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Accertamento sintetico

MADDA51

Utente
Mio figlio ha acquistato un appartamento nel 2007 pagandolo parte con assegni usciti dal mio conto corrente parte con il mutuo e parte con una donazione notarile di 60.000 fattole da me : 180.000 valore casa - mutuo 80.000 - miei assegni 70.000 - 30.000 assegni personali utilizzando la donazione : risultato sul c/c sono rimasti 30.000.=. Risultato accertamento sintetico per oltre 24.000 euro di reddito. Aveva un piccolo bar che nell'anno ha realizzato un utile di € 3.000 : come imprenditore minimo non era tenuto ad avere conti correnti separati, pertanto nello stesso conto sono confluiti gli incassi ed i pagamenti della sua attività oltre alla mia donazione ( più altre mie elargizioni con bonifici dal mio al suo conto) non contenti della copia dei bonifici usciti dal mio conto ed entrati nel conto di mio figlio, hanno voluto vedere i movimenti sul c/c che io (ingenuamente) ho fornito, infatti l’A.E. ha utilizzato il c/c per sostenere che le elargizioni sono servite per pagare il dipendente e le fatture di acquisto dell'attività (non tenendo conto degli incassi dell’attività), secondo l’A.E. devo dimostrare che i denari donati da me sono serviti "esattamente" per pagare le sue spese personali : non è una prova diabolica? Sono ricorsa alla "mediazione" ma il "mediatore" mi ha risposto che doveva sentire la "SUA COLLEGA": ma il "mediatore" non dovrebbe essere sopra le parti? Inutile dire che ha confermato in pieno la tesi della “collega”. Ora dovrò ricorrere alla Commissione, ma lo trovo di una ingiustizia senza pari, oltre ad aver utilizzato tutti i miei risparmi per aiutare mio figlio mi si chiede di pagare il “pizzo” al mio Paese (in cui ho sempre creduto e al quale dall’età di 16 anni ho pagato tutte le imposte dovute)
 
Mi sembra di capire che non venga contestato l'incremento patrimoniale (acquisto dell'immobile) quanto l'insufficienza del reddito dichiarato rispetto alla capacità di spesa, anche per effetto dell'acquisto dell'immobile. La ricostruzione della spesa, immagino, sia stata effettuata sulla base dei DM del 1992 (se parliamo di anno di imposta 2007, dovrebbe essere così) per cui, a mio avviso, la difesa, nel merito, doveva andare nella direzione di smontare la ricostruzione operata dall'ufficio attraverso i DM e cercare di dimostrare, in subordine, che gli incassi dell'attività riuscivano a coprire tutte le spese sostenute dal contribuente per l'attività di modo che la differenza era da ritenersi insufficiente a sostenere le "spese personali" (ossia le spese legate alla casa, dunque utenze, condominio, ecc.) e da qui l'intervento del genitore in aiuto del figlio.
Preliminarmente però la difesa non avrebbe potuto prescindere, a mio avviso, dal sollevare pregiudizialmente doglianze in linea di diritto, come ad es. la centralità del contraddittorio (anche in caso di "vecchio" accertamento sintetico), con conseguenti riflessi sulla motivazione dell'avviso di accertamento, la natura delle presunzioni (anche alla luce di recente giurisprudenza in materia), l'inapplicabilità stessa dei DM del 1992 (non sto qui a dire il perché), ecc.
Ora, se Lei scrive che ha già affrontato la fase di mediazione, senza successo, significa che la difesa ormai è già stata strutturata, visto che ha già presentato il reclamo-ricorso all'Agenzia delle Entrate ex art. 17-bis Dlgs 546/92; adesso non Le rimane che costituirsi in giudizio e affrontare il processo tributario, ove è preclusa l'integrazione dei motivi di ricorso, salvo il caso in cui le altre parti producano documenti non conosciuti, ovvero per ordine della commissione (art. 24 c. 2 Dlgs 546/92).

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Approfitto di quanto scritto da MADDA51 in merito alla mediazione tributaria per sottolineare ancora una volta che trattasi di un istituto inutile, istituito solo per fare cassa e per precludere al contribuente il diritto di difesa costituzionalmente garantito. Infatti è notizia di questi giorni che la CTP di Perugia ha rimesso gli atti alla Consulta per deciderà in merito alla costituzionalità o meno dell'istituto.

Saluti.
 
Ultima modifica:
La ringrazio per l'interessamento. L'accertamento sintetico non contesta l'incremento patrimoniale ma l'insufficienza del reddito dichiarato rispetto alla capacità di spesa per cui ho documentato le elargizioni effettuate a mio figlio nel 2007 e negli anni a seguire.
In effetti sia nell'autotutela che sul ricorso abbiamo richiamato il fatto che l'attività imprenditoriale era autonoma e non necessitiva di ulteriori apporti (ricavi-costi = utile € 3000), la risposta dell'Ufficio è stata che non sono tenuti ad entrare nel merito dell'attività per cui non spetta a loro la verifica della congruità: vale a dire le spese sono pagate con le elargizioni e chissà a cosa sono serviti i ricavi . Ritengo che in commissione potrò ottenere giustizia anche alla luce della decisione di questi giorni della CTP di Perugia. Resta comunque la rabbia per la mancanza di obbiettività e la sensazione di essere considerati sudditi
 
Bah...l'ufficio quantomeno dovrebbe fornire prove a supporto della sua tesi (le spese sono pagate con le elargizioni e non con gli incassi dell'attività), basate anche su presunzioni, che il giudice dovrà valutare.
Saluti.
 
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