Speciale Pubblicato il 22/09/2018

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Brexit White Paper: Unione Europea e Regno Unito vicini ad un accordo?

di Zeleznik Avv. Lucia

Pubblicato il White Paper sulla Brexit, con le proposte relative alle future relazioni tra Regno Unito e Unione Europea



Il governo inglese ha pubblicato il tanto atteso White Paper sulla Brexit, nel quale sono contenute le proposte relative alle future relazioni tra Regno Unito e Unione Europea dopo la fine del periodo di transizione che, secondo quanto previsto dal predetto Libro Bianco, terminerà alla fine del 2020.
Dopo poco più di un mese dalla sua pubblicazione, è già chiaro ormai che il White Paper sarà oggetto di continue opposizioni e critiche da entrambi i lati del Parlamento inglese.
Nonostante tale documento di fatto non sia una fedele bozza degli accordi sui futuri rapporti tra UK e EU, come invece aveva inizialmente sperato il governo inglese, almeno rappresenta un punto di partenza nelle future negoziazioni con gli altri 27 Paesi dell’UE.
Negoziazioni a parte, il governo inglese è alla ricerca di un modello di accordo che preveda la possibilità per il Regno Unito di negoziare le sue future relazioni con l’Unione Europea attraverso una rete di accordi separati, ognuno avente ad oggetto diverse aree dell’attività economica e della cooperazione in materia di sicurezza, che abbia come nucleo centrale un accordo di libero scambio che prenda come spunto gli esistenti accordi di associazione (come quello tra Unione Europea e Ucraina).
Di seguito vengono presi in esame alcuni punti trattati dal White Paper sulla Brexit.

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Allineamento legislativo limitato per servizi e mercati digitali

Il documento distingue tra servizi e mercato digitale da un lato e beni dall’altro.

Il governo inglese ha proposto un allineamento inferiore rispetto a quello attualmente in vigore con l’UE per quanto riguarda i servizi. Pertanto, secondo tali proposte, dovrebbero essere stipulati nuovi accordi in grado di garantire una regolamentazione flessibile, anche se è chiaro che tali eventuali accordi non potrebbero comunque ricreare gli attuali livelli di accesso al mercato tra Regno Unito e Unione Europea.
In particolare, è stato proposto un accordo di regolamento per i servizi finanziari che non si baserà sul regime di passporting.

Il governo inglese è consapevole che l’Unione Europea non è disposta ad accettare una continuazione del mutuo riconoscimento dei regimi normativi e, pertanto, ha in programma l’introduzione di accordi bilaterali equivalenti tra Regno Unito e Unione Europea in cui entrambe le parti abbiano un’autonomia decisionale per quanto riguarda l’accesso al suo mercato.
Inoltre, il governo inglese vuole che tali accordi superino gli attuali regimi di equivalenza dei paesi terzi (che ricomprendono più del 30% delle giurisdizioni estere). Secondo il governo inglese, tali regimi non sono sufficienti a disciplinare la profonda interconnessione dei mercati finanziari del Regno Unito e dell’Unione Europea e, pertanto, l’intento è quello di adottare un regime di equivalenza rafforzato.
Da conto suo, Mr Michael Barnier, capo dei negoziati per la Brexit, ha chiesto chiarimenti sul perché il sistema di equivalenza, che secondo la sua opinione funziona bene per l’industria degli Stati Uniti, non dovrebbe funzionare per il Regno Unito. Mr Barnier ha infatti commentato che l’intento di creare un “sistema per l’integrazione dei mercati finanziati, capace di facilitare il lavoro degli operatori finanziari nell’Unione Europea e nelle giurisdizioni estere e rafforzare l’equivalenza” è contrario al principio che l’equivalenza delle normative europee deve essere determinata unilateralmente dall’Unione Europea.
In effetti, ciò consentirebbe un livello di accesso diretto considerevolmente più basso rispetto a quello attualmente goduto dalle imprese inglesi tramite il “passporting system”.
Inoltre, l’Unione Europea avrebbe il potere di ritirare il riconoscimento dell’equivalenza con poco preavviso.
Il governo inglese ha commentato dicendo di volere introdurre un meccanismo che si avvicini maggiormente al regime di mutuo riconoscimento sotto tutti gli aspetti tranne che nel nome, nonostante lo stesso diminuisca di fatto l’attuale grado di accesso ai mercati europei che molte imprese inglesi desidererebbero conservare anche dopo la Brexit.
Il governo inglese sta inoltre tentando di introdurre dei principi comuni per la regolamentazione delle relazioni con la cooperazione tra le autorità di regolamentazione e supervisione e dei processi di consultazione trasparenti qualora le parti desiderassero modificare il proprio quadro normativo.
Ogni cambio dovrà però essere introdotto in modo graduale al fine di garantire alle imprese una certezza normativa.
 

Il Libro Bianco sulla Brexit è significativo anche per quello che non dice.

Anche sulla base della dichiarazione del governo rilasciata a seguito del meeting presso la residenza di campagna del Primo Ministro inglese il 6 luglio, il governo sembra suggerire che una flessibilità normativa e un corrispondente minore allineamento con l’UE potrebbero portare a dei potenziali vantaggi economici per il settore finanziario del Regno Unito.
Tuttavia, il governo deve anche dimostrare tali dichiarazioni e alcune imprese potrebbero essere scettiche sul fatto che i benefici derivanti da una flessibilità normativa andrebbero a oltrepassare i potenziali costi derivanti dall’abbandono dell’attuale regime di passporting.
Inoltre, le modifiche proposte per i servizi andrebbero a introdurre un sistema di mutuo riconoscimento delle qualifiche professionali e accordi a vantaggio dei servizi di professionisti e imprese.
Rimane tuttavia da vedere se l’Unione Europea deciderà di accettare una continuazione del regime di mutuo riconoscimento in tale settore anche nel caso in cui il Regno Unito dovesse uscire dal mercato unico.
Con riferimento al mercato unico digitale dell’Unione Europea, il Libro Bianco non è particolarmente dettagliato sotto tale aspetto.
Tuttavia, il documento in questione sottolinea che il continuo flusso transfrontaliero di dati è un’area chiave, indicando che il Regno Unito attenderà una decisione dell’Unione Europea sull’adeguatezza del trasferimento di dati personali.
 

Istituire una zona di libero scambio per i beni

Il governo inglese sta cercando un maggiore allineamento con l’Unione Europea per quanto riguarda i beni rispetto ai servizi, proponendo l’instaurazione di una zona di libero scambio per i beni.
La proposta avente ad oggetto l’istituzione di tale zona di libero scambio comprende un’introduzione graduale di un nuovo Facilitated Customs Arrangement che, se concluso, eliminerebbe i controlli doganali e gli altri controlli tra Regno Unito e Unione Europea, consentendo al Regno Unito di controllare le proprie tariffe per il commercio con il resto del mondo e garantirebbe il versamento delle giuste tariffe da parte delle imprese.
Il funzionamento di tale zona di libero scambio sarebbe disciplinato da un codice comune, con la promessa del Regno Unito di armonizzarsi con le regole del mercato unico europeo nella misura necessaria a garantire scambi commerciali agevoli tra UK e UE.
Di converso, il Regno Unito sembra riservarsi il diritto di non rispettare le norme del mercato unico per cui non sono previsti controlli di conformità ai confini.

Ad esempio, nel contesto dei prodotti agroalimentari, il White Paper prevede che i requisiti di commercializzazione ed etichettatura non faranno parte del predetto codice comune, in quanto tali norme non governano il sistema di produzione di tali beni, bensì le modalità con cui li stessi vengono presentati al consumatore.

Al fine di prevenire eventuali frizioni, l’accordo in questione prevede un approccio graduale con riferimento al pagamento delle tariffe:

Una volta all’interno della zona di libero scambio, una tariffa zero andrà ad applicarsi alle merci che viaggiano tra il Regno Unito e l’Unione Europea. Inoltre, il White Paper prevede delle attività di conformità, consentendo che le merci vengano testate solo prima di essere vendute nel Regno Unito e nei mercati europei. Tali procedure potrebbero essere simili agli attuali controlli di conformità e agli attuali processi di fabbricazione e controllo qualità al fine di assicurare che i metodi di produzione vengano rispettati.
In sostanza il Regno Unito vuole che l’Unione Europea deleghi l’esecuzione delle normative doganali e del commercio esterno all’UE.

Cio’ pone una serie di questioni. Politicamente, un accordo di questo tipo sarebbe accettabile dall’UE? Legalmente, come verrebbero gestite le controversie in materia di interpretazione di tali norme? I tribunali del Regno Unito potrebbero in teoria determinare le controversie aventi ad oggetto l’applicazione della normativa europea, ma la Corte di Giustizia dell’Unione Europea e’ comunque l’arbitro supremo sulla normativa europea.
Tuttavia, in seguito alla Brexit, i tribunali inglesi non sarebbero più in grado di rimettere alla Corte di Giustizia le questioni relative all’interpretazione di tali norme. È difficile concepire come il Regno Unito potrebbe essere autorizzato a dare attuazione a normative europee senza essere soggetto alla completa giurisdizione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Nel frattempo, finche’ un accordo di questo tipo non viene raggiunto, presumibilmente il Regno Unito dovrà rimanere nell’Unione Doganale oltre la fine del periodo di transizione.
 

Politica sull’immigrazione nel Regno Unito

L’immigrazione è stato uno dei punti chiave del referendum ed è punto centrale delle negoziazioni sull’uscita del Regno Unito dall’UE.
Il White Paper conferma nuovamente la fine della libera circolazione dei cittadini europei verso il Regno Unito a partire dal primo gennaio 2021 (dopo la fine del periodo di transizione), garantendo che i diritti dei cittadini europei residenti nel Regno Unito prima di tale data saranno protetti.

Il documento fa inoltre riferimento ad un futuro disegno di legge in materia di immigrazione che disciplinerà l’immigrazione dei cittadini europei nel Regno Unito dopo la Brexit ma non contiene delle proposte dettagliate su come verrà gestita l’immigrazione dei cittadini UE dopo la Brexit.

Una delle opzioni è quella di prevedere un stato preferenziale reciproco tra UK e UE, status che deve ancora essere negoziato tra le due parti.

Se non dovessero essere raggiunti degli accordi in tal senso, il piano del Regno Unito è quello di equiparare la disciplina in materia di immigrazione applicabile ai cittadini europei a quella attualmente in vigore per i migranti extracomunitari.
Il comitato sull’immigrazione ha in previsione la pubblicazione di un report su tale questione entro settembre di quest’anno e maggiori dettagli dovrebbero essere disponibili a breve.
I turisti e i visitatori commerciali dovrebbero continuare a poter entrare nel Regno Unito per brevi periodi senza bisogno di un visto.

Il Regno Unito andrebbe quindi ad estendere l’attuale Registered Traveller Scheme ai cittadini europei al fine di facilitare l’accesso al confine e il White Paper dichiara inoltre che ai cittadini europei non verranno fatte costantemente domande volte a giustificare la loro visita nel Paese.

Per quanto riguarda i lavoratori, è probabile che verranno introdotte delle disposizioni speciali per i lavori temporanei anche se, al momento, non sono stati forniti maggiori dettagli.
Attualmente, alcune tipologie di attività remunerate possono essere svolte anche senza visto (come, ad esempio, installazione di macchinari) e probabilmente i cittadini europei potrebbero essere ammessi a beneficiare di tali previsioni.
I lavoratori non europei maggiormente qualificati attualmente utilizzano il visto di categoria Tier 2 in numerose circostanze, e probabilmente i futuri migranti europei saranno facilitati tramite questo sistema.
Nonostante il Regno Unito riconosca l’importanza dei lavoratori autonomi e degli imprenditori e investitori che arrivano nel Paese, non ha ancora previsto specifiche normative con riferimento a tali categorie. Il diritto dei cittadini europei di entrare nel Regno Unito e il diritto di stabilire un’attività potrebbe essere fatto rientrare nella disciplina prevista per gli attuali visti Tier 1 (Investitori) o Tier 2 (Imprenditori), anche se tali categorie di visti prevedono delle restrizioni all’entrata che potrebbero essere deterrenti.
Il documento si è occupato di studenti e giovani, prevedendo la proposta volta ad introdurre uno schema per agevolare la mobilità di tali categorie di soggetti, modellata sulla disciplina in vigore in altri Stati quali Australia, Canada e Nuova Zelanda.
Il White Paper non dice nulla invece con riferimento alle categorie di lavoratori meno qualificati, i quali non sono autorizzati a richiedere un visto (se cittadini non europei) a meno che questi non siano dipendenti di un soggetto residente in UK.
 

Risoluzione delle controversie

Il Regno Unito ha avanzato delle proposte per l’introduzione di un collegio arbitrale indipendente per la risoluzione delle controversie tra Regno Unito e Unione Europea, riconoscendo tuttavia un ruolo indiretto per la Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Il collegio di arbitri non sarebbe competente a interpretare questioni di diritto europeo, ma dovrebbe riferire tali questioni alla Corte di Giustizia UE, unico organo competente in tale materia.
Il White Paper ha evidenziato che le decisioni del collegio di arbitri sarebbero vincolanti, e pertanto dovrebbero venire introdotte delle apposite norme nel diritto interno inglese per dare riconoscimento a tale effetto vincolante.
 

Co-operazione giudiziaria in materia civile
Il Regno Unito cercherà di concludere un nuovo accordo bilaterale con l’Unione Europea con riferimento al mutuo riconoscimento e all’esecuzione delle decisioni in materia civile, commerciale, di insolvenza e diritto di famiglia.
Come indicato nel documento, tale accordo verrebbe creato sui principi stabiliti dalla Convenzione di Lugano (di cui fanno già parte gli Stati non-UE).
Conclusioni
Il modello di accordo sulle future relazioni tra Regno Unito e Unione Europea previsto nel White Paper sembra finalizzato a conservare degli scambi commerciali agevoli con l’Unione Europea rimanendo però sotto molti aspetti ancorato alla “linea rossa” proclamata dal governo inglese.



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