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Diritto di abitazione, termini per far valere il diritto.

Buongiorno, sono a chiedervi in pratica come si realizza il diritto di abitazione nel caso di una convivenza. Mi spiego meglio, alla morte di uno dei conviventi l'altro ha diritto all'uso della abitazione per tot tempo. Mi chiedo esattamente quali siano i passaggi che deve fare per il superstite per avere il diritto e se esite un tempo di prescrizione oltre il quale, se non si è fatto sentire con gli eredi, il diritto decade. Io mi trovo nella condizione di essere l'erede legittimo e solamente a parole mi è stato riferito dal diretto interessato di avere il diritto all'abitazione. Immagino che non sia sufficiente una comunicazione di questo tipo e sia necessaria una comunicazione formale, visto che ho dubbi sulla validità del diritto (in pratica esiste solo una residenza in comune) mi chiedo se esista anche un termine per farlo valere... Chiedo anche quali doveri si porti dietro il diritto, immagino quelli legati all'uso, tipo l'intestazione delle bollette e il pagamento delle tasse sulla casa...ma non saprei.
Grazie
 

catia71

Utente
grazie @catia71 già letto, ma purtroppo non risponde alla mia domanda.
nella pratica bollette ecc...immagino che se le debba intestare per poter continuare ad abitare nel rispetto dei termini che la legge gli consente, se sono intestate al convivente defunto a maggior ragione, tutto sta nel tipo di rapporti che intercorrono tra i chiamati all'eredità e il superstite, se sono buoni, e dal tipo di richieste non parrebbe, nel qual caso si definiscono i termini della permanenza, dell'uscita ecc...se ha un diritto di abitazione conferito dal de cuius in modo "ufficiale" e non da semplice convivenza destinato a decadere dopo un tot di tempo lo dimostrerà a tempo debito: tra l'altro chiudere le utenze non credo che sia legalmente corretto da fare sapendo che ci sta un residente nell'abitazione, non lo si può fare neanche quando c'è un inquilino moroso
 
Il problema, nel nostro caso, è che gli accordi verbali presi con le migliori intenzioni non sono stati rispettati, stando alla controparte a fronte di imprevisti ma che non mi convincono tanto. La persona in questione sapeva che avrei tolto le utenze e ha già fatto le valigie (il mese prossimo sò che andrà dalla figlia per un mese almeno), poi d'un tratto ha bisogno di più giorni ed ha tirato fuori questa cosa del diritto all'abitazione perchè è residente.... quindi in realtà stò cercando di capire come è necessario muoversi a norma di legge... a riguardo delle utenze l'inquilino moroso almeno ha un titolo certificato da un contratto, quello appunto di inquilino. Questa persona un giorno fa le valigie e dice a tutti che la casa non interessa e l'altro dice di poter stare lì anche un anno. Sicuramente quando ho ricordato che i contratti con le utenze erano già stati disdetti come da accordi non ha detto nulla, almeno proporsi per la voltura sarebbe stato gradito...
 

S8stress

Utente
Attento a non confonderti, il diritto vale se la convivenza di fatto è sancita dalla dichiarazione fatta al comune secondo la legge Cirinnà, altrimenti vale il principio espresso da cass. 10377 / 2017 e pertanto il convivente può restare solo il tempo utile a rinvenire altra abitazione. Quindi anzitutto non fidarti e verifica se ha diritto o meno a restare 2/5 anni nell'immobile... se non avevano fatto la dichiarazione di convivenza di fatto, ma erano una mera coppia di fatto, non ci sono diritti
 
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