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Piccola casa editrice: ditta individuale o libero professionista? (oneri previdenziali)

Buonasera a tutti. Da alcuni anni esercito l'attività di editore come ditta individuale, quindi con iscrizione alla Camera di Commercio e versamento dei contributi fissi INPS. Purtroppo però le entrate sono estremamente ridotte e il pagamento dei contributi è un dissanguamento a cui ho difficoltà a fare fronte (e che peraltro mi consuma i pochi fondi che invece dovrei investire per la crescita dell'attività stessa... un cane che si morde la coda). Mi chiedevo quindi se ci fosse la possibilità di esercitare la stessa attività come libero professionista (gestione separata) usufruendo del relativo regime previdenziale (molto più sostenibile). In effetti il tipo di lavoro che svolgo nel concreto ha poco di "imprenditoriale" in senso stretto ed è prevalentemente intellettuale/creativo. In passato ho lavorato come traduttore e anche adesso pubblico quasi esclusivamente libri che io stesso traduco, curo e rendo disponibili all'acquisto (spesso creando anche le copertine). Non potrei quindi inquadrarmi come traduttore (un traduttore che pubblica i propri lavori, ovvero una figura analoga a quella dello scrittore che fa self-publishing)?

Grazie a chiunque vorrà rispondermi ed eventualmente suggerirmi ulteriori alternative (se ne esistono).
 
robsilvansson, la variazione credo sia possibile ma ti consiglio di rivolgerti al Consulente di fiducia che potrà analizzare nel dettaglio sia l'aspetto previdenziale sia quello fiscale.
 
Grazie, purtroppo è un discorso che ho affrontato varie volte con la mia commercialista che, però, è convinta al 100% che io possa operare solo come ditta individuale... (o, in alternativa, come associazione culturale ma con tutta una serie di complicazioni sul piano organizzativo/amministrativo)
 
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