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Studi di settore criticità e prospettive

Riferimento: Studi di settore criticità e prospettive

[A TUTTI GLI AMICI DEL FORUM...


NOI PADOVANI FACCIAMO DI MEGLIO ...!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


DAL MATTINO DI PADOVA.....:s-sault:

parametri della Finanziaria rivalutano gli incassi presunti del commercio e inaspriscono le tasse, durissima la reazione di Confesercenti

Rivolta contro i nuovi studi di settore

Rossi: «Vogliono farci chiudere bottega ma stavolta scenderemo in piazza»
«Basta, questo è un sistema politico sordo ai bisogni del Paese e non ci rappresenta.
I parlamentari padovani? Vadano a casa»

PADOVA. Come nei «Sette piccoli indiani» di Agatha Christie: alla fine del giallo non ne rimane nessuno, tutti vengono misteriosamente uccisi. Tutti, tranne uno. E’ un po’ il clima, per nulla rassicurante anzi a forte rischio di fallimento, in cui oggi sono costrette a operrare sette piccole imprese padovane su dieci. Azzannate dai morsi degli Studi di settore, ovvero di quel sistema di accertamento utilizzato dal fisco e introdotto nel 1998 per stabilire in via presuntiva i ricavi di imprese, professionisti e lavoratori autonomi. Ma la Confesercenti di Padova, che raccoglie ben 5 mila piccole imprese del commercio provinciale, ha deciso di dire basta. Una presa di posizione radicale quella assunta dal presidente dell’associazione di via Savelli: «Il 70% delle nostre aziende rischia seriamente la chiusura entro un anno, a causa degli aggiornamenti coercitivi di questi studi di settore», sbotta Nicola Rossi sbattendo i pugni sul tavolo «stavolta, se la politica non ci ascolta, scenderemo in piazza contro il Governo».
E ancora: «Chi rappresenta la destra e la sinistra non tiene conto di noi? Bene, mandiamoli a casa tutti, dai consiglieri regionali ai superpagati di Montecitorio. E diamo spazio a volti nuovi, a una nuova classe dirigente che sappia governare davvero il Paese». E’ un fiume in piena Rossi, che già immagina una carovana di piccoli imprenditori furibondi, diretti a Roma per contrastare i «diktat fiscali» del Governo Prodi. Del resto, il rischio per il mondo del commercio al dettaglio e per chi lavora nelle realtà a conduzione familiare, è da codice rosso. Lo dicono i numeri, lo confermano gli ispettori fiscali che stanno già marciando su Padova e sul Nordest dei miracoli che non ci sono più.
Per l’esercito delle 94 mila imprese iscritte al Registro imprese della Camera di Commercio di Padova, la faccenda si fa brutta: «Abbiamo fatto le proiezioni sulle dichiarazioni dei redditi 2006 di molte nostre imprese», precisa il presidente di Confcommercio «e applicando i nuovi parametri degli studi di settore, emerge che il 70% di queste non è congruo. Che vuol dire? Che sette imprese su dieci rischiano di dover pagare cifre astronomiche al fisco e vedono all’orizzonte il fallimento». Per queste, la verifica fiscale è già assicurata. Ma quel che più spaventa sono le bordate di tasse da pagare: «La media padovana che ciascuna piccola impresa dovrà pagare al fisco, se non cambiano i parametri, è pari al 30% base annua. In altre parole, ogni 100 euro guadagnati 30 sono destinati al fisco. E stiamo parlando di soldi in più rispetto a quanto già versato attraverso la dichiarazione dei redditi». Peggio della ghigliottina.
Ed è qui che il numero uno dell’associazione attacca la classe politica senza distinzioni di colore: «Sia chiara una cosa, tutti vogliamo pagare le tasse, questo è certo. Però la lotta all’evasione non si fa con questi studi di settore che impongono a una microazienda di riuscire a innalzare il proprio fatturato da un anno all’altro per stare nei limiti imposti dai parametri fiscali. Insomma, se un anno va meno bene del precedente, è colpa del commerciante? Così si chiude bottega. Io dico: c’è una macchina politica dai costi più elevati d’Europa, che permette addirittura a un consigliere regionale di avere il funerale pagato. Là dobbiamo incidere, sugli sprechi, non sempre sulle imprese!».
Rossi prende fiato, e poi via a testa bassa contro i parlamentari padovani: «Li incontriamo regolarmente, ma non ci ascoltano su niente. E allora mandiamoli a casa, questi politicanti e tutta questa classe di governo incapace di comprendere le richieste dei cittadini e delle imprese che alimentano l’economia. Largo ai giovani e a chi è davvero capace di gestire il Paese: se non lo faranno a Roma, lo faremo noi come categoria economica». Il primo tassello per cambiare lo status quo è sul tavolo: una raccolta firme tra i commercianti padovani per cambiare gli odiatissimi studi. Entro fine mese, la Confesercenti depositerà sul tavolo di Visco 5 mila cartoline firmate. Tutte roventi di rabbia.

(07 giugno 2007)
 
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