Speciale Pubblicato il 11/03/2014

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Cuneo fiscale e PIL:meglio gli sgravi alle imprese o ai lavoratori?

di Susanna Finesso

Uno studio PROMETEIA raccomanda di agire sui costi delle imprese ma il Governo Renzi sembra di diverso avviso



Il Governo ha allo studio in questi giorni una riforma che operi sgravi fiscali per 10 miliardi di Euro ma non è ancora chiaro se a beneficiarne saranno i lavoratori con sgravi Irpef in busta paga, i datori di lavoro con un alleggerimento dell'IRAP, o entrambi in modo parziale con sgravi sugli oneri contributivi e previdenziali che sono responsabili dell'altissimo dislivello tra retribuzione netta percepita dai lavoratori e retribuzione lorda.
In proposito, oggi il direttore del Sole 24 Ore, Napoletano, nel suo editoriale, raccomanda al Presidente del Consiglio di destinare tutte le risorse disponibili per un taglio sostanziale dell'IRAP, l'odiatissima tassa regionale sulle attività produttive che viene calcolata su fatturato e costi per il personale , in gran parte responsabile della grande differenza di trattamento per i lavoratori italiani e quelli degli altri paesi europei. Dati OCSE denunciano infatti che un single italiano ha un peso fiscale sulla propria busta paga che supera di 5,5 punti quello degli altri paesi dell'area dell'euro; e che la differenza è addirittura di 7,5 punti percentuali nel caso di un lavoratore sposato e con due figli a carico. Ma la differenza arriva al 49% se si considera anche il carico IRAP.
La valutazione di Napoletano fa eco alle dichiarazioni del presidente di Confindustria Squinzi che qualche giorno fa in una lettera al Corriere della Sera scriveva :" Da tempo diciamo che occorre intervenire in maniera seria sul cuneo fiscale, perché quello è il fattore che più ci penalizza rispetto alle economie avanzate".
Un recente studio realizzato da Prometeia di Bologna (una delle maggiori società italiane di ricerca e analisi oltre che consulenza economica e finanziaria) sembra dare ragione a questa visione spiegando che a parità di riduzione del cuneo fiscale, l'intervento su una componente piuttosto che su un'altra ha effetti molto diversi. La riduzione dell'Irpef sul reddito del lavoratore che di fatto produce un aumento salariale non riduce il costo del lavoro ma può avere un effetto positivo sul denaro circolante che solo nel tempo produce un aumento del PIL pari allo 0,09, secondo gli esperti del centro studi .
Invece, la riduzione degli oneri sociali sostenuti dall'impresa e quella dell'Irap, a parità di retribuzione per il lavoratore, ha un effetto diretto sui costi dell'impresa e sui prezzi dei prodotti per cui fa aumentare la competitività dei prodotti italiani con un 'effetto sul Pil e sull'occupazione nel giro di due anni, rispettivamente pari allo 0,3 se fosse attuata con una riduzione di oneri sociali e allo 0,15 se l'intervento fosse realizzato solo con il taglio dell'Irap.
Rapportando questi dati alle risorse in ballo in questo momento,ossia circa 10 miliardi recuperati dalla spending review, si hanno questi tre diversi scenari possibili:..leggi tutto sul blog

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