Speciale Pubblicato il 23/03/2020

Tempo di lettura: 7 minuti

Corona Virus: Corona Bond come strumento necessario?

di Dott. Mauro Martini

Perché il corona Bond è uno strumento necessario? Una analisi delle armi da impugnare per combattere la guerra contro il COVID-19



L’emissione di un Corona bond da parte della BCE, si rende ormai indispensabile perché nessuno degli Stati sovrani è in grado di caricare sul proprio debito pubblico interno le conseguenze di un evento epocale come quello del conflitto attuale con il C19.

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Le premesse storiche

Il primo Settembre 1939 le armate naziste entravano in Polonia. Dopo tre settimane, continuavano la loro espansione nella remissiva Francia, ancora traumatizzata dalla catastrofe del fonte occidentale di Vedun (Febbraio-Luglio 1916). Nella primavera del 1940 la Germania nazista invade progressivamente Norvegia, Danimarca, Olanda, Belgio. Churchill resiste nell’isolamento dell’isola britannica e l’Italia decide di unirsi alla avanzata tedesca.

Se si fosse fermata così, come appena descritta, la guerra sarebbe rimasta mondiale, ma quando Adolf Hitler il 22 Giugno del 1941 decide di invadere la Russia e successivamente di dichiarare guerra agli USA, allora la guerra da mondiale di massa si trasforma in guerra totale.

Il C19 è la nostra, moderna, armata bellica che ha invaso prima l’Europa e poi ha conquistato il mondo, determinando così lo stato di guerra a livello mondiale. Le litanie popolari hanno sempre affermato che “soltanto un’altra guerra può sistemare le cose”. Ed eccola qui. Anche noi, inverosimilmente, abbiamo il nostro conflitto mondiale.

Perché è inutile nasconderci od illuderci, ma quella da C19 è una pandemia con gli stessi identici effetti di un conflitto armato.

Basta prendere coscienza che la Costituzione italiana è di fatto sospesa nelle libertà principali di circolazione e di assembramento. Infatti il Presidente della Repubblica, che ne è il garante supremo, non firma i decreti che in questo momento regolano la vita del Paese.

Dobbiamo diventare consapevoli che siamo entrati in guerra, con tutte le conseguenze a livello economico, sociale e comportamentale.

Le condizioni economiche e fiscali in tempo di guerra.

Che cosa è l’economia di guerra e quanto differisce da quella “ordinaria”?

Per rispondere prendiamo spunto dalle definizioni di Vera Zamagni1. L’economia in parola non è niente altro che l’adeguamento del sistema economico alle necessità della guerra.

Detta in questo modo sembra un adattamento semplice ed indolore. Ma non è esattamente così.

Infatti, il problema economico della guerra al C19 è duplice: da un lato rendere disponibili risorse per la sanità ed il Welfare, il mantenimento e la mobilitazione di tutti gli addetti al conflitto e, dall’altro, organizzare la produzione a sostegno della guerra. Quanto più una guerra dura nel tempo, tanto maggiori saranno le risorse necessarie. E quella all’attuale virus si protrarrà per diverso tempo; è inutile nasconderlo.

Come pensiamo di sostenere queste accresciute necessità finanziarie?

Le fonti di finanziamento sono quelle di sempre, conosciute, ma non necessariamente valide e sufficienti per ogni scenario:

  1. le tasse a carico dei cittadini;

  2. il debito pubblico (sia interno sia estero);

  3. le donazioni;

  4. l’inflazione.

Allora possiamo dire che tutto è risolto, visto che abbiamo ben quattro soluzioni disponibili, ma non è così.

Il limite all’imposizione fiscale è dato dal livello di reddito dei cittadini: più povero è il Paese, meno può ricorrere a questa fonte. E l’Italia è povera, inutile negarlo. Povertà che si è accentuata in questo conflitto bellico con il C19.

Anche il debito pubblico interno ha un limite analogo, mentre quello esterno dipende dalla credibilità che lo Stato richiedente prestiti ha e anche dall’interesse di soggetti privati o pubblici a finanziare la guerra in questione.

In casi molto particolari, può verificarsi che qualche soggetto interno o esterno al Paese in guerra si identifichi talmente con gli obiettivi bellici da donare propri capitali al fine di vincerla. E qui le recenti decisioni della BCE potrebbero essere interpretate in questo verso. Lasciamo al lettore decidere le La Banca Centrale Europea è un organo interno od esterno a questa guerra.

Infine, l’inflazione. Essa conferisce agli organi economici e finanziari interni ai singoli Stati un potere d’acquisto immediato, che però causa notevoli problemi sul mercato monetario. E lo scenario classico post bellico è sempre caratterizzato, oltre che da imponenti perdite umane e distruzioni materiali, con un elevato debito pubblico e con un’inflazione che si fatica a riportare sotto controllo. Lasciamo ai dati di cronaca giornaliera la già insostenibile conta delle vittime, purtroppo destinata a crescere nei prossimi tempi del conflitto con il C19.

L’altro aspetto rilevante dell’economia di guerra è dato dall’organizzazione produttiva: poiché si deve creare spazio a produzioni belliche, si restringono quelle civili, spesso introducendo forme di razionamento dei generi di prima necessità. Nel momento in cui scriviamo i generi alimentari ed i farmaci, sono ancora assicurati, anche se è difficile pensare che queste certezze si protraggano a lungo. In qualunque caso, le chiusure forzate di tutte le attività non essenziali a sfamare la popolazione hanno allontanato il funzionamento dell’economia dal libero mercato e tendono a generare disequilibri e povertà prospettica.

La soluzione con il Corona Bond della BCE.

È dannoso, oltre che inutile, nascondere che il singolo Stato sovrano, lasciato solo dalle istituzioni centrali europee, non è in grado di superare la crisi bellica. La svolta di questi giorni è avvenuta grazie alla Presidente Von der Leyen e non a quelle della banchiera centrale Lagarde. Ma è noioso insistere sulle polemiche, sperando comunque che qualche testa cada a conflitto concluso.

Perché è necessario un Corona Bond?

Perché non c’è altra soluzione alternativa che possa essere, al momento, ipotizzata valida.

Parafrasando alcuni passaggi del “Costo della Guerra” di John Maynard Keynes, se la guerra si protrae per troppo tempo il debito pubblico del singolo Stato diventerà incontrollabile. In circostanze simili, sosterrà Keynes, l’unica soluzione è una imposta sul patrimonio. Le classi economicamente più deboli, la invocano da anni, a maggior ragione in tempi così bui. Tali pretese del popolo poggiano sul fatto che bisognerebbe cogliere l’occasione della guerra per attenuare le disparità di ricchezza esistente, invece che accentuarle. Ma lo stesso economista inglese, dirà che non vale la pena imporre un prelievo sulla ricchezza patrimoniale dei soli ricchi, perché sarebbe comunque insufficiente allo sproporzionato fabbisogno corrente in tempi di guerra.

Come ne usciamo?

Fino ad ora il nord Europa, con la capofila Germania, ha sempre stigmatizzato l’emissione di Bond da parte della Banca centrale. Questo per evitare che i frugali popoli nordici fossero caricati di un debito pubblico, proveniente dalle “champagnone”2 consorelle del sud europeo. Debito che sarebbe completamente estraneo a quegli stili di vita che caratterizzano i paesi freddi del blocco europeo.

Ma il Covid 19 è così democratico che ha colpito uniformemente tutta Europa, prima di espandersi a livello mondiale, ed anche la incrollabile Germania è vittima del Risiko da espansionismo virale.

La BCE ha preso coscienza che o svolge democraticamente ed in maniera reale il proprio compito oppure è destinata a non avere più un senso e quindi ad estinguersi. Con essa verrebbe giù tutta l’Europa ed il Codiv 19 avrebbe vinto la sua guerra a favore di un espansionismo dell’est europeo in Europa.

Scenari e timori da vecchia guerra fredda, ma non così lontani visto lo stanziamento di forze americane casualmente dislocate in Europa con l’apparente motivazione della esercitazione “Defender Europe 2020”.

L’emissione di un Corona bond da parte della BCE, si rende ormai indispensabile perché nessuno degli Stati sovrani è in grado di caricare sul proprio debito pubblico interno le conseguenze di un evento epocale come quello del conflitto attuale con il C19.

Se siamo veramente Europa, lo possiamo dimostrare ora, altrimenti è meglio sciogliere questa Super Germania allargata e tornare alle povertà individuali.

Le previsioni 2020 – 2040

Se il Corona Bond non verrà emesso le previsioni del prossimo ventennio non sono difficili da ipotizzare.

Non servono fini analisti finanziari od economici, sono sufficienti dei noiosi e polverosi professori di storia contemporanea.

Una buona lettura per le previsioni in questione potrebbe essere “il Secolo Breve” di Eric Hobsbawm.

Lì è evidenziato cosa è successo nel ventennio 1920-1940 e lo scenario è identico a quello nostro attuale.

All’epoca dei fatti citati il mondo usciva da un primo conflitto mondiale che aveva mietuto 37 milioni di morti. I Fallimentari patti di Versailles gettarono proprio la Germania nella morse di una povertà insostenibile. L’Italia non se la passava certo meglio.

Il Fascismo degli anni 20 ed il Nazismo degli anni 30 sono stati la scelta dei popoli affamati dalla miseria di un conflitto post bellico mondiale. Proprio come quello che attualmente stiamo combattendo contro il C19.

Le conclusioni le lasciamo la lettore, ricordando che sempre nello stesso testo sopra citato, Hobsbawm dirà : “La rivoluzione è una reazione di antitesi alla guerra!”

Speriamo che l’Europa ed i suoi attuali rappresentanti abbiamo il coraggio richiesto per essere rivoluzionari.

1 Dizionario Treccani

2 Dissipatrici di ricchezza



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