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Versamenti in contanti

Buongiorno,sono un libero proofessionista e ho avuto un accertamento sui movimenti bancari per l'anno 2009/2010.
La contestazione che mi e'stata fatta dalla agenzia delle entrate e notificata con un atto di accertamento e'che a fronte di prelevamenti da cassa in contanti dimostrabili (ho una contabilita'ordinaria e quindi una prima nota cassa), prelevamenti documentati da libretti di risparmio e denaro derivante da vendita di un natante sempre documentata ed infine donazione da parte dei genitori dimostrabile con copia dei prelievida loro conto,i versamenti in contanti che effettuavo sui miei conti privati pur essendo giustificati nella loro entita'di denaro disponibile non lo sono per il lasso di tempo che intercorre dalla disponibilita'al versamento che l'ufficio ha stabilito in circa una settimana.
Dovendo presentare ricorso vi chiedo se conoscete nella giurisprudenza tributaria casi simili oppure se conoscete norme in merito
Premetto che ho consegnato in fase di accertamento alla agenzia delle entrate un riepilogo mensile dove inserivo tutte le entrate in contanti dimostrabili associate ai movimenti che loro contestano
Scusate se non sono stato molto chiaro ma non sono molto esperto in materia
Grazie
 

Rocco

Utente
Tenga presente che le contestazioni circa i prelevamenti vengono meno in virtù di quanto stabilito dalla recentissima sentenza della Corte Costituzionale n. 228/2014. Con riferimento ai versamenti, se questi risultano coincidenti con gli importi risultanti da apposita documentazione giustificativa per cui non vi sarebbero dubbi circa la loro riferibilità alla predetta documentazione, il fatto che il versamento venga effettivamente effettuato a distanza di una settimana dalla disponibilità del denaro non sarebbe sufficiente per l'ufficio a sostenere la tesi della riferibilità delle somme di denaro versate ad eventuali compensi percepiti in nero. Nessuna norma infatti impone quando effettuare il versamento: trattasi di un mero assunto dell'ufficio, di fronte al quale il contribuente né deve fornire giustificazioni in merito né deve provare alcunché al giudice tributario, non trattandosi di un fatto che necessita di dimostrazione.
Le consiglio di rivolgersi ad un professionista che la assista sia nell'eventuale fase amministrativa (ad es. accertamento con adesione) che nella successiva fase contenziosa.
Le consiglio altresì di non utilizzare il conto in maniera promiscua, ma sarebbe opportuno che Lei avesse due conti: uno privato e l'altro per la propria attività professionale.
Saluti.
 
Grazie per la risposta
Faccio una ulteriore precisazione alla mia richiesta precedente:
Ho un conto dedicato soltanto alla mia attivita'
Essendo consentito,nel 2009 ricevevo molti contanti che venivano registrati regolarmente in prima nota cassa e poi prelevati indicandolo specificamente come prelievi titolare
In banca sul conto dello studio entravano solo gli assegni e i pagamenti elettronici
Agenzia delle entrate contesta i versamenti sui miei conti privati adducendo il fatto che se anche io fossi per esempio in possesso di 3000 € in contanti il 10 marzo ,riscontrabili dagli incassi o da prelevamenti da libretti di risparmio e 2000€ li versassi il 25 marzo,loro considerano un periodo troppo lungo per ritenere giustificata la operazione
Stiamo valutando le mosse da fare ma vista la richiesta esosa pensiamo intanto di accedere ad accertamento con adesione per poi passare al ricorso
Il mio consulente sta cercando qualche sentenza di casi simili in giurisprudenza mentre per quanto riguarda la nuova sentenza della corte costituzionale sugli accertamenti bancari dei professionisti lui ritiene che si applichi solo per i prelevamenti e non per i versamenti
Grazie per gli eventuali suggerimenti
 

Rocco

Utente
Sulla portata della sentenza della Corte Cost. il consulente ha ragione, su questo non ci sono dubbi.
Bisogna però capire diverse cose, ad es.:
1) gli incassi contanti corrispondono con le fatture emesse?
2) questi incassi venivano versati sul c/c professionale e poi prelevati (anche parzialmente) per essere (ri)versati sul c/c privato?
3) vi è coincidenza degli importi prelevati da un c/c e versati sull'altro?
Purtroppo senza poter guardare le carte come si possono dare suggerimenti opportuni?
Due suggerimenti però mi sento di poterli dare, nel caso in cui Lei decida di intraprendere il contenzioso:
1) eccezione (in linea di diritto) riferita alla mancata attivazione del contraddittorio preventivo quale fase indifferibile del procedimento di formazione della pretesa, anche (ma soprattutto) alla luce della giurisprudenza comunitaria formatasi sul punto.
2) contestare la natura di presunzione iuris tantum dei versamenti non giustificati, sulla base del fatto che l'art. 32 del DPR 600/73 è norma che concerne l'attività istruttoria da parte degli uffici ma l'attività di accertamento è quella svolta ai sensi degli artt. 38,39, 40 e 41 del DPR 600/73, e nessuna di tali norme prevede presunzioni di tale natura. Ciò significa che si tratterebbe nella sostanza di presunzioni semplici per cui l'onere probatorio ricadrebbe in primis sull'ufficio il quale deve provare la pretesa e riportarla nella motivazione dell'atto; in mancanza l'avviso di accertamento sarebbe illegittimo per difetto di motivazione.
Trattasi di un orientamento che sta prendendo piede in dottrina, varrebbe la pena rifletterci sopra.
Più di così non riesco ad esserti utile, francamente.
Saluti.
 
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