Dovrebbe dipendere dal tipo di organizzazione, nel senso che si deve valutare se l'apporto lavorativo sia da ritenere prevalente rispetto a quello ascrivibile al capitale tecnico (palestra, attrezzatura specifica, ecc.). Credo pertanto che normalmente l'attività del personal trainer, per le sue particolari peculiarità, si avvicini maggiormente a quella di lavoro autonomo che a quella d'impresa.
Resta inteso, evidentemente, che qualora si opti per costituire una società, l'attività è necessariamente attratta a quella d'impresa.
Al riguardo riporto in proposito uno stralcio di un articolo di dottrina (A.Pozzo, Corr. Trib. n. 42/2004) in cui si parla dell'attività di personal trainer come di lavoro autonomo:
"In verità, la realtà quotidiana evidenzia che ci sono numerose fattispecie di lavoro autonomo (svolte senza essere inquadrate in una struttura societaria) esercitate con un supporto materiale davvero minimo (riconducibile ai beni dinanzi indicati) che non sembra proprio prestarsi ad essere qualificato come organizzazione: si pensi, per esempio, all'attività di insegnanti privati di lingue, di interpreti, di consulenti in pubbliche relazioni, di esperti di marketing, di preparatori o allenatori sportivi (personal trainer), di cine-operatori, giornalisti, pubblicisti o altri professionisti che operano come free lance, o si pensi ancora a tante attività del terziario avanzato come quelle dei disegnatori, dei grafici, dei consulenti informatici, dei web designer."