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contabilizzazione imposte

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Ospite
<HTML>vorrei un chiarimento circa la contabilizzazione degli acconti d'imposta pagati a giugno e novembre da una societa' e delle relative imposte determinate al 31/12?</HTML>
 
<HTML>gli acconti versati durante l'anno vanno considerati come crediti nei confronti dell'erario;

al 31/12 vengono determinate le imposte dovute e i relativi debiti che immediatamente verranno compensati con i crediti derivanti dagli acconti e dalle ritenute, coagulando in tal modo il saldo dovuto o il credito da riportare.

ciao</HTML>
 
<HTML>Ho posto la domanda perchè professionisti di lunga esperienza affermano che la procedura corretta sia quella di considerare gli acconti come costi d'esercizio e di contabilizzare il saldo a credito o a debito solo nell'anno successivo (sempre come costo) successivamente all'approvazione del bilancio</HTML>
 
<HTML>Gli acconti per le imposte vanno registrati tra i crediti verso l'erario, come ben sopra spiegato.
Personalmente, alla data di approvazione del bilancio, inserisco le imposte dovuto dell'anno, e gli acconti vengono girati dal debito alla effettuazione del pagamento del relativo saldo, per l'esercizio precedente.
Al 31/12 non eseguo nessuna compensazione di imposte dovute e acconti.
Saluti.</HTML>
 
<HTML>Ok. E' però quella da te delineata una prassi che ritengo imperfetta perché, nel momento in cui si determina un saldo a debito, il credito per gli acconti che vai ad iscrivere tra le attività perde la sua vitalità giuridica (non è più né certo, né liquido, né esigibile). Confligge, in altre parole, con quanto previsto dal n. 8 dell'art. 2426 del CC che prescrive l'iscrizione dei crediti al loro presumibile valore di realizzo.

ciao</HTML>
 
<HTML>Non è più certo? Nè esigibile?
Non riesco a capire.
Comunque, ho provato a visionare, i bilanci in forma CEE, elaborati da studi di dottori commercialisti, e Ti assicuro che, la prassi da me sopra descritta è la più seguita. Il credito delle imposte va inserito tra i crediti verso altri, mentre il debiro delle imposte tra i debiti tributari.
Con questo non vuol dire che è giusto, ma allora, la maggior parte di dottori commercialisti che ho il piacere di collaborare, devono tornare a fare l'esame?
Saluti.</HTML>
 
<HTML>Il forum Professione professionista, tra le altre finalità, si propone di “confrontare le proprie esperienze professionali”. Niente di più. A fronte di una tua proposta di dialogo, ho risposto esponendo il mio pensiero sull’argomento da te affrontato, definendo “imperfetta” la prassi delineata. Ciò non significa che la consideri sbagliata. Ho argomentato con riferimenti di legge a supporto del mio convincimento.

La tua risposta mi lascia sorpreso, sia perché non aggiunge nulla di nuovo che possa arricchire culturalmente me e quanti hanno la pazienza di leggere le nostre post, ma anche perché va a sfociare verso conclusioni che fermamente rigetto, delle quali per intero ne lascio a te la paternità. Lungi da questo forum l’intenzione di distribuire promozioni o bocciature.
Sono perfettamente a conoscenza della doppia prassi; non sono in possesso di risultati derivanti da indagini statistiche che invece affermi di possedere.

Ma una prassi non necessariamente è maggiormente meritevole solo perché seguita dalla maggioranza degli interessati.

Al di la di qualsiasi sterile polemica, senza sostenere che la segui solo perché altri lo fanno, ti dispiacerebbe indicarci le ragioni giuridiche e tecniche che stanno alla base della metodologia da te seguita, al fine di convincere i lettori che è maggiormente aderente ai dettami di legge rispetto all'altra da me sostenuta?

Grazie.

Ciao</HTML>
 
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