Speciale Pubblicato il 26/11/2020

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Il monitoraggio costante della liquidità: la nuova sfida per imprese e commercialisti

L’emergenza Covid-19 sta determinando conseguenze dal punto di vista economico e finanziario. Utili soluzioni per l'analisi del monitoraggio della liquidita delle imprese.



L’emergenza Covid-19 sta determinando conseguenze dal punto di vista economico e finanziario su gran parte delle realtà produttive del Paese. Le nuove chiusure previste dal DPCM e dalle ordinanze regionali e comunali emanati ed in corso di emanazione e la generale e globale situazione di crisi economica impongono alle imprese un attento, frequente e costante monitoraggio della propria salute economica e finanziaria.

A questa necessità impellente si aggiunge anche l’esigenza di adeguamento ai doveri/obblighi normativi imposti dal Codice della Crisi (D. Lgs 12 gennaio 2019 n. 14, così come modificato dal D. Lgs. 6 novembre 2020 n. 147):

Il nuovo codice prevede un sistema di indici di allerta volto a individuare precocemente, con frequenza almeno trimestrale (come desunto dal documento del Consiglio Nazionale dei Dottori commercialisti Esperti Contabili, in bozza, intitolato “Crisi d’impresa - Gli indici dell’allerta” datato 20 ottobre 2019) i segnali di crisi, allo scopo di prevenire un eventuale stato di insolvenza. Il focus è posto in particolare sulla capacità consuntiva o prospettiva di generare o assorbire i flussi di cassa (cash flow).

Come noto, la carenza di cassa/liquidità è la prima causa di fallimento e la sola analisi patrimoniale non consente di rilevare le problematiche di conversione delle attività nella liquidità necessaria a coprire i debiti e gli impegni.

Alle imprese è richiesto pertanto di monitorare (con cadenza almeno trimestrale) la propria condizione di liquidità consuntiva e prospettica su un orizzonte temporale di 6 mesi al fine di adottare tempestivamente azioni per sanare eventuali squilibri economici e finanziari.

A tal fine, i più efficaci strumenti di monitoraggio che le imprese hanno per valutare l’andamento consuntivo e prospettico della liquidità risultano:

  1. Il rendiconto finanziario, che rappresenta lo strumento consuntivo proposto dalla dottrina e dall’OIC10 per sintetizzare la dinamica finanziaria delle imprese. È un importante strumento di controllo nella gestione di un’azienda perché indica la disponibilità di denaro dell’azienda stessa, e soprattutto mostra quanto questa disponibilità fluttui nel tempo e quali attività abbiano generato tali fluttuazioni (attività operativa, attività di investimento, attività di finanziamento). Se elaborato con cadenza mensile o trimestrale serve a comprendere con una frequenza maggiore e ad anticipare quanto “cash” è entrato/entrerà e uscito/uscirà dai conti correnti, e quali sono i fattori che hanno determinato le variazioni del saldo di cassa di due periodi consecutivi (ad esempio le variazioni tra il mese di febbraio 2021 e il mese di gennaio 2021, ovvero tra il secondo trimestre 2021 e il primo trimestre 2021). Un flusso di cassa della gestione operativa di segno positivo è sintomo di una gestione sana, in quanto indica una attività caratteristica che genera e non assorbe liquidità. Il segno invece (positivo o negativo) delle altre due gestioni, di investimento e di finanziamento, possono segnalare se e quanto l'impresa abbia effettuato nuovi investimenti attività di i investimento negativa) essendo questo anche un sintomo di crescita, o l’impresa stia restituendo regolarmente i capitali di finanziamento (attività di finanziamento negativa)
  2. Il budget di tesoreria, che fornisce una stima dei flussi finanziari futuri in entrata e uscita su un orizzonte temporale di pochi mesi. Il CNDCEC nel documento sopra menzionato suggerisce un orizzonte temporale di 6 mesi.

Un budget di tesoreria dovrebbe partire dalle disponibilità di cassa inziali e riepilogare le entrate ed uscite per natura dei sei mesi successivi al periodo di analisi (che potrebbe coincidere con la data di chiusura dell’ultimo bilancio/situazione infrannuale analizzata).

Un budget di tesoreria, per risultare attendibile, dovrebbe tenere in considerazione non tanto le entrate e le uscite in base alla data del pagamento riportata nelle fatture emesse/ricevute, quanto le entrate e uscite dei 6 mesi successivi tenendo in considerazione i tempi medi di incasso da clienti (DSO)/pagamento a fornitori (DPO) e la percentuale eventuale di insoluti. Dovrebbe tenere in considerazione anche entrate e uscite da ordini non ancora fatturati in base alla data presunta di consegna dalla quale si calcola la data presunta di incasso/pagamento, da contratti che non sono supportati da fattura (contratti di affitto, assicurazione, contratti di finanziamento…), da pagamenti a dipendenti e per imposte…

  1. Il Debt Service Coverage Ratio (DSCR), che rappresenta un indice di monitoraggio della liquidità individuato dal documento in bozza emesso dal CNDCEC, che evidenzia la non sostenibilità del debito nei sei mesi successivi o nel periodo di riferimento attraverso i flussi finanziari liberi al servizio dello stesso.

Il DSCR può essere calcolato nei seguenti modi:

  1. Primo approccio: Il DSCR deriva da un budget di tesoreria, redatto dall'impresa, che rappresenti le entrate e le uscite di disponibilità liquide attese nei successivi sei mesi. Si ottiene rapportando le risorse finanziarie al servizio dei debiti finanziari alle uscite per rimborso dei debiti finanziati
  2. Secondo approccio: Il calcolo del DSCR è effettuato mediante il rapporto tra i flussi di cassa complessivi liberi al servizio del debito attesi nei sei mesi successivi ed i flussi necessari per rimborsare il debito non operativo che scade negli stessi sei mesi.


Il risultato deve essere superiore ad 1, in caso quanto in caso contrario il cash flow operativo generato non è in grado di soddisfare gli impieghi finanziari a servizio del debito nel periodo considerato, evidenziando situazioni di tensione finanziaria con possibili difficoltà nel rimborso del debito.

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TAG: Business Plan e strategia di pianificazione PMI