ». Trofino: «Lo dico
io». Risate in sala. Trofino: «Bergamo queste presunte riunioni le faceva con
tutti o solo con Moggi?». Auricchio: «Mi risulta solo con Moggi». Trofino: «E
l'allora presidente dell'Inter?». Auricchio: «Moratti? Nonrisulta». Trofino:
«Guardiche il presidente dell'Inter era Facchetti ». Auricchio: «Ah, allora
sì». Il pubblico trasale.

Auricchio chiede un attimo di tregua «visto l'ambientino che c'è». Ma il
cotonatissimo Trofino incalza. Si parla delle famose schede straniere regalate
da Moggi a fischietti compiacenti. Trofino: «Moggi ha sempre sostenuto di aver
comprato schede svizzere perché temeva di essere ascoltato mentre eseguiva
operazioni di mercato. Ha verificato questa cosa con procuratori e operatori
di mercato?». Auricchio: «C'era la guardia di finanza per questo». Irrompe la
Casoria: «L'ha fatto o non l'ha fatto?». Auricchio: «No». Sul fondo dell'aula
si alzano i cori. E la Casoria: «Silenzio o faccio sgomberare!». Come nei
film. Peccato che manchi il patron dell'Inter Massimo Moratti, rimasto a
Milano, che nel pomeriggio dirà: «Non ho seguito nulla del processo, non ho
avuto il tempo».

Trofino si fa tronfio: «Chiedo l'ascolto della telefonata intercorsa tra
Facchetti e Bergamo il 26 novembre 2004!», avvenuta alla vigilia di
Inter-Juventus 2-2. Narducci prova a opporsi, la Casoria nicchia, ma il
"togatissimo" insi - ste: «È fondamentale!». Il giudice lascia fare e Trofino
recita come neanche al San Carlo: «Facchetti: "Senti per domani allora. . . ".
Bergamo: "...gli internazionali". Facchetti: "Metti Collina!". Avete capito?
Il presidente dell'Inter faceva le griglie! Moggi è stato accusato perché
diceva "come l'hai fatta" a Bergamo e Facchetti invece diceva "manda
Collina!"». Il figlio di Facchetti, Gianfelice, una volta ascoltata la
telefonata monterà su tutte le furie: «È una falsificazione vergognosa e
inaccettabile! Non è mio padre a pronunciare la parola "Collina", ma Bergamo!»

Trofino, che in serata ammetterà di non aver ascoltato personalmente
l'intercettazione, ma solo di averne letta la trascrizione, continua: «Dica
Auricchio: perché questa telefonata non è stata messa agli atti?». E
Auricchio: «Certo che è stata ascoltata». Trofino: «Ma perché non è stata
presa in considerazione?». E Auricchio: «Perché per quanto ci riguarda non
aveva rilevanza». La folla insorge. Trofino continua: «Le risultano agli atti
telefonate tra le mogli di Moggi e Bergamo dove si parla di sughi e ragù?».
Auricchio: «Che c'entra...». Trofino: «Quelle telefonate lei le ha messe agli
atti! Avevano più rilevanza di quella di Facchetti? Ma le pare?!».

Auricchio è alle corde, Trofino chiama la pausa. «Quindiciminuti! », urla la
Casoria. Alla ripresa, colpo di scena: il pc in uso ad Auricchio va in tilt.
Il giudice: «Provi a togliere la batteria: a volte riparte». Trofino: «Fa
niente, mi fermo qui: lascio la parola ai legali degli altri imputati». Parla
quello di Meani, poi il pm Capuano, quindi Narducci annuncia: «Non ci
opponiamo alla trascrizione delle 75 telefonate, così ragioneremo su dati
oggettivi». Moggi guarda il pubblico e perunattimo sembra il leone di quattro
anni fa
 

emil

Utente
Riferimento: E adesso come la mettiamo?

Bertini sull'imbarazzante visita di Facchetti prima della partita .

.Il 4 dicembre l'ex assistente Rosario Coppola, interrogato come teste dell'accusa, ha riferito che i carabinieri, dai quali si era recato spontaneamente raccogliendo l'invito di Borrelli, gli dissero che l'Inter non interessava e che "A noi non risulta che l'Inter facesse pressioni, non abbiamo registrazioni...". Perché risposero così a Coppola? Perché l'Inter non interessava?
Abbiamo visto che di registrazioni ne avevano, eccome. Abbiamo visto che non erano solo auguri di Natale, come ci avevano detto all'inizio. Ed avevano anche questa nuova intercettazione, molto eloquente, ritrovata dalla difesa di Moggi e che tratteremo in questo articolo.
Abbiamo già potuto sentire la telefonata tra Bergamo e Facchetti del giorno precedente l'incontro Cagliari-Inter (12 maggio 2005), semifinale di Coppa Italia, quella sullo score 4-4-4 di Bertini con l'Inter che avrebbe dovuto smuovere la casella della V, come vittorie. Intercettazione trasmessa da Matrix nella puntata su Calciopoli, e che persino Ruggiero Palombo ha definito "che non vanno bene" affacciandosi dal suo Palazzo di vetro.
La partita termina con il risultato di 1-1, Bertini non riesce a smuovere "quella giusta" di casella, ma l'Inter passa e andrà poi a battere la Roma nella doppia finale di coppa Italia. Per Auricchio ed i suoi uomini non era "rilevante" quella telefonata e non è stata giudicata rilevante neppure questa che, piaccia o non piaccia, ci sembra peggiore, perché conferma la prima e la aggrava per il comportamento di Facchetti prima della partita, che Bertini riferisce a Bergamo.


Dopo Cagliari-Inter, 1-1, 12 maggio 2005.
Bergamo: Pronto?
Bertini: Sei a letto Paolo, eh?
Bergamo: No... Allora?
Bertini: Comè andata? Che mi dici?
Bergamo: Ma io ho visto l'ultima mezz'ora perché mi avevano avvertito di questo... di questo fallo di mano che no... non era mica espulsione...oh...
Bertini: Quella non è espulsione...
Bergamo: No, non è mica una chiara occasione da goal.
Bertini: Poi si può fare una disquisizione di carattere tecnico su tutto, ma non si ha la... forse una mancata percezione di dove fosse come posizione, ma non può essere ritenuta un'occasione...
Bergamo: No... un'occasione di.. assolutamente.
Bertini: E' stato quello che... l'unica cosa...
Bergamo: Protestavano un po' quelli dell'Inter... sono un po' insofferenti quando...
Bertini: Eh me ne son accorto. E'stata una remata dal primo minuto poi, dal primo minuto, non capisco, non capisco perché. Tra l'altro c'è stato Facchetti che all'inizio della partita è venuto dentro lo spogliatoio a salutare con quel fare sempre... 'Sa, questa è la tredicesima partita, per ora siamo in perfetta parità, quattro perse, quattro vinte e quattro pareggiate, e per l'Inter non è che sia un grande score' ha detto. Quindi l'abbiamo preparata in questo modo la partita.
Bergamo: Mmhh
Bertini: E non è stato piacevole, non è stato piacevole.
Bergamo: Bisogna che ci parli, sì... più tranquillo in campo. Ci avevo già parlato, gli avevo già detto; ma questo non capisce un ca**o...
Bertini: Ma io ho l'impressione...Non so neanche l'interlocuzione più giusta quale possa essere... Questo veramente... a volte è imbarazzante... Una premessa del genere... ci siamo... ci siamo guardati tutti, prima della partita.
Bergamo: Ascoltami, quando avrai buttato giù con me, chiama Gigi, che s'è accorto che m'hai già chiamato..
Bertini: Sì, sì, certo... e quindi... niente, insomma... questa situazione... te l'ho detto, appunto.
Bergamo: Grazie. Comunque la partita... un clima...
Bertini: Al di là di questo la partita è andata bene...
Bergamo: Per quella parte che si diceva ti ci penso io...
Bertini: Sì, perchè poi tra l'altro non ha neanche senso, non mi sembra di aver fatto... Anzi.. anzi! Va buo'...
Bergamo: Buonanotte, ci sentiamo.
Bertini: Ci sentiamo domani.
Bergamo: Ciao, grazie.
Bertini: Ciao, grazie.

Vi sembra poco per indagare anche sull'Inter? Applichiamo a questa telefonata la sofisticata tecnica investigativa illustrata in aula da Auricchio, ovvero che loro indagavano se nell'intercettazione coglievano qualcosa di poco lecito, e per provare il reato era sufficiente fare il raffronto tra contenuto della telefonata e gli articoli di giornale del giorno dopo la partita; vediamo cosa ha scritto il giorno dopo Repubblica, con la Gazzetta tra i più utilizzati giornali per i riscontri:

Al 4' Carini combina un pasticciaccio su un pallone innocuo che arriva da metà campo, toccandolo con le mani un metro fuori dall’ area praticamente senza avversari davanti: Bertini dovrebbe espellerlo ma lo ammonisce soltanto (eppure la regola parlerebbe chiaro), falsando così il prosieguo della partita. Alla fine il presidente Cellino dirà: «Si vede che devono far vincere qualcosa all’ Inter. A questo punto non so se serva andare a San Siro la prossima settimana».
Comunque all’ingiustizia rimedia subito Zola: il suo destro su punizione dai 17 metri è un buffetto dolcissimo al pallone che si addormenta in rete sotto l’ incrocio alla destra di Carini. L'Inter pareggia subito: corner, mischia nell’ area piccola, palla che rimbalza dal braccio di Cambiasso al destro di Martins che è rapidissimo a deviare in rete per il suo ventunesimo gol stagionale, ma anche qui Bertini sbaglia perché il tocco di Cambiasso è irregolare.

La lamentela del presidente Cellino venne riportata anche dalla Gazzetta.

Ed ora qualche domanda alle quali, dalla Federazione e dal mondo dei media, nessuno risponderà:
1. Se gli uomini di Auricchio non avessero "scartato" questa telefonata e fosse stata nota nel 2006, l'Inter sarebbe stata deferita come Juve, Milan, Fiorentina, Lazio e Reggina?
2. Gli interisti avrebbero potuto ergersi a detentori dell'onestà dichiarandosi "diversi" dagli altri, intonare cori offensivi, indossare uno scudetto di cartone e magliette di scherno?
3. E Palazzi e la FIGC, che hanno dimenticato di indagare su questo materiale a cui avevano accesso, fino a favorire la prescrizione per l'Inter, come possono dichiararsi super partes e come potranno mai riparare ad un torto già consumato e pagato dalle altre squadre, con vantaggio di chi è stato "graziato"?
fONTE: Bertini sull'imbarazzante visita di Facchetti prima della partita - Ju29ro.com
 

DOD73

Utente
Riferimento: E adesso come la mettiamo?

Bertini sull'imbarazzante visita di Facchetti prima della partita .

.Il 4 dicembre l'ex assistente Rosario Coppola, interrogato come teste dell'accusa, ha riferito che i carabinieri, dai quali si era recato spontaneamente raccogliendo l'invito di Borrelli, gli dissero che l'Inter non interessava e che "A noi non risulta che l'Inter facesse pressioni, non abbiamo registrazioni...". Perché risposero così a Coppola? Perché l'Inter non interessava?
Abbiamo visto che di registrazioni ne avevano, eccome. Abbiamo visto che non erano solo auguri di Natale, come ci avevano detto all'inizio. Ed avevano anche questa nuova intercettazione, molto eloquente, ritrovata dalla difesa di Moggi e che tratteremo in questo articolo.
Abbiamo già potuto sentire la telefonata tra Bergamo e Facchetti del giorno precedente l'incontro Cagliari-Inter (12 maggio 2005), semifinale di Coppa Italia, quella sullo score 4-4-4 di Bertini con l'Inter che avrebbe dovuto smuovere la casella della V, come vittorie. Intercettazione trasmessa da Matrix nella puntata su Calciopoli, e che persino Ruggiero Palombo ha definito "che non vanno bene" affacciandosi dal suo Palazzo di vetro.
La partita termina con il risultato di 1-1, Bertini non riesce a smuovere "quella giusta" di casella, ma l'Inter passa e andrà poi a battere la Roma nella doppia finale di coppa Italia. Per Auricchio ed i suoi uomini non era "rilevante" quella telefonata e non è stata giudicata rilevante neppure questa che, piaccia o non piaccia, ci sembra peggiore, perché conferma la prima e la aggrava per il comportamento di Facchetti prima della partita, che Bertini riferisce a Bergamo.


Dopo Cagliari-Inter, 1-1, 12 maggio 2005.
Bergamo: Pronto?
Bertini: Sei a letto Paolo, eh?
Bergamo: No... Allora?
Bertini: Comè andata? Che mi dici?
Bergamo: Ma io ho visto l'ultima mezz'ora perché mi avevano avvertito di questo... di questo fallo di mano che no... non era mica espulsione...oh...
Bertini: Quella non è espulsione...
Bergamo: No, non è mica una chiara occasione da goal.
Bertini: Poi si può fare una disquisizione di carattere tecnico su tutto, ma non si ha la... forse una mancata percezione di dove fosse come posizione, ma non può essere ritenuta un'occasione...
Bergamo: No... un'occasione di.. assolutamente.
Bertini: E' stato quello che... l'unica cosa...
Bergamo: Protestavano un po' quelli dell'Inter... sono un po' insofferenti quando...
Bertini: Eh me ne son accorto. E'stata una remata dal primo minuto poi, dal primo minuto, non capisco, non capisco perché. Tra l'altro c'è stato Facchetti che all'inizio della partita è venuto dentro lo spogliatoio a salutare con quel fare sempre... 'Sa, questa è la tredicesima partita, per ora siamo in perfetta parità, quattro perse, quattro vinte e quattro pareggiate, e per l'Inter non è che sia un grande score' ha detto. Quindi l'abbiamo preparata in questo modo la partita.
Bergamo: Mmhh
Bertini: E non è stato piacevole, non è stato piacevole.
Bergamo: Bisogna che ci parli, sì... più tranquillo in campo. Ci avevo già parlato, gli avevo già detto; ma questo non capisce un ca**o...
Bertini: Ma io ho l'impressione...Non so neanche l'interlocuzione più giusta quale possa essere... Questo veramente... a volte è imbarazzante... Una premessa del genere... ci siamo... ci siamo guardati tutti, prima della partita.
Bergamo: Ascoltami, quando avrai buttato giù con me, chiama Gigi, che s'è accorto che m'hai già chiamato..
Bertini: Sì, sì, certo... e quindi... niente, insomma... questa situazione... te l'ho detto, appunto.
Bergamo: Grazie. Comunque la partita... un clima...
Bertini: Al di là di questo la partita è andata bene...
Bergamo: Per quella parte che si diceva ti ci penso io...
Bertini: Sì, perchè poi tra l'altro non ha neanche senso, non mi sembra di aver fatto... Anzi.. anzi! Va buo'...
Bergamo: Buonanotte, ci sentiamo.
Bertini: Ci sentiamo domani.
Bergamo: Ciao, grazie.
Bertini: Ciao, grazie.

Vi sembra poco per indagare anche sull'Inter? Applichiamo a questa telefonata la sofisticata tecnica investigativa illustrata in aula da Auricchio, ovvero che loro indagavano se nell'intercettazione coglievano qualcosa di poco lecito, e per provare il reato era sufficiente fare il raffronto tra contenuto della telefonata e gli articoli di giornale del giorno dopo la partita; vediamo cosa ha scritto il giorno dopo Repubblica, con la Gazzetta tra i più utilizzati giornali per i riscontri:

Al 4' Carini combina un pasticciaccio su un pallone innocuo che arriva da metà campo, toccandolo con le mani un metro fuori dall’ area praticamente senza avversari davanti: Bertini dovrebbe espellerlo ma lo ammonisce soltanto (eppure la regola parlerebbe chiaro), falsando così il prosieguo della partita. Alla fine il presidente Cellino dirà: «Si vede che devono far vincere qualcosa all’ Inter. A questo punto non so se serva andare a San Siro la prossima settimana».
Comunque all’ingiustizia rimedia subito Zola: il suo destro su punizione dai 17 metri è un buffetto dolcissimo al pallone che si addormenta in rete sotto l’ incrocio alla destra di Carini. L'Inter pareggia subito: corner, mischia nell’ area piccola, palla che rimbalza dal braccio di Cambiasso al destro di Martins che è rapidissimo a deviare in rete per il suo ventunesimo gol stagionale, ma anche qui Bertini sbaglia perché il tocco di Cambiasso è irregolare.

La lamentela del presidente Cellino venne riportata anche dalla Gazzetta.

Ed ora qualche domanda alle quali, dalla Federazione e dal mondo dei media, nessuno risponderà:
1. Se gli uomini di Auricchio non avessero "scartato" questa telefonata e fosse stata nota nel 2006, l'Inter sarebbe stata deferita come Juve, Milan, Fiorentina, Lazio e Reggina?
2. Gli interisti avrebbero potuto ergersi a detentori dell'onestà dichiarandosi "diversi" dagli altri, intonare cori offensivi, indossare uno scudetto di cartone e magliette di scherno?
3. E Palazzi e la FIGC, che hanno dimenticato di indagare su questo materiale a cui avevano accesso, fino a favorire la prescrizione per l'Inter, come possono dichiararsi super partes e come potranno mai riparare ad un torto già consumato e pagato dalle altre squadre, con vantaggio di chi è stato "graziato"?
fONTE: Bertini sull'imbarazzante visita di Facchetti prima della partita - Ju29ro.com
Ciao Emilio e che ne dici di questa perla?
YouTube - Intercettazioni Inedite: Carraro e Bergamo del 26/11/04

...mi raccomando nessun errore a favore della Juventus…. Perché lunedì ci sono le elezioni della Lega? In altre parole Rodomonti nel dubbio deve favorire l’inter ma non la Juve. Di che stiamo parlando??
 

emil

Utente
Riferimento: E adesso come la mettiamo?

... Ma hai sentito la testimonianza di Mancini?

... Ormai è sempre di più FARSOPOLI!!!!!!!!!!!!!
 

emil

Utente
Riferimento: E adesso come la mettiamo?

INTER-GATE?


L'Europa è in subbuglio, l'Italia insabbia. Questo potrebbe essere il sottotitolo (o l'occhiello) per questo articolo. Il Bayern di Monaco (e dico, notare bene, il Bayern, non la Juventus o la Roma...) spera nella retrocessione dell'Inter, ritenendola la sola ed equa commistione di pena adeguata per la questione del tesseramento di Milito e di Thiago Motta, trattati l'estate scorsa da Massimo Moratti ed Enrico Preziosi, il quale, in quanto deferito, non poteva intervenire in alcun modo nelle questioni legate al calcio. Lo scrive il Morgenpost, che ha dedicato un lungo servizio alla vicenda. "L'Inter potrebbe perdere tutti e tre i trofei. Il motivo: Motta e Milito non sono autorizzate a giocare. Ora anche la minaccia di retrocessione e potrebbe rallegrare Il Bayern Monaco", si legge sulle pagine del quotidiano tedesco.
Facendo un excursus attraverso la stampa estera vediamo Spagna, Francia, Belgio, Germania (ovviamente...), Olanda, Inghilterra, Slovenia e perfino Turchia menzionare o occuparsi della vicenda. L'Italia, al contrario, tace; ma questa volta non basterà la sabbia.
Il Codice di Giustizia Sportiva è chiaro in proposito:

Art.10, comma 1.

Doveri e divieti in materia di tesseramenti, trasferimenti, cessioni e controlli societari
1. Ai dirigenti federali, nonché ai dirigenti, ai tesserati delle società, ai soci e non soci di cui all’art.
1, comma 5 è fatto divieto di svolgere attività comunque attinenti al trasferimento, alla cessione di
contratto o al tesseramento di calciatori e tecnici, salvo che avvengano nell’interesse della propria
società. È fatto altresì divieto, nello svolgimento di tali attività, di avvalersi di soggetti non
autorizzati e di avere comunque contatti con tesserati inibiti o squalificati. In questi casi gli atti,
anche se conclusi, sono privi di effetto.

Applicando il CGS, dunque, i trasferimenti di Motta e Milito sono da ritenersi PRIVI DI EFFETTO e cioe' NULLI, pertanto, avendoli schierati l'inter avrebbe di conseguenza violato il COMMA 6 dello stesso Art. 10 del CGS:

COMMA 6. La violazione delle norme federali in materia di tesseramenti compiuta mediante falsa
attestazione di cittadinanza costituisce illecito disciplinare. Le società, nonché i loro dirigenti,
tesserati, soci e non soci di cui all’art. 1, comma 5 che compiano direttamente o tentino di compiere,
ovvero consentano che altri compiano, atti volti ad ottenere attestazioni o documenti di cittadinanza
falsi o comunque alterati al fine di eludere le norme in materia di ingresso in Italia e di tesseramento
di calciatori extracomunitari, ne sono responsabili, applicandosi le sanzioni di cui ai successivi
commi 8 e 9. Alle stesse sanzioni soggiacciono le società, i dirigenti e i tesserati qualora alle
competizioni sportive partecipino calciatori sotto falso nome o che comunque non abbiano titolo per
prendervi parte.

Per cui si applica il COMMA 8:

COMMA 8. Nell’ipotesi di cui al comma 6, se viene accertata la responsabilità oggettiva della società ai sensi
dell’art. 4, il fatto è punito, a seconda della gravità, con le sanzioni previste dalle lettere c), g), h), i)
dell’art. 18,comma 1, mentre se viene accertata la responsabilità diretta della società ai sensi
dell’art. 4, il fatto è punito, a seconda della gravità, con le sanzioni previste dalle lettere g), h), i)
dell’art. 18, comma 1.
COMMA 9. I dirigenti, i tesserati delle società, i soci e non soci di cui all’art. 1, comma 5 riconosciuti
responsabili dei fatti di cui al precedente comma 6, sono puniti con la sanzione dell’inibizione o
della squalifica per un periodo non inferiore a due anni.

Ed eccoci al succo: Art.18

Sanzioni a carico delle società
1. Le società che si rendono responsabili della violazione dello Statuto, delle norme federali e di ogni altra
disposizione loro applicabile sono punibili con una o più delle seguenti sanzioni, commisurate alla natura e
alla gravità dei fatti commessi:
a) ammonizione;
b) ammenda;
c) ammenda con diffida;
d) obbligo di disputare una o più gare a porte chiuse;
e) obbligo di disputare una o più gare con uno o più settori privi di spettatori;
f) squalifica del campo per una o più giornate di gara o a tempo determinato, fino a due anni;
g) penalizzazione di uno o più punti in classifica; la penalizzazione sul punteggio, che si appalesi inefficace
nella stagione sportiva in corso, può essere fatta scontare, in tutto o in parte, nella stagione sportiva seguente;
h) retrocessione all'ultimo posto in classifica del campionato di competenza o di qualsiasi altra competizione
agonistica obbligatoria; in base al principio della afflittività della sanzione, la retrocessione all’ultimo posto
comporta sempre il passaggio alla categoria inferiore;
i) esclusione dal campionato di competenza o da qualsiasi altra competizione agonistica obbligatoria, con
assegnazione da parte del Consiglio federale ad uno dei campionati di categoria inferiore;
l) non assegnazione o revoca dell'assegnazione del titolo di campione d'Italia o di vincente del campionato,
del girone di competenza o di competizione ufficiale;
m) non ammissione o esclusione dalla partecipazione a determinate manifestazioni;
n) divieto di tesseramento di calciatori fino a un massimo di due periodi di trasferimento.
2. Alle società può inoltre essere inflitta la punizione sportiva della perdita della gara nelle ipotesi previste
dall'art. 17 del presente Codice.

Alla fine della lettura di "solo" una parte inerente ai fatti del Codice di Giustizia Sportiva, una domanda la indirizziamo alla Procura Federale e a Stefano Palazzi in particolare: che cosa vogliamo fare, ora? Ora che i fatti sono così eclatanti da far "agitare" mezza Europa, ha più peso il "potere" di Moratti o l'immagine dell'Italia? La risposta dall'8 luglio in poi, giorno in cui, si spera, non si arriverà all'ennesima, insignificante "multina".

TMW
 
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